“Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del Prefetto di Forlì”. 

Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha sacrificato la vita per quello stesso Stato che l’ha abbandonato nel momento del bisogno. Sono passati trentanove anni ed è umanamente impossibile dimenticare questo esemplare Ufficiale della Repubblica Italiana, un uomo ligio al dovere, che la sera del 3 settembre 1982 ha perso la vita in un vile agguato mafioso.

Un uomo che ha sempre combattuto. Ha iniziato il suo personale percorso nella seconda Guerra Mondiale, come sottotenente di Fanteria, poi è entrato nell’Arma e ha contrastato il banditismo prima in Campania e poi in Sicilia. In seguito si è dedicato anima e corpo alla lotta contro le Brigate Rosse che, negli anni ’70, fecero il bello e il cattivo tempo lasciando scie indelebili di sangue sul proprio cammino.

Ha contrastato i terroristi che sparavano, rapivano e uccidevano uomini dello Stato, a ritmi impressionanti. E’ riuscito nell’impresa di smantellare quest’organizzazione eversiva, talmente radicata sul territorio italiano da fare invidia a qualsiasi forza militare o intelligence segreta. Ha combattuto con tutte le sue forze per quella libertà che noi tutti, oggi, diamo per scontata. E cosa ha fatto lo Stato per premiarlo?

L’ha inviato in Sicilia per cambiare le cose, in una terra malata che, ancora oggi, non riesce a curarsi dalle sue profonde ferite. Infatti, nel 1982 fu nominato Prefetto di Palermo con l’incarico di contrastare “Cosa Nostra” così come aveva fatto nella lotta al terrorismo. Eh già, come se bastasse una bacchetta magica per trasformare una terra corrotta in un paradiso di legalità e benessere! Purtroppo non viviamo nel mondo dei sogni e così in quella regione, il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, a soli sessantadue anni, vi è andato a morire. Come, qualche anno più tardi è toccato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, altri due uomini dello Stato; che a differenza di Dalla Chiesa, in Sicilia, vi erano pure nati.

Stragi annunciate, questo è semplicemente il dato di fatto. La nostra storia è piena di misteri irrisolti, ma, negli anni, le persone – quelle intelligenti – si sono fatte un’idea in merito di quanto accaduto a questi uomini. In realtà, dietro questi brutali assassinii, c’è sempre molto di più. C’è stata e continua aesserci una rete d’interessi, compromessi ed equilibri tra quelli che dovrebbero governare una nazione e quelli che vorrebbero governarla.

Sottili differenze che non cambiano la sostanza. Non possiamo continuare a piangere sul latte versato, a maggior ragione se quel latte abbiamo contribuito anche noi, in qualche modo, a versarlo. Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con il suo esempio, ci ha lasciato questo messaggio: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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