Sarebbe in grado di inattivare batteri e virus, tra cui anche il Coronavirus Sars-Cov-2 responsabile dell’infezione da Covid-19. Stiamo parlando di una potentissima luce a led blu scoperta dal Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Siena in collaborazione con Emoled, azienda specializzata in dispositivi sanitari innovativi.

Cosa dice lo studio
I due centri di ricerca hanno portato avanti uno studio attraverso una serie di test, in vitro, e sono riusciti a dimostrare che dopo un’esposizione di 15-30 minuti a questa luce a led blu, sorta di radiazione, a una lunghezza d’onda compresa tra i 410 e i 430 nanometri, anche il Covid si indebolisce e perde di intensità.

Già dopo 15 minuti di trattamento si nota una quantità decisamente ridotta di almeno 4 logaritmi rispetto al controllo virus come dosi infettanti. Dopo 30 minuti, l’attività virucida è pressoché completa.

Come viene ucciso il virus
Ora, una nuova ricerca va in questo senso. “Riusciamo a vedere se effettivamente il virus è morto o vivo. Lo possiamo vedere perché per valutare la vitalità del virus è necessario inocularlo su colture cellulari, in quanto il virus cresce solo su colture cellulari e andiamo a vedere poi se è cresciuto o meno sulle cellule” spiega Maria Grazia Cusi, Ordinaria di Microbiologia e Microbiologia Clinica dell’Università di Siena.

È interessante anche capire il meccanismo d’azione, cioè perché il virus viene ucciso. Verosimilmente – spiega Cusi – quella lunghezza d’onda riesce a rovinare o addirittura a distruggere, “questo ancora non lo sappiamo”, le proteine che vanno a ricoprire il genoma virale.

Il virus è fatto di genoma virale, nel caso del Covid è un virus che contiene un genoma a Rna, ricoperto di proteine che lo proteggono. Esiste poi una membrana esterna, sempre arricchita di proteine virali, che potrebbe essere sensibile a questa luce blu. “Quindi ora dobbiamo verificare se agisce sulle proteine o su questa membrana che va ad avvolgere il virus”.

Quando arriva
La domanda che in molti si stanno facendo è: ma fa male? E la risposta è no. Perché la luce blu è una lunghezza d’onda che non interagisce con il Dna delle cellule, quindi, è ritenuta del tutto innocua per l’uomo.

L’utilizzo principale della luce blu è per la cura delle ulcere e delle ferite che non guariscono. Ma sono tantissimi i potenziali ambiti di applicazione, a partire dalla sanificazione e dalla disinfezione di ambienti e oggetti in ambito sanitario fino all’ambiente domestico come le cucine o gli uffici e gli ambienti commerciali.

Quando sarà disponibile la luce a led blu? Prestissimo. Le prime soluzioni per il mercato potrebbero arrivare già nel giro dei prossimi mesi, appena saranno ultimati gli studi sulle possibili applicazioni, sia a livello consumer che commerciale.

A cura di Silvia Camerini – Foto Tiscali

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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