Antonietta Micali, la voce poetica che unisce silenzio e coraggio

In un tempo in cui la parola è spesso usata in modo compulsivo, la voce di Antonietta Micali arriva come una carezza ferma, delicata, eppure incisiva. Poetessa, docente, saggista, figura attiva nel panorama culturale siciliano e nazionale, Micali ha costruito nel tempo una narrazione fatta di autenticità, ascolto e bellezza. Non bellezza estetizzante, ma quella profonda, che scaturisce dalla verità delle emozioni.

Nata in Sicilia, Antonietta Micali è laureata in Lettere Moderne presso l’Università “La Sapienza” di Roma e ha arricchito il suo percorso formativo con un master in Giornalismo Culturale e corsi in Scrittura Creativa ed Editing. Scrive per riviste come “Gutenberg” e “Meravigliarsi”, organizza eventi culturali e, soprattutto, è autrice di poesie che sono un inno alla libertà interiore e alla ricerca del bello.

I suoi libri sono tappe di un itinerario esistenziale e artistico:

“Le parole racchiuse nel silenzio mentre eravamo altrove” (Aletti, luglio 2020) – 88 pagine di versi introdotti da una prefazione di Alessandro Quasimodo, che esplorano il rapporto tra silenzio e parola.

“Un ballo alla vita” (CTL, settembre 2020) – una raccolta di 84 pagine che celebra la resilienza attraverso immagini di danza e rinascita.

“Dedalo e Icaro” (Curcio Kids, agosto 2020) – Con illustrazioni di Andrea Oberosler, è un libro per ragazzi che rilegge il mito con profondità emotiva.

“Il vento scompiglia i pensieri” (Armando Siciliano Editore, ottobre 2022) – 80 pagine in cui il vento diventa simbolo di libertà e metamorfosi interiore.

“Tra vita e sogno” (Atile Edizioni, giugno 2025) – La sua opera più recente, dove nostalgia e speranza si fondono in una raccolta avvolgente.

Ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il Premio Internazionale Maria Cumani Quasimodo e il CET di Mogol. È stata nominata Accademico Ordinario dall’Accademia Tiberina, dove è Direttrice del Dipartimento di Letteratura, oltre che Presidente della Comunicazione del Lions Club Roccalumera Quasimodo.

Abbiamo deciso di incontrarla per una lunga conversazione, non solo sulla sua poesia, ma anche su temi più ampi: il ruolo della scrittura oggi, il rapporto con la verità, e persino la complessa vicenda pubblica di Harry e Meghan, su cui offre uno sguardo inedito, colto e umano.

INTERVISTA A ANTONIETTA MICALI

Tra parole, radici e bellezza: l’anima poetica di una donna siciliana

Lei è autrice di diverse raccolte poetiche, ognuna con un titolo evocativo. Come nasce nella Sua visione un libro di poesia?
Ogni libro nasce come un’urgenza dell’anima. Non è mai premeditato, né costruito a tavolino. Inizio a scrivere per dare voce a emozioni che bussano con insistenza. Solo quando queste parole iniziano a comporre un disegno coerente – emotivo prima che formale – capisco che è tempo di raccoglierle, custodirle e poi donarle.

“Le parole racchiuse nel silenzio mentre eravamo altrove” ha un titolo particolarmente suggestivo. Cosa rappresenta per Lei quel “silenzio”?
Quel silenzio è lo spazio dell’attesa, della sospensione. È ciò che resta quando le parole non bastano o quando il cuore è troppo pieno per esprimersi. In quel libro, il silenzio diventa ascolto e memoria. E quel “mentre eravamo altrove” è un invito a tornare, a riconnettersi con ciò che abbiamo lasciato in sospeso, dentro e fuori di noi.

“Un ballo alla vita” è quasi un inno all’esistenza. Qual è il messaggio che desiderava lasciare ai lettori?
Che la vita va danzata, anche quando è difficile. Ho voluto raccontare la bellezza della fragilità, l’importanza di non smettere mai di cercare luce anche nel buio. È una raccolta che parla di resilienza, di cadute e risalite. Un ballo non è perfetto, ma è vivo. E così dev’essere anche la nostra esistenza.

In “Il vento scompiglia i pensieri”, la metafora eolica è centrale. Cosa rappresenta per Lei questo elemento?
Il vento è libertà, è cambiamento. Ma è anche scompiglio, irrequietezza. In questa raccolta ho lasciato che fossero i pensieri – talvolta leggeri, talvolta tempestosi – a guidare i versi. Il vento diventa voce interiore, che sposta le cose e svela paesaggi nascosti. È una poesia in movimento, mai statica.

Il Suo ultimo libro, “Tra vita e sogno”, è forse il più intimo. Cosa ha voluto condividere in questa raccolta?
Ho voluto parlare della soglia. Quel confine fragile tra ciò che siamo e ciò che desideriamo essere, tra ciò che accade e ciò che immaginiamo. Ogni poesia è un respiro sospeso tra dolore e speranza. Ho lasciato emergere emozioni profonde, senza filtri. È un libro che mi ha chiesto coraggio, ma anche delicatezza.

