“Chissà, chissà, domani … su cosa metteremo le mani” … mi trovo centro in storico a Bologna e le luminarie, quest’anno dedicate ad una delle più belle canzoni di Lucio Dalla, accompagnano spontaneamente chi le percorre a qualche riflessione.
Un messaggio di speranza sicuramente, al di là della ricorrenza religiosa, al di là delle corse allo shopping, al di là delle grandi abbuffate, nell’idea del Natale c’è qualcosa in più, che resta: un viaggio nel tempo, intimo e profondo, nel tentativo di recuperare la nostra infanzia, quella felicità provata quando si era bambini, o comunque nei Natali trascorsi, e questa memoria così calda è arricchita dalla speranza di rivivere quelle sensazioni questo Natale, e magari anche il prossimo.

L’attesa del Natale si carica così proprio perché pervasa da questi due sentimenti così nostri, così umani: la memoria e la speranza. Così viviamo il Natale proiettati nel passato, e nel futuro, e questo rende migliore il presente. E ci si rende conto di quanto si è fortunati quando il pensiero corre verso tutti coloro che, per i più disparati motivi, si trovano in condizioni di disagio o di sofferenza, come gli ammalati, le persone anziane e sole, le famiglie dove non c’è più la dignità del lavoro.

Il Natale resta, oltre che la festa per eccellenza, una preziosa opportunità di fermarsi seriamente e guardare oltre la cerchia di parenti e amici: oggi che le comunicazioni sono istantanee e gratuite ci si può spingere in pochi istanti in ogni parte del mondo per far sentire il proprio sostegno ed incoraggiamento ai nostri militari impegnati all’estero, ai nostri ricercatori ed a tutti colori che onorano all’estero i colori nella nostra bandiera.

Che sia un Natale di speranza aspettando – come conclude Dalla nella sua “Futura” – “che ritorni la luce, di sentire una voce, senza avere paura, domani”.

articolo e foto a cura di Franco Buttaro

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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