La sicurezza è uno dei pilastri fondamentali della convivenza civile e presupposto indispensabile per garantire il confronto democratico senza incorrere in incidenti anche durante gli eventi sportivi, soprattutto in virtù della passione e dei principi cardine dello sport. A parere di molti, oggi l’anomalia sta nel fatto che troppe forze dell’ordine si trovino ancora negli stadi.

A onor del vero abbiamo una serie di organismi specifici che si occupa della sicurezza e ci rendiamo conto di quanto sia impegnativo organizzare una competizione sportiva. A tal proposito mi vengono in mente i generali quando preparano le battaglie. Infatti, oggi, pianificare una partita di calcio è come preparare una battaglia in campo aperto. Tutto questo onestamente non è normale, occorre quindi capire qual é il limite entro il quale si devono intrecciare queste due importanti attività: calcio e sicurezza.

Nel mondo attuale ci deve essere anche l’operatore di polizia, perché è un elemento indispensabile, come riferimento della legalità. Questo, senza però esagerare, considerato anche il vertiginoso calo degli spettatori in presenza negli impianti sportivi! Partendo da un report abbastanza chiaro dell’osservatorio del calcio, nel nuovo secolo si sono persi ben 1,6 milioni di spettatori, facendo così calare la media a circa 22.000 persone a partita.

Se a ciò si unisce che lo scorso anno la media di telespettatori delle maggiori pay-tv era di oltre dieci milioni a giornata (fonte centro studi della Lega), si ha una chiara lettura di come sia avvenuto il semi svuotamento degli stadi. Questo ci ha portati a un vero e proprio nuovo fenomeno: un calcio sempre più virtuale. Due le cause scatenanti: il ruolo della tv a pagamento e l’intervento politico, restrittivo e a volte repressivo avvenuto nel tempo. Quello che era uno dei posti di aggregazione più importante, capace di annullare qualsiasi differenza sociale, di raccontare la passione più accesa della provincia italiana, tramandata da padre in figlio, condivisa nello stesso settore, fino a quando quest’ultimo non s’indirizzava in curva.

Tra colore, bandiere, fumogeni, posti gremiti fino all’ultimo seggiolino; tra il boato di un gol, la rabbia per l’esultanza della tifoseria avversaria, sfottò e adrenalina. Tutto questo ha lasciato spazio a stadi tristi, semivuoti e famiglie relegate a casa per consumare l’evento in tv tra uno zapping e l’altro.

La nuova generazione che con fatica si avvicina allo stadio, per i motivi sopra elencati, vive non solo un calcio italiano che è la brutta copia di quello che era, ma soprattutto vive uno stadio trasfigurato pesantemente da cambiamenti e repressioni. Per fortune esistono ancora tifoserie e curve come quella bianconera del Cesena.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Luigi Rega

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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