Pochi giorni fa la nota influencer Chiara Ferragni ha affidato ai social un tema oggi decisamente importante e di forte impatto sociale, quello della salute mentale: “Un anno e mezzo fa ho perso una persona cara e ho avuto un trauma legato a un ricordo con questa persona. Visto che ricevo migliaia di messaggi da parte di ragazze che hanno subito degli abusi e hanno bisogno di aiuto, volevo consigliare loro la terapia che ho intrapreso. Anche se nel mio caso il trauma non è legato a un abuso”. Certo è che, sia che si tratti di lutti che di abusi, purtroppo, il trauma è garantito. E in un momento già traumatico di suo, come quello che stiamo vivendo ormai da marzo, la salute mentale di molti è messa a dura prova.

La terapia di cui parla Chiara si chiama EMDR. Ma cos’è, in cosa consiste e come funziona? E soprattutto, quanto influenza la pandemia sui traumi pregressi? Ne ho parlato con la D.ssa Wanda Donisi, Psicologa e Psicoterapeuta sistemica che opera a Milano (www.vitaminapsi.com).

D.ssa Donisi, cos’è l’EMDR?
L’EMDR è una metodologia terapeutica a tutti gli effetti, e non una tecnica terapeutica come spesso viene inappropriatamente definita. EMDR sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari): creata nel 1989 da Francine Shapiro, è un metodo molto efficace nel trattamento del trauma a livello psicoterapeutico.

Come funziona?
L’EMDR tiene conto di tutti gli aspetti di un’esperienza stressante o traumatica: cognitivi, emotivi, comportamentali e neurofisiologici; utilizza la stimolazione bilaterale alternata degli emisferi cerebrali attraverso i movimenti oculari (stimolazione visiva), il taping (tamburellamenti sulle mani) o gli stimoli uditivi per migliorare la comunicazione tra le due metà del cervello. Le prime sedute con il paziente servono ad individuare i TARGET (ricordi traumatici) ripercorrendo le tappe della propria vita o, molto spesso, partendo da eventi del presente che funzionano da (disturbo, attivatore di un malfunzionamento o di un pensiero negativo su di sé). Durante la vita di ognuno di noi si verificano esperienze traumatiche che possono influenzare le nostre scelte future. Questi eventi bloccano nella nostra mente pensieri, emozioni e sensazioni corporee e nel presente possono influenzare le nostre reazioni. Con l’EMDR, durante la stimolazione bilaterale, si riattiva l’elaborazione del ricordo e il paziente si lascerà andare al fluire dei pensieri che poi riferirà al terapeuta.

CHIARA FERRAGNI ALL’EVENTO PANTENE

Quali benefici porta nel paziente?
Elaborando il ricordo il paziente avrà una riduzione dei sintomi, un cambiamento nel significato del ricordo stesso e nella valutazione e senso di sé.

A chi lo consiglia?
A tutti! Ognuno di noi ha avuto delle esperienze traumatiche. Perché quando si parla di trauma non dobbiamo pensare solo all’abuso, al maltrattamento, all’incidente, al terremoto, al lutto, etc. Queste sono esperienze con la “T” maiuscola che riguardano episodi specifici. Poi ci sono i traumi relazionali, definiti traumi con la “t” minuscola ma non per questo meno importanti. Sono più subdoli, nascono dalle esperienze relazionali, si insinuano e si strutturano in pensieri negativi su di noi che ci accompagnano nelle situazioni di vita. Le riporto un’esperienza esemplificativa: una mia paziente quando il marito non la guardava negli occhi, perché intento a fare altro mentre lei gli parlava, esperiva sensazioni spiacevoli e rabbia collegate al pensiero di non sentirsi importante. Così, chiedendole di andare indietro nel tempo alla ricerca di una volta in cui si fosse sentita così da piccola, la paziente mi riportò un ricordo di quando aveva circa 8 anni: aveva aspettato che il papà rientrasse dal lavoro per farsi interrogare sulle pagine di storia imparate il pomeriggio e il papà, mentre l’ascoltava, faceva altro senza guardarla. In quel momento riaffiorò un dolore profondo. Dopo aver elaborato il ricordo con l’EMDR la paziente non ha più esperito né rabbia né frustrazione nell’assenza dello sguardo del marito perché certa che lui la stesse ascoltando comunque. Adesso è degna di attenzioni!

Quanto influisce la pandemia sui traumi pregressi?
La Pandemia rappresenta essa stessa un trauma con la T maiuscola e al contempo è motivo di traumi relazionali importanti (soprattutto per i bambini) di cui si stanno trascurando gli effetti a lungo termine a fronte dell’emergenza sanitaria medica attuale. Superati i primi 6 mesi dell’emergenza si sarebbe dovuto pensare a come fronteggiare questo aspetto, mettere un freno “all’abuso informativo” e riuscire ad orientare l’attenzione di nuovo su tutti gli aspetti della vita, anche quelli positivi che intanto continuano ad esistere parallelamente. Stiamo vivendo un periodo di profondissima dissonanza cognitiva tra il pensiero di propri comportamenti definiti “sbagliati” (continuano a suggerire l’idea che non ci sappiamo sacrificare abbastanza) e il pensiero di ritenerli “normali” (fino a 8 mesi fa erano integrati in ogni persona come abitudini).

La critica peggiore viene dalle persone che sono riuscite ad operare in breve tempo uno spostamento di abitudini. Chi non si occupa di psicologia, purtroppo, non sa quanto possa essere difficile “lasciar andare”, soprattutto se sono cose che ci davano un effetto benefico. Non è questione di rigidità vs flessibilità ma di adattabilità. Cosa stiamo facendo con chi la pensa diversamente da noi o fa fatica a modificare le proprie abitudini?
Ecco mi sono dilungata ma ci tenevo a fare questa precisazione.
Per quanto riguarda l’influenza diretta o indiretta della Pandemia sui traumi pregressi, non mi sento di fare generalizzazioni, bisognerebbe vedere persona per persona su quali “corde” è stata toccata.

In questi giorni anche il premier Conte ha fatto appello alla coppia Ferragni-Fedez per sensibilizzare i giovani all’uso della mascherina: come terapeuta, la ritiene una strategia idonea?

È una strategia da manuale di psicologia delle masse e non è la prima volta che viene usata nella storia per influenzare le persone; la rivediamo anche tutti i giorni applicata nelle campagne pubblicitarie. Ferragni e Fedez, formando una coppia giovane che appare “sana”, “felice”, “normale” e “adeguata” al contesto, ed essendo entrambi influencer, hanno lo scopo di creare l’adesione dei più. Ci sono riusciti? Non lo so. Ad oggi, però, la modalità comunicativa dei giovani è cambiata e in un momento come questo in cui è importante richiamare l’attenzione di tutti, mi sembra un modo appropriato di sfruttare al meglio le risorse disponibili.

A cura di Sara Patron – Nella foto in alto la Dottoressa Wanda Donisi

Nella foto apice articolo CHIARA FERRAGNI – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui