UN POZZO SENZA FONDO
Un epidemia da coronavius che sta prendendo i contorni di pandemia è lo scenario in cui, in questi giorni ,va ad aggiungersi un genocidio a Idlib ( nel nord-ovest della Siria), e suicidi dei bambini nell’isola greca di Lesbo.

Tragedie di una contemporaneita’ che sta dimostrando ogni giorno di piu’ di non saper fare in alcun modo tesoro delle tragedie della modernita’.
Per il coranavirus probabilmente ci vorrà ancora tempo perchè arrivi al suo acme, e si teme in particolare il contagio dell’Africa.
Rimane questa una sfida molto grave, ma tutto questo non ci può lasciare indifferenti al dramma di Idlib, che le varie potenze cercano di tenere in ombra, con la marea in crescendo di profughi che si riversano in Turchia e da qui proditoriamente inviati in Europa, attraverso la Grecia e Lesbo.

Siamo in presenza del più recente genocidio di una storia già stracarica di genocidi e di pulizie etniche.
Da poco abbiamo celebrato l’anniversario dello Shoah, ma non mi sembra che sia cambiato molto, considerato che il nazifascismo e il razzismo contro gli ebrei e contro gli immigrati e’ in crescita un po’ ovunque.
Mi viene da dire che il coronavirus passerà, ma il fenomeno non emergenziale dell’immigrazione resterà, come ha giustamente sottolineato nei giorni scorsi Emma Bonino.

Espressione estrema della tragedia delle migrazioni e’ il dramma, assoluto, indicibile, dei suicidi tentati a ripetizione dai bambini rinchiusi nel campo per immigrati di Lesbo.

Su quest’isola stupenda dell’Egeo, quasi attaccata alla costa turca, dove il paradiso, per una crudele ironia della sorte, ora convive con l’inferno, 40 mila e più immigrati negli ultimi giorni, dopo la cinica e ricattatoria decisione di Erdogan di inviare i profughi in Europa, sono detenuti in condizioni disumane nel campo di Moria, costruito per contenere massimo tremila persone.
Manca loro il minimo per vivere, sommersi dal fango, gli adolescenti ma anche i bambini, provano a evadere nell’unico modo possibile, suicidandosi, i più grandi tentando di impiccarsi, i piu’ piccoli, cercando di fracassarsi la testa contro le rocce, o saltando dalle rupi o tagliandosi le vene.

E l’Europa dov’è, e noi dove siamo?
Non ci sono parole per commentare.

L’unica cosa che mi viene in mente sarebbe urlare al mondo che non c’è più umanità!
Sembra davvero, questa sì, la fine della storia, perchè rappresenta in modo inequivocabile il suicidio dell’umanita’.
Non si illudano i grandi potenti della tecnocrazia, o le grandi e piccole potenze geopolitiche, se a desiderare di morire sono in fondo i piu’ fragili rappresentanti di quei tre miliardi di umani gia’ condannati da loro ad essere esclusi dai loro banchetti, perche’ questo dramma coinvolgerà prima o poi anche i loro nimbi dorati.

E’ un pozzo senza fondo, e mi si permetta, a questo livello, si saldano, per via indiretta, ma non meno visibile, le altre tragedie, compresa quella climatica, che forse per entità rimane la dominante.
L’attentato alla vita sta raggiungendo ormai livelli profondi, si sta sfidando la Natura, e la mercificazione dei bambini e’ un oltraggio a Dio.

Dovremmo imparare a leggere con altri occhi questi eventi globali, non si può più fare finta di niente, nè possiamo affidarci a partiti e movimenti tradizionali, ne’ delegare ad altri.

E’ la nostra umanità, è la nostra anima che deve reagire in prima persona.
Dobbiamo risvegliare le nostre consapevolezze e cercare strade nuove, insieme, e lo sottolineo, insieme, per intraprendere un cammino che possa salvare a far fiorire la Vita.

In fretta dobbiamo farlo, o sara’ troppo tardi!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Reuter

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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