Voi, ad esempio, a quante cose credete? Credere in qualcosa, al giorno d’oggi, è diventato praticamente impossibile. Siamo una società 2.0 in cui la fantasia non riesce a superare la realtà. Esiste una persona, però, che si è spinto oltre ed è entrato in un mondo fantastico e perfetto nella sua essenza. Lui si chiama Giovanni Zavalloni, 58 anni, da Savignano sul Rubicone (FC). Zavalloni, da molti anni ormai, ha stretto un rapporto di amicizia con gli Gnomi. Sì, avete capito bene, proprio loro. Questi piccoli esseri vivono in stretto con tanto con la natura e gli animali e hanno scelto proprio lui per far conoscere a noi essere umani, la loro storia e cultura millenaria, anche attraverso la pubblicazione di diversi libri.

Quando ha incontrato per la prima volta queste creature?
“Ho sempre amato respirare la resina dei boschi, soprattutto la notte. Era una sera tiepida di giugno e verso l’imbrunire ero già lì, a contemplare il sole appena tramontato, a deliziarmi dei gesti immortali degli alberi che piegano le fronde e delle corolle che si chiudono assonnate. Quel giorno camminai molto più del solito; la zona che stavo esplorando mi era del tutto nuova e sconosciuta, procedevo come se una forza misteriosa mi spingesse a continuare, smanioso e rapito da tanta selvaggia bellezza, finché, dopo un’altra buona mezz’ora, mi trovai di fronte a una cascatella. Mi fermai incuriosito, anche perché su nessuna cartina era riportata, e una strana sensazione di mistero, come un formicolio, si impradonì di me. Allora, timoroso, mi avvicinai allungando la mano verso l’acqua scrosciante e gelida per rinfrescarmi il viso e, stupito, mi accorsi subito che al di là del getto fragoroso non c’era la roccia, perché, nel tentativo di aggirarlo, scivolai col piede d’appoggio sul sasso rivestito di viscide muffe, a un metro dalla sponda del torrente. L’azione distratta mi fece perdere l’equilibrio e mi ritrovai, inebetito, in quello che sembrava a prima vista un tunnel lungo e stretto, protetto e ben mimetizzato dalla cascata e illuminato in lontananza da una strana luce azzurrina. Mi feci coraggio e, aggrappandomi agli spuntoni delle rocce spioventi, feci con circospezione qualche passo dentro il cunicolo. Guadagnai l’uscita del tunnel in apnea, affaticato, cencioso e graffiato, ma la stanchezza e l’affanno svanirono di colpo nell’ammirare l’incantevole panorama di quella piccola valle, un piccolo Eden nascosto tra i monti. E questo? Rimasi di stucco a contemplare quella magnificenza così ben protetta e probabilmente ancora inviolata. Improvvisamente, un presentimento mi turbò come la sonda dell’anima nel mistero e, girandomi di scatto, lo vidi, a pochi passi da me, ai piedi di un secolare ciliegio selvatico. Guardai quell’essere piccolo e buffo e, senza darmi il tempo di riavermi dallo stupore, immobile com’ero, l’omino, così mi sembrò tale, mi sorrise dolcemente e poi guizzò via nel nulla, più veloce di una lepre. Non era vero, no, non poteva essere, stavo forse sognando? Rimasi bloccato, ipnotizzato e completamente paralizzato, rigido come un palo a fissare il ciuffo d’erba spavaldo alla base del ciliegio. Si sedette sullo stesso spavaldo ciuffo d’erba, mi guardò intensamente e, con fare amichevole, mi salutò dicendomi: ‘Sludram, ai Ardusli’. E io, perplesso, impaurito e nello stesso tempo eccitato, ricambiai il saluto: «Ciao, mi chiamo Giovanni… ma tutto questo è un sogno vero?» Il piccolo uomo ridusse a due fessurine gli occhietti vispi e rispose in una lingua semisconosciuta, bizzarra, una babele linguistica in cui i vari ingredienti di origini slava e latina si sposavano bene con tracce evidenti di dialetto romagnolo antico: ‘No, est tot dabon, mi nom Ardusli…’ Da quel momento capii che il mio strano interlocutore si chiamava Ardusli, e mi sentii un privilegiato per il modo confidenziale con cui mi salutò. Quello fu il primo incontro e ogni volta che lo gnomo intende vedermi mi manda la gazza ladra, la postina degli gnomi, a bussare alla mia veranda, recante un biglietto legato alla zampetta con l’invito scritto di Ardusli: ‘Gioaen, vin su’. Mi siedo sotto le due querce gemelle, a quattro salti di daino dalla radura, dove gli gnomi esplicano le loro attività. Non interferisco, e attendo l’alba, quando la foresta si cambia d’abito e d’umore, quando gli animali ricevono le ultime benedizioni delle stelle, Ardusli mi raggiunge e parliamo un pò di tutto. A volte mi dona qualcosa, un piccolo gadget, una pietra, una piuma, ecc..oltre magari a un dolcetto, una bevanda, tipo idromele, nella ghianda tagliata a metà utilizzata come bicchiere.’

