Dopo 10 rialzi consecutivi finalmente uno “stop”, una pausa da parte della BCE.

Ha deciso infatti di lasciare i tassi d’interesse invariati.

L’Istituto Centrale, a seguito della riunione tenutasi ad Atene, conferma che Il tasso resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%.

Nel comunicato possiamo leggere le nuove informazioni che confermano le precedenti valutazioni relative alle prospettive di “inflazione” a medio termine: “Ci si attende tuttora che l’inflazione resti troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato; inoltre perdurano le forti pressioni interne sui prezzi. Al tempo stesso, l’inflazione ha registrato un netto calo a settembre, ascrivibile anche ai forti effetti base, e gran parte delle misure dell’inflazione di fondo ha continuato a diminuire. I passati aumenti dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo seguitano a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento, frenando in misura crescente la domanda e contribuendo pertanto alla riduzione dell’inflazione. Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario.” 

Per la cronaca comunichiamo che lo “spread” (quello che per oltre un anno fu il pane quotidiano del neo nominato Senatore a vita – del PD ovviamente – e Premier Mario Monti) tra Btp e Bund oscilla intorno ai 200 punti dopo che la Bce ha lasciato i tassi fermi al 4,50% e che il rendimento del decennale italiano è al 4,88%. (in quanto ai Bund ci sarebbe molto da dire vista l’attuale situazione della Germania rispetto alla nostra Italia!).

La BCE ci fa inoltre sapere che i tassi di interesse di riferimento si collocano su livelli che, se mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Una formula, che viene ripetuta, e che era già stata interpretata nella precedente riunione, come un segnale determinante sul possibile raggiungimento del picco dei tassi di interesse.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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