Le autorità sanitarie dell’intero pianeta continuano ad osservare con la massima attenzione il propagarsi della variante Omicron nei cinque continenti mentre la pandemia fa registrare oggi un totale di quasi 268 milioni di contagi (di cui quasi 16 negli ultimi 28 giorni) dei quali 5.279.358 rivelatisi letali.

Negli ultimi 28 giorni le vittime del Covid a livello globale, stando ai dati del database della Johns Hopkins University, sono state ben 205.532, agghiacciante conferma che, nonostante i quasi 8 miliardi e 300 milioni di dosi di vaccino somministrate, la malattia colpisce ancora duramente. Attualmente, ha reso noto l’Oms, il nuovo ceppo scoperto in Sudafrica è segnalato in 57 Paesi e in Europa si censiscono 337 casi accertati. L’Istituto superiore di sanità del nostro Paese ne conferma 13, mentre è in corso il sequenziamento di altri quattro contagi sospetti.

Intanto, l’autorevole virologo russo Alexander Semyonov, direttore dell’Istituto di ricerca sulle infezioni virali di Ekaterinburg, intervistato da Izvestia, ha reso noti i risultati di uno studio nel quale si evidenzia che Omicron può causare polmonite 2-3 volte più velocemente dei ceppi di coronavirus precedentemente noti. “Ciò che non va bene del ceppo Omicron è che, proprio come Delta, ha più tropismo, il che significa che è in grado di interagire con l’epitelio alveolare dei polmoni, il tratto respiratorio inferiore. Ecco perché Omicron scende nei polmoni più velocemente, causando la polmonite. Si tratta di un dato molto allarmante.
Con l’infezione da ‘vecchio’ coronavirus un individuo aveva fino a 10-11 giorni di tempo dal momento dell’infezione allo sviluppo della polmonite”.

La buona notizia è però che, a detta di Semyonov, la diffusione del ceppo non avrà un forte impatto sull’efficacia dei vaccini. “E’ possibile che sia leggermente inferiore, ma non in modo critico. Non ci sono ancora dati precisi, solo preliminari. Secondo alcuni dati, l’efficacia diminuisce, ma non più del 40%. Secondo altri dati, diminuisce ancora di meno”.

Si tratta di un’indicazione che ieri è stata data anche dall’Oms per bocca del suo responsabile per le emergenze, Michael Ryan, secondo il quale “Non ci sono indicazioni che facciano dubitare che i vaccini attuali proteggano contro Omicron”. Inoltre, “non c’è nessuna indicazione nemmeno che questa variante causi forme più gravi di Covid-19”. Da parte sua, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che, stando ai dati preliminari, Omicron è sì più contagiosa di Delta anche nei confronti di chi ha già contratto il virus o di chi è vaccinato, ma potrebbe anche causare malattie “molto più lievi”.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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