Nell’incontro tra il nostro Premier, Giorgia Meloni e il Presidente Joe Biden, tra i vari argomenti trattati si è parlato anche della Cina e della “via della seta“, un progetto commerciale che gli USA vorrebbero chiudere per evitare altri sviluppi di Pechino in Europa e soprattutto nella nostra Italia, ma in modo blando, tanto da non scatenare ire dalla controparte.

Il Global Times si è comunque così espresso: “Non è un cavallo di Troia, è un sentiero di collaborazione. L’Europa non deve essere chiusa e conservatrice, apra. Se Italia e Ue non colgono la “Belt and Road”, la globalizzazione in Occidente rimarrà indietro o addirittura regredirà. Roma non baratti benefici economici per accodarsi agli Usa.

Per Giorgia Meloni, visto che l’accordo con la Cina per la via della seta era stato fatto dal Governo gialloverde di Conte nel 2019, e, tenendo in debito conto che la Cina è in grado di produrre un terzo del Pil mondiale, il compito non sarà particolarmente facile ma ha già pensato ad una visita, nel prossimo autunno, per incontrarsi con gli esponenti del Governo cinese.

L’obiettivo di tale “summit” potrebbe riguardare due punti sostanziali: il primo basato su specifici controlli mirati agli investimenti della Cina nel nostro Paese, il secondo una attenta valutazione sulle acquisizioni di nostre aziende da parte loro o la scalata a capisaldi nazionali come la Pirelli.

Al momento e giustamente la Meloni non mette in luce il suo progetto e i particolari, non a caso dichiara; “Ne abbiamo parlato con Biden. Un’eventuale uscita dalla Via della Seta dovrà essere discussa con il governo di Pechino e nel Parlamento italiano. Niente strappi. Prenderemo una decisione entro la fine di dicembre.”

Va ricordato che “La Via della Seta” è composta da 29 accordi specifici che coinvolgono 19 aziende pubbliche e dieci private: trasporti, energia, credito, navi, meccanica, farmaceutica, moda e turismo. Praticamente raccoglie l’intero sistema industriale italiano.

Da una accurata valutazione dei dati “import – export” dal 2019 ad oggi sono emersi i seguenti valori:: l’Italia ha esportato in Cina prodotti e servizi passando da 13  a 16,4 miliardi, mentre la Cina ha introdotto nel nostro mercato prodotti e servizi passando da 31,7 a 57,5 miliardi.

Una sproporzione notevole, circa 41 miliardi!

Guido Crosetto, Ministro della Difesa, nel suo intervento ha affermato: “Per uscire senza fare danni necessita riconoscere il doppio ruolo della Cina: competitor ma anche partner.”


A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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