Visitando le pianure verdeggianti del Piemonte si può scorgere un’antica villa, una residenza nobiliare abbandonata tra le più conosciute in Italia, si tratta di Villa Carpeneto.

La residenza è diventata famosa non solo per la sua bellezza ma anche perchè nonostante sia disabitata, sembra essere dimora di spiriti.  

La villa è costituita da una facciata neoclassica, con grandi ovali e un vistoso loggiato, nella parte superiore vi è un terrazzo con annesso un timpano.

Di fianco si trova una cappella privata congiunta al campanile, mentre se si passa a visitare la parte posteriore, dalla facciata in stile barocco, vi è una doppia scalinata che sale verso il loggiato, decorato con preziosi stucchi.

Un tempo c’era uno splendido giardino all’inglese adiacente ad un laghetto con le ninfee, inoltre è presente un torrente in prossimità della villa, il cui corso  venne modificato all’epoca in un rettilineo, per permettere alle imbarcazioni di raggiungere la residenza in occasione delle feste.  

L’antica dimora sorge su un castello con torre medievale, era di proprietà dei Vagnone di Trofarello e successivamente dei Conti di Valperga.

Nel 1643 il Marchese Gaspare Graneri della Rocca, ministro delle finanze della corte sabauda, la trasformò in villa barocca.

Sono ancora visibili alcune decorazioni con le spighe di grano (da Graneri) e lo stemma con una rocca, in riferimento al cognome della famiglia: Graner de la Roche, derivante dalla regione francese della Savoia.

Una volta l’entrata principale era quella sul retro, di fronte al laghetto, in stile neobarocco, l’altra facciata venne ripristinata grazie al marchese Gian Luigi  (1769-1779) e realizzata dall’architetto Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, così quella che una volta era l’entrata di servizio divenne l’entrata principale, grazie al gusto neoclassico che vigeva all’epoca.

Alla fine del ‘700 la villa passò al Conte Giuseppe Maria Gerbaix de Sonnaz, il quale collezionò numerose opere d’arte, ceramiche, terrecotte e mobili di valore.

Nell’Ottocento nel lato sinistro venne inoltre edificata una cappella, la residenza  però cambiò spesso proprietari, anche se i contenuti di valore erano già stati venduti in precedenza dai De Sonnaz prima di cederla nel 1869 all’avvocato Enrico Marenco.

Nel 1939 il pittore A. Chicco vendette la proprietà al Conte Theo Rossi di Montelera, il quale le ridonò tutta la sua magnifica bellezza.

Il Conte, campione di motoscafo e olimpionico in epoca fascista, abitò in questa dimora fino al 1959, da quel momento in poi la villa cadde in rovina.

Nella residenza inoltre sono visibili numerosi affreschi quasi intatti, nel soffitto della sala centrale vi è rappresentata una scena di Ganimede portato in volo da Giove tramutato in aquila, mentre nelle pareti sono rappresentate le ninfe in procinto di consegnare Dionisio ad Ermes.

Nelle pareti del salone da ballo sono raffigurate altre scene mitologiche tratte dalla Metamorfosi, in un lato sono rappresentati Apollo e Dafne che ricordano la scultura del Bernini, nell’attimo in cui la ninfa si trasforma in alloro (1622) e nell’altro lato Atalanta e Ippomene, dove il giovane aiutato da Afrodite, viene raffigurato nel momento in cui batte la ninfa lanciando i pomi d’oro dell’albero del Giardino delle Esperidi.

Negli ultimi anni la villa è “visitata” da vandali ma soprattutto da curiosi che cercano di mettersi in contatto con gli spiriti che dimorano nei saloni della residenza, scattando foto o registrando voci di entità disincarnate, sembrerebbe addirittura intere conversazioni tra un uomo ed una donna e voci di bambini.

A cura di Barbara Comelato – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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