Che “Caivano sia l’inferno in terra, lo sapevamo da quando hanno scaraventato dall’ultimo piano la piccola Fortuna dopo averla violentata e dopo aver prodotto video pedopornografici. Ma anche allora, passata la prima ondata di emozioni, per questo non ho voluto neanche parlarne in questi giorni, sono scomparsi tutti” ha sottolineato De Luca che ha chiesto di “istituire uno stato d’assedio militare vero e proprio“.

“Personalmente sono stato in silenzio alcuni giorni per non unirmi al coro delle solidarietà penose che sono diventate per me insopportabili – ha continuato il governatore -. Avremo domani mattina un incontro con il commissario di governo del comune di Caivano, con i dirigenti scolastici per mettere a punto un ulteriore programma di intervento su Caivano. Noi come regione Campania che siamo un’istituzione che ha fatto da supplente ad altre istituzioni che non hanno fatto quello che è di loro competenza. Le due istituzioni competenti su Caivano sono il comune e il governo nazionale dal punto di vista della sicurezza”.

Per don Patriciello, invece, “servirà un esercito di insegnati elementari e di assistenti sociali”. Parco Verde è un quartiere nato dopo il terremoto dell’80, “porta con sé tutte le criticità di un quartiere nato come un fungo, dove sono state ammassate le famiglie più povere dei quartieri più poveri di Napoli. E’ normale che nasca un ghetto, che poi è stato lasciato a se stesso” ha continuato replicando a De Luca, per il quale la visita di Giorgia Meloni “è un impegno apprezzabile, purché ovviamente dietro ci sia la sostanza”. De Luca concorda con quanto affermato dal ministro dell’Interno, Piantedosi: “Ha ragione quando dice che c’è anche un problema culturale, non c’è dubbio. Che riguarda i modelli che abbiamo trasmesso ai giornali di Caivano e non solo, è stato devastante l’effetto diseducativo di alcune serie televisive che riguardavano la camorra, abbiamo un’intera generazione che si veste come quelli che hanno visto nei telefilm, che parla come quelli che parlano negli sceneggiati, che hanno gli stessi tatuaggi, lo stesso linguaggio gergale, è una cosa sconvolgente.

A cura di Elena Giulianelli – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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