Elisabetta Fioritti, scrittrice delle radici mobili: dalla Puglia a Roma, con lo sguardo sempre aperto al mondo.
Nata in Puglia sessant’anni fa, Elisabetta Fioritti è una scrittrice che incarna l’anima meridionale aperta verso il mondo. Le sue radici affondano nel cuore del Sud, tra la luce intensa e la forza silenziosa della terra pugliese, ma è la vita – con le sue traiettorie imprevedibili – ad averla resa una cittadina cosmopolita, per necessità prima ancora che per scelta. Trasferitasi da bambina in Piemonte, Fioritti ha vissuto un’esistenza segnata da spostamenti geografici intrecciati a una profonda ricerca interiore, sempre accompagnata dalla scrittura, dall’arte e dalla memoria emotiva.
Dal 1990 vive a Roma con il marito: una città che ha rappresentato per lei un punto di approdo affettivo e creativo, diventando il baricentro della sua maturità.
La scrittura di Elisabetta Fioritti riflette perfettamente questo senso di transito, di trasformazione e di ricerca di significato. Il suo primo romanzo, L’odore dei giorni (Teke Editori, 2016), è una narrazione intensa che intreccia elementi autobiografici a riflessioni universali sul percorso femminile, sulla tensione tra appartenenza e desiderio di libertà. Ambientato in parte nella Torino della sua adolescenza, il libro racconta la necessità di rompere i ruoli imposti, la lotta interiore contro il silenzio e l’urgenza di riscriversi attraverso l’amore, la natura e l’autenticità emotiva.
Nel 2021 arriva il secondo romanzo, Vite convergenti (Bertoni Editore), in cui l’autrice esplora le possibilità dell’incontro umano e l’intreccio delle storie individuali con uno sguardo più ampio e consapevole. L’opera è stata finalista in diversi premi letterari nazionali, tra cui il Premio Letterario Città di Sarzana, il Premio Internazionale Montefiore e il Premio Letterario Internazionale Città di Perugia, confermando la maturità stilistica e tematica della scrittrice.
Ma è con la poesia che Elisabetta Fioritti raggiunge forse la forma espressiva più profonda. La sua prima raccolta poetica, Il vento tra le foglie (Bertoni Editore, 2023), curata da Bruno Mohorovich, si distingue per la limpidezza del verso, la delicatezza delle immagini e la capacità di evocare emozioni universali. Le sue poesie non rincorrono l’ermetismo: sono spazi aperti, respiri lirici sul tempo, sulla perdita, sulla bellezza del quotidiano, sul dolore della guerra e sulla resilienza femminile.
Accanto alla letteratura, Fioritti coltiva una raffinata passione per la pittura su porcellana, secondo la tecnica del “terzo fuoco”, dove colori e forme si stratificano lentamente attraverso passaggi successivi di cottura. Anche questo percorso artistico, seppur meno noto, è parte integrante del suo universo espressivo: un mondo in cui parola e immagine si nutrono a vicenda, offrendo una visione sensoriale e completa della realtà.
Numerosi i riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni: poesie e racconti sono stati selezionati in concorsi come il “Premio Giovannino Vive”, “Parole sotto l’albero” e “Città di Grosseto”, oltre a essere presenti in varie antologie e riviste letterarie.
In questa calda estate 2025, Elisabetta Fioritti conferma la sua vocazione al viaggio, come scelta esistenziale e cifra letteraria. I suoi romanzi e le sue poesie continuano a raccontare identità, affetti, memoria e trasformazione. In un’epoca che tende a irrigidire le definizioni, la sua scrittura ci ricorda che vivere è un atto continuo di cambiamento. E che ogni viaggio, se vissuto con profondità, può farsi narrazione.
Elisabetta Fioritti: voce sensibile della narrativa contemporanea
Tra le autrici italiane più intense e riflessive del panorama attuale, Elisabetta Fioritti si distingue per una scrittura capace di scavare nelle emozioni, nei ricordi e nelle contraddizioni del nostro tempo. Originaria della Puglia, ha costruito nel tempo una poetica personale che intreccia narrativa, poesia e arte, con uno sguardo umano e profondo sulle fragilità individuali e collettive.
Oggi, tra le mura della sua casa romana, è una cittadina curiosa, attiva, piena di vita. In un momento storico in cui i valori umani sembrano messi alla prova da crisi sociali, culturali e relazionali, abbiamo scelto di intervistarla per raccogliere il suo punto di vista su alcune delle grandi domande del nostro presente.