Tra i Suoi lavori figura anche “Dedalo e Icaro”, un libro per ragazzi. Cosa ha significato per Lei affrontare un genere diverso?
È stata una sfida e un dono. Scrivere per i più piccoli richiede chiarezza, ma anche profondità. Con “Dedalo e Icaro”, scritto insieme ad Andrea Oberosler, ho voluto offrire una lettura che parlasse di equilibrio tra sogno e responsabilità. È un libro che porta un messaggio forte sulla libertà e sull’amore genitoriale, ma con un linguaggio accessibile e coinvolgente.

Qual è il filo conduttore che lega tutte le Sue opere?
Direi l’autenticità. Ogni libro e ogni poesia nascono da un sentire vero. Non scrivo mai per compiacere o per seguire mode. Scrivo perché ho qualcosa da dire, e perché credo che le parole, quando sono sincere, possano guarire, unire, far riflettere.

Lei è spesso definita una donna di grande sensibilità. Ritiene che la sensibilità sia un dono o una vulnerabilità?
È entrambe le cose, ma per me è soprattutto un dono. Essere sensibili significa sentire in profondità, cogliere ciò che altri non vedono. Certo, espone anche al dolore, all’incomprensione. Ma è proprio grazie a questa sensibilità che riesco a scrivere, a entrare in contatto autentico con gli altri, a dare voce a ciò che molti faticano ad esprimere.

La sua Sicilia è spesso evocata nei Suoi versi. Cosa rappresenta per Lei la Sua terra d’origine?
La Sicilia è la mia radice e il mio orizzonte. È terra di contrasti, di bellezza struggente, di storia che parla. Ogni suo scorcio, ogni profumo, ogni tramonto mi abita. Nella mia scrittura la Sicilia è presente come eco costante: nei colori, nelle atmosfere, nei silenzi pieni di significato. È un amore profondo, viscerale, che mi accompagna ovunque.

Lei ha ricevuto numerosi riconoscimenti, ma è sempre rimasta lontana dai toni autoreferenziali. Come vive il successo?
Con gratitudine e sobrietà. I premi, le menzioni, i riconoscimenti sono appaganti, certo, ma non devono diventare un fine. Per me contano il percorso, l’autenticità, il dialogo con chi legge. Il vero successo è quando qualcuno mi scrive: “In quella poesia ho ritrovato me stesso”. Ecco, lì sento che ho davvero lasciato un segno.

La riflessione su Harry e Meghan

Ci permettiamo di spostarci su un piano più mediatico: cosa pensa della vicenda di Harry e Meghan, e del modo in cui la stampa internazionale l’ha trattata?
Trovo che la loro storia sia, in parte, il simbolo di un cambiamento epocale nel rapporto tra istituzioni e individuo. Quello che più colpisce non è tanto la scelta di allontanarsi dalla Famiglia Reale, quanto il modo in cui questa decisione è stata raccontata: con una narrazione spesso polarizzata, aggressiva, e poco attenta alla complessità delle motivazioni personali. Mi colpisce come la sovraesposizione mediatica possa trasformare vite umane in materia di spettacolo. Credo sia fondamentale, anche in questi casi, preservare un minimo di empatia e rispetto.

Secondo Lei, la loro decisione è più un atto di ribellione o un gesto di libertà?
Credo sia entrambe le cose. È una ribellione nei confronti di un sistema che non lasciava spazio alla loro individualità, ma anche un atto di libertà profonda: quella di voler essere padroni della propria narrazione, della propria intimità. È un gesto difficile, che comporta conseguenze, ma che ci ricorda l’importanza di scegliere per sé stessi, anche a costo di rompere con le aspettative.

Qual’è, secondo Lei, il ruolo delle parole in questa vicenda?
Le parole hanno avuto un ruolo centrale. Quelle dette, ma anche quelle taciute. Interviste, biografie, titoli di giornale: tutto è stato costruito e decostruito attraverso il linguaggio. È emblematico di come, oggi, la reputazione non sia più solo fatta di fatti, ma di narrazioni. Ecco perché è importante che le parole siano scelte con responsabilità, perché possono ferire, difendere, o – se usate con onestà – anche guarire.

Parlare con Antonietta Micali è come entrare in una stanza silenziosa, ma piena di luce. Ogni sua risposta non è solo un contenuto da pubblicare, ma un gesto di profondità, uno sguardo sul mondo che unisce estetica e etica. In un’epoca affollata di rumore, la sua voce invita all’ascolto. E ci ricorda che la cultura non è un lusso, ma una necessità dell’anima.

La sua lettura del caso Harry e Meghan ne è la prova: mai banale, mai ideologica, ma centrata sull’umano. Perché la vera cultura non si ferma alla superficie degli eventi: li attraversa, li interpreta, li restituisce al lettore con la profondità che meritano.

E in questo, Antonietta Micali è – senza retorica – una delle voci più autentiche del nostro tempo.

A cura di Ilaria Solazzo Editorialista – Foto Redazione

Editorialista Ilaria Solazzo

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