Quanti ne esistono al mondo di questi esseri?
“Sono 65 componenti di un’unica comunità presente in Italia, maschi e femmine, famiglie e single, in cui sono presenti figli due o tre gemelli. L’altra comunità è presente in Lapponia, i cugini, 250 unità. Viaggiando sul dorso delle oche marzaiole, alati in genere, talvolta lupi, s’incontrano per festeggiare eventi, riti, matrimoni, equinozi, solstizi, festival vari ecc…Indossano permeabilini di pelle di lontra passata a miglior vita, spalmati con cera d’api friccicorine per renderli refrattari contro le intemperie”.

Qual è la differenza tra un folletto, uno gnomo e un elfo? Invecchiano come noi esseri umani?
“Lo gnomo è un deva, ossia uno spirito elementare, un essere di luce, alto 15 cm, a capo della gerarchia, in carne e ossa, e può vivere fino a 500 anni almeno. Lo gnomo è gagliardo e sessualmente attivo fino alla fine dei suoi giorni. L’elfo è un essere di luce, grande un’unghia e vive nelle corolle dei fiori, al servizio dello gnomo e può trasformarsi per pochi minuti. Il folletto è semplice energia, non sempre positiva, e vive tra le mura di una casa, legato alla storia di quel posto. Le fate, invece, sono tante e possiedono talenti e peculiarità, anch’esse al servizio dello gnomo”.

E’ vero che sono in simbiosi con la natura, con gli animali?
“Si, vivono in sinergia, aiutano e si fanno aiutare, conigli e talpe costruiscono i cunicoli fondamentali a servire le casette dello gnomo poste sotto la quercia natale della gnoma. Mai potrebbero fare del male agli animali e, anzi, tutelano la loro natura e li curano nel momento del bisogno, attuando una forma di eutanasia quando l’animale soffre senza possibilità di essere recuperato. Il rapporto tra gnomi e animali è inscindibile, un feeling strettissimo, viscerale. L’abilità con cui lo gnomo medico e chirurgo cura gli animali, mostrando tutta la sua intelligenza, è straordinaria. Li opera, se è necessario, li accudisce, li salva. A volte, si prende cura degli uccellini orfani per affidarli a coppie senza figli, rallegrando il loro nido. Infatti capita, purtroppo di sovente, che i genitori rimangano invischiati nelle sostanze appiccicose sparse appositamente dai cacciatori di frodo sul sorbo degli uccellatori, il prediletto di passeri e tordi. Oltre a ciò lo gnomo libera dal micidiale morso delle tagliole chi sfortunatamente vi sia incappato, rischiando l’arto e la vita stessa”.

Quali sono le loro attività principali?
“Gli gnomi sono naturopati, pranoterapeuti e mantengono, nel possibile, l’equilibrio dei tre regni animale vegetale e minerale. Conoscono il potere degli elementi, li governano, in parte, sempre a fin di bene, e mantengono il segreto delle pietra filosofale. Nel villaggio esiste una perfetta degnomocrazia, senza re o regine, portaborse o spine, senza diversità e discriminazioni di nessun tipo. Il consiglio superiore della piccola comunità, composto di 5 unità, maschi e femmine, a rotazione, si riunisce a ogni luna. Le decisioni si prendono per alzata di mano”.

Perché non tutti riescono a vederli?
“Dice Ardusli: ‘se vuoi incontrare un gufo, mima il verso, un lupo, non farti assalire dalla paura, ma se vuoi incontrare uno gnomo, sali nel bosco al crepuscolo e siediti. Se vorrà, sarà lo gnomo a venire, per chiederti: ‘Me so gnom de bosch, e te, chi sit?”

Lei pensa di essere stato scelto da questi esseri per farli conoscere al mondo, anche attraverso la scrittura di libri?
“Sì, mi hanno incaricato di diffondere la loro cultura, filosofia di vita, riti, aneddoti, quotidianità, giochi, ecc..Tu- dice Ardusli- non appartieni agli orti coltivati dell’ipocrisia, e nonostante tutti i tuoi difetti, ci fidiamo di te, ti regaliamo questa piccola grafite, simbolica, con cui potrai scrivere di noi, purché ti attieni esattamente a ciò che siamo. In passato, nei secoli scorsi, altre persone hanno incontrato gli gnomi, anche famose, come Verdi, Nietzsche, Goldoni, Torquato Tasso, ci sono testimonianze in merito, oltre a persone semplici come io credo di essere. Ho scritto tanti libri e altri sono pronti a essere pubblicati”.