Intervista a Elisabetta Fioritti – “Raccontare è anche un atto di responsabilità verso il mondo”
Signora Fioritti, grazie per aver accettato il nostro invito. Iniziamo con una riflessione sui valori.
Secondo lei, quali sono quelli che oggi la società ha maggiormente trascurato?
“Credo che uno dei valori più trascurati sia l’ascolto autentico. Viviamo in un’epoca dove tutto è rapido, performativo, spesso urlato. Ma l’ascolto – vero, profondo, empatico – è la chiave per comprendere l’altro, per accogliere la diversità senza giudizio. Oggi si ha paura del silenzio, ma è proprio lì che spesso risiedono le risposte più importanti. Senza ascolto, non può esistere né rispetto né relazione”.
Nel lavoro, quanto conta rispettare il percorso degli altri?
“È una forma di maturità sociale. Ognuno porta con sé sacrifici, cadute, scelte difficili. Giudicare o sminuire il cammino altrui, solo perché diverso dal nostro, è una forma di miopia emotiva. Riconoscere il valore degli altri ci arricchisce, come individui e come collettività”.
Tra i premi ricevuti?
“Vite convergenti ha ricevuto il Premio Speciale Logos e Cultura al Concorso Internazionale di Montefiore”.
Come vede la generazione dei giovani?
“Con stima, nonostante le difficoltà che affrontano. Sono cresciuti nella precarietà, hanno meno certezze, ma anche più consapevolezza. Hanno bisogno di recuperare fiducia nel futuro. Un compito che riguarda tutti noi”.
Nei suoi libri ha spesso dato voce a donne fuori dai modelli tradizionali. Quanto pesa ancora oggi il mito del “principe azzurro”?
“Pesa, anche se in forme più sottili. Fin da bambine ci viene insegnato che il nostro valore passa attraverso l’essere scelte, amate, desiderate. Ma quel principe spesso non arriva, e la verità è che non dovrebbe nemmeno servire. Contiamo anche da sole. Essere intere è il punto di partenza”.
Cos’è per lei il successo oggi?
“Essere fedeli a sé stessi. Fare qualcosa che abbia senso. Il successo non dovrebbe essere visibilità o denaro, ma autenticità”.
Scrivere, per lei, è più scelta stilistica o necessità emotiva?
“Entrambe. È un modo per esplorare ciò che altrimenti resterebbe nascosto. La scrittura deve toccare, evocare, lasciare tracce”.
Cosa vorrebbe trasmettere a suo figlio e alle nuove generazioni?
“Che la libertà non è assenza di responsabilità. Che la fragilità non è una colpa. Che ogni errore è parte del cammino. E che il rispetto – verso sé stessi e verso gli altri – è la base di tutto”.
Cosa consiglia a una donna che oggi si sente ‘fuori posto’?
“Di non cercare di rientrare in un posto che non le somiglia. Sentirsi fuori posto può essere un segnale prezioso. È scomodo, ma può guidarci verso la verità. Non siamo nate per soddisfare aspettative, ma per trovare la nostra forma”.
“La libertà va conquistata disobbedendo” – Riflessione su Meghan Markle e il principe Harry
Perché la loro storia continua ad affascinare?
“Perché unisce favola e ribellione. Hanno rotto gli schemi, detto NO a un sistema che si presume perfetto. Ci seduce il sogno, ma ci incuriosisce la fuga. È la tensione tra desiderio di appartenere e bisogno di liberarsi. Umanamente, comprendo la ribellione. Ma da scrittrice, forse avrei evitato di raccontare pubblicamente ciò che poteva ferire i miei familiari”.
Coraggio o calcolo?
“Entrambi. Quando si è sotto i riflettori, ogni scelta ha delle conseguenze e dei calcoli. Ma in fondo credo ci fosse soprattutto un bisogno di protezione e cambiamento”.
Il potere mediatico oggi?
“Più potente di qualunque sovrano. Può creare miti e distruggerli in un attimo. Meghan è stata attaccata non per ciò che faceva, ma per ciò che rappresentava: una rottura”.
Un insegnamento da questa vicenda?
“La libertà si paga. E raccontare la propria verità è un diritto, anche quando la società – o la famiglia – non approva. La loro storia ci ricorda che, a volte, la disobbedienza è l’unica strada per essere fedeli a sé stessi”.
Con Elisabetta Fioritti abbiamo attraversato vite, storie, miti e disillusioni, riscoprendo la forza gentile della parola quando si fa specchio del presente. La sua scrittura, profonda e autentica, ci invita a credere ancora nella libertà come gesto di verità.
A cura di Ilaria Solazzo – Foto Redazione