Le tensioni razziali sono tangibili negli Stati Uniti e quando una corda simile viene tesa, spezzarla è questione di un attimo. Così è avvenuta una nuova strage di poliziotti in America, questa volta alle 9:00 del mattino a Baton Rouge, la città della Louisiana dove dieci giorni fa un ragazzo afroamericano, Alton Sterling, era stato ucciso da un agente di polizia.

Il bilancio dell’agguato è di tre agenti morti e almeno tre feriti.

La morte di Sterling aveva portato centinaia di persone a scendere in piazza per giorni, alimentando così la rabbia e il risentimento del killer di Dallas, Micah Johnson, che con i suoi colpi ha ucciso cinque agenti. La spirale dell’odio, se non viene fermata, continua a nutrirsi di sé e ora, a Baton Rouge, la violenza è esplosa nuovamente contro la polizia: il sindaco della città Kip Holden ha descritto l’attacco come una vera e propria “imboscata” eseguita da “più sospettati”, uno dei quali ucciso. Il killer di Baton Rouge è stato identificato in Gavin Eugene Long, afroamericano di 29 anni, originario di Kansas City, in Missouri.

In un video pubblicato sui social network l’8 luglio scorso, Long aveva dichiarato di non essere affiliato ad alcun movimento o individuo: “Voglio che lo sappiate tutti se dovesse succedere qualcosa, se dovessi fare qualcosa, non collegatemi a nulla, io sono affiliato allo spirito della giustizia: niente di più e niente di meno”.

Anche uno dei tre agenti uccisi era afroamericano: Montrell Jackson, da poco diventato padre. Gli altri due poliziotti vittime del folle gesto di Long si chiamavano Matthew Gerald e Brad Garafola.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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