Conosce tutti i componenti di questa comunità?
“Conosco tutti i componenti, uno per uno, soprattutto Ardusli, di 417 anni, la sua compagna Sghela, di oltre 358 anni, la psicologa del villaggio, in grado di stirare i pensieri sgualciti degli gnomi, 200 anni di conversazione d’amore. Gigin e Gagiet, gli gnomi gay, giunti qua 15 anni or sono dalla Lapponia per fidanzarsi al villaggio. Ora vivono in comunità, felici. Quindi tutti gli altri. Li vedo abbastanza spesso, 2 o 3 volte al mese”.

Come vedono noi umani? Cosa pensano di noi?
“Ci vedono tristi, incapaci, arrabbiati, predatori. Dice lo gnomo: ‘Inutile promettere cose che non si possono mantenere. Inutile credere di cambiare. Inutile attendersi cose mirabolanti. Vivere. Essere. Piacersi. Accettarsi. Dunque relazionarsi nella migliore condizione. E cercare di allontanare il dolore. Bisogna aprire un cassetto alla volta e chiudere immediatamente quelli che trasudano dolore. L’essenza felice di un istante rapito. Goderne l’arsenale di profumi e fragranze. Inutile aggrapparsi ai ricordi del passato. Inutile dare troppa importanza alle aspettative del futuro. Il passato e il futuro appartengono a una coscienza ingannevole. Perciò ti fregano. Mentre il presente è caro e ammiccante, se lo si sa esaltare, e realizzare in tutta la sua pienezza, consapevolmente valorizzare. Dare gusto alla propria vita.’ Ardusli è sempre prodigo di consigli e accanto al focherello, prima che la notte sbiadisca, mi illumina con le sue massime:

Sii come il tumulto delle spighe quando il grano accusa la tempesta.
Sii come l’istinto dei pesci: furbo, lesto, vitale.
Sii come i cerchi indecifrabili degli alberi quando intendono occultare l’età
Sii come il pensiero dei vecchi: acuto, onesto, sintetico.
Sii come l’acqua fresca di sorgente: infinita, pura, dissetante
Sii come il canto libero degli uccelli: eccelso, imprendibile, attraente.
Sii come il profumo del bucato steso ad asciugare: sano, avvolgente, allegro.
Sii come la presenza dell’ombra: silenziosa, paziente, irremovibile, fedele ai tuoi principi.
Sii come le fusa della lince: seducente, determinata, originale.
Sii come il sospiro del tempo: immenso, astrale, mutevole, audace
Sii humus di te stesso affinché la tua crescita sia leale e costante.
Sii vero affinché i tuoi pensieri tocchino il cuore dei tuoi interlocutori.
Sii sorridente e fiducioso se vuoi che il prossimo apprezzi il tuo spirito
Sii come la pioggia dopo un periodo di siccità: desiderato, bramato, festeggiato
Sii sempre te stesso e l’universo sarà benevolo con te
E ricordati:
Che una vita senza sacrifici è insulsa, una vita senza pause una tortura, una vita senza brio una monotonia, una vita senza sesso una condanna.
Ardusli mi ha insegnato l’arte di prendermi momenti di pausa, di rallentare il mio ritmo per osservare meglio ciò che ci circonda, per ascoltare un amico, per godere della compagnia di un animale, per amare l’universo femminile a prescindere…’Vogliamo dirci la verità Gioaen? Come fate a vivere così ingessati voi uomini? Sarebbe tempo di recuperare, lo spazio libero del vostro muovervi nel mondo, il diritto di ogni uomo di essere tale, beneficiando del valore collettivo della parola: LIBERTA’. Libertà di andare, girare, camminare, tornare, abbattendo le barriere architettoniche, perché la terra è sacra. Attribuire sacralità alla terra significa colmare la frattura tra materia e spirito. L’acqua è un bene che scorre libero nel mondo eppure non è per tutti e così i gas naturali e tutti i prodotti che la terra dona. Vi siete creati delle regole che hanno recintato la vostra esistenza”.

Da quando ha incontrato questi esseri, si sente cambiato in meglio?
“Sì, molto meglio, sono sereno, e mi libero di ogni fardello, in armonia con il creato nonostante le difficoltà, le trappole, e i trabocchetti che la vita presenta”.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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