JOE BIDEN PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI

“Le carte top secret trovate a Wilmington non erano in mezzo alla strada, erano al sicuro, in garage dove sono le mie Corvettes”. È così che il presidente Usa Joe Biden si è difeso dopo il ritrovamento di un secondo lotto di documenti “riservati” di quando era vicepresidente degli Stati Uniti. Intanto, mentre i repubblicani attaccano, l’attorney general Merrick Garland ha annunciato la nomina di un procuratore speciale per indagare sulla vicenda: si tratta di Rob Hur, ex procuratore del Maryland. Il team legale di Biden ha scoperto la nuova serie di documenti governativi, compresi alcuni classificati, dopo quelli ritrovati in un ex ufficio che usava a Washington: le carte erano in una delle due residenze di Biden in Delaware, più precisamente nel garage della sua casa a Wilmington. “Io e i miei avvocati stiamo cooperando pienamente con il dipartimento di giustizia”, ha detto il presidente Usa incalzato dai reporter. Ha aggiunto che la ricerca dei suoi legali su eventuali carte classificate “si è conclusa ieri”, dopo il primo ritrovamento del 2 novembre scorso. Questi ritrovamenti aumentano l’imbarazzo di Biden e la pressione dei repubblicani sul presidente, dopo che aveva definito Donald Trump irresponsabile per aver immagazzinato centinaia di documenti sensibili, alcuni top secret, nella sua residenza di Mar-a-Lago.

Il nuovo ritrovamento – La Casa Bianca, in un comunicato, ha fatto sapere che – dopo il ritrovamento il 2 novembre scorso di altre carte top secret in un suo ex ufficio a Washington – gli avvocati di Biden hanno scoperto “tra carte personali e politiche un piccolo numero di altri documenti dell’amministrazione Obama-Biden con segni di classificazione”. “Tutti tranne uno sono stati trovati in uno spazio-magazzino nel garage della residenza del presidente” a Wilmington, si legge nella nota. “Un documento di una pagina è stato scoperto tra materiale immagazzinato in una stanza adiacente”, mentre “nessun documento è stato rinvenuto nella residenza di Rehoboth Beach”, la sua casa al mare.

Cosa sta succedendo – Il secondo ritrovamento arriva pochi giorni dopo i primi dieci file trovati dagli avvocati di Biden nell’ufficio che il Democratico aveva occupato a Washington tra il 2017 e il 2019, e utilizzato in qualità di professore onorario dell’Università della Pennsylvania. Del primo lotto si sa che i file risalivano al 2013 e al 2016, quando Biden era il vicepresidente di Barack Obama. La notizia ha messo la Casa Bianca in grande imbarazzo. La portavoce di Biden, Karine Jean-Pierre, è stata inondata di richieste di chiarimenti dai giornalisti presenti al briefing quotidiano alla Casa Bianca, ma ha dribblato le domande, senza mai scendere nei particolari. Ha solo concesso che la questione viene seguita “seriamente”.

Il primo ritrovamento – La prima serie di file era stata scoperta il 2 novembre, sei giorni prima delle elezioni di metà mandato, l’8 novembre, ma la notizia è stata tenuta riservata. I legali di Biden hanno consegnato l’indomani i file ai funzionari dei National Archives, gli Archivi di Stato a cui tocca per legge conservare tutti gli atti dei presidenti e vicepresidenti, una volta finito il loro mandato. Come nel caso di Donald Trump, che si era portato nel resort di Mar-a-Lago, in Florida, più di trecento dossier, tra cui molti considerati “top secret”, anche Biden deve chiarire perché i suoi dossier si trovassero in un ufficio privato.

Le proteste dei repubblicani – A chiedere la nomina di un “super procuratore” erano stati anche i Repubblicani, perché indaghi sulla vicenda come sta facendo quello scelto dal dipartimento di Giustizia per fare luce sulla gestione dei documenti presidenziali da parte di Trump. Il Congresso deve indagare Biden sui documenti classificati di cui era in possesso, ha detto anche il neo speaker della Camera Kevin McCarthy, definendolo “un altro passo falso” del presidente. Prima delle parole di oggi, pressato dai reporter durante il suo viaggio ufficiale in Messico, Biden si era limitato a dire di essere rimasto “sorpreso” dalla scoperta dei documenti e di non conoscerne i contenuti.

Lo scontro politico è solo all’inizio. Il Repubblicano Mike Turner, deputato rappresentante dell’Ohio e presidente della commissione Intelligence, ha contattato il direttore dell’intelligence Avril Haines, dicendo che la decisione di Biden di tenersi documenti riservati è una “potenziale violazione delle leggi che proteggono la sicurezza nazionale, inclusi l’Espionage Act e il Presidential Records Act”, una legge che vieta interferenze sulla sicurezza militare e nazionale degli Stati Uniti e l’obbligo di un presidente, e vicepresidente, di consegnare tutti i documenti ufficiali.

Nel caso di Trump i Repubblicani non avevano ravvisato nessuna violazione, nonostante il tycoon non solo avesse portato via dalla Casa Bianca molti più documenti, ma aveva fatto resistenza per più di un anno prima che gli agenti Fbi, dopo un raid in agosto a Mar-a-Lago, erano riusciti a sequestrarli.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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