I pericolosi mercati dei frutti di mare all’ingrosso e delle carni crude, identificati come il vero primo focolaio del nuovo covid-19, sono rimasti chiusi da allora, questo è uno dei pochi segni che riporta tutti noi alla memoria, il fatto, che un anno fa questo era l’epicentro della pandemia mondiale, ben troppe volte nascoste dal governo cinese.

Per il resto gli undici milioni di abitanti di Wuhan sono tornati alla loro normalità: le auto girano costantemente per le strade riproducendo smog, i marciapiedi e i trasporti pubblici sono nuovamente affollati dai pendolari e i mercati commerciali pullulano di clienti.

È passato un anno esatto da quando la città in cui il nuovo virus è stato individuato per la prima volta alla fine del 2019 è stato chiusa per cercare di contenere il contagio che piano piano si diffondeva. È stata la prima quarantena – e una delle più severe al mondo – con il blocco del traffico su ogni direzione. Settantasei giorni di paura e panico sono passati prima che il flagello del coronavirus fosse messo sotto controllo.

Oggi, gli ospedali e le farmacie di Wuhan non accolgono più pazienti di Covid-19. La città si è ripartita e pare ansiosa di togliersi di dosso l’etichetta di ground zero della pandemia. Le autorità cinesi voglio far dimenticare e non sono previste commemorazioni ufficiali, tutto rimane sottotraccia. Ma alcune vestigia di quel periodo da incubo non possono essere nascoste e se le strade sono di nuovo colme, le onnipresenti mascherine protettive ricordano che la minaccia incombe sempre e che strette misure di sicurezza sono ancora in vigore qui come in gran parte del paese dove si teme il riaccendersi di focolai locali. La Cina in questo anno è in gran parte riuscita a mettere il virus sotto controllo, ma un aumento dei casi, anche a Pechino, nelle ultime settimane ha spinto nuovi blocchi e a restrizioni di viaggio.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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