ll teatro Vladimiro Occhipinti di Erbiano (RZ) è un piccolo gioiello di bomboniera che trasmette l’energia vitale della quale si nutre la sua anima. Il direttore tecnico del teatro, p.i. Gian Galeazzo Fresa, a causa del pensionamento dell’anziano macchinista Isidoro Farfaglioni, maestro del fiorentino¹ da almeno quattro generazioni, fu costretto ad assumere un sostituto, se non proprio all’altezza, almeno che fosse in grado di svolgere la mansione con dignità.

All’appello rispose solo Pierino Valtosto, un ebanista che era stato licenziato da una nota fabbrica di cucine, con sede a Montelabbate, a causa dei ripetuti danni che aveva provocato grazie alla sua incapacità, perlomeno nel lavoro manuale. In realtà, Pierino era il classico inetto di Svevo, un antieroe, uno di quegli uomini incapaci di vivere nel mondo reale e quindi costretti a fare appello alla ricchezza della loro vita interiore. Quando si presentò al colloquio/prova tecnica con in direttore Fresa, Pierino portò con il martello fiorentino ricevuto in eredità dal bisnonno Oreste, che durante la ritirata di Russia, decise di restare e divenne capo macchinista al Bolshoi fino al 1953, presente anche al celebre discorso tenuto da Stalin, sabato, 9 febbraio 1946.

Il colloquio era strutturato sulla lettura della pianta di uno spettacolo mentre la prova pratica consisteva nel piantare un chiodo da cinque centimetri su di un asse di abete in soli tre colpi, perché secondo il direttore di scena, un macchinista esperto doveva riuscirci in un colpo solo.

Quando Pierino Valtosto alzò al cielo il suo martello, la testa si staccò dal manico finendo per distruggere un prezioso vaso in porcellana con una lavorazione risalente alla Cina dei primi anni del 1300, di proprietà della madre del direttore del Teatro, dott. Filippo Pangrillo. Le urla di Gian Galeazzo Fresa, si sentivano fin oltre il caffè della piazza e l’unica frase non censurabile che accompagnò lo sfortunato Pierino verso l’uscita fu: Ma dove ha la testa! Se ne vada! Lei è un macchinista finito!”.

Il destino del signor Valtosto sembrava segnato, quando la vicina di casa, Dora Sassoli vedova Piretti, gli chiese se per favore poteva aiutarla a fissare i vetri traballanti della finestra. Pierino uscì di casa con un pugno di chiodi da 0.7 mm e quando si trovò in faccia al problema, ebbe l’intuizione che lo avrebbe reso ricco e celebre. Con un paio di tenaglie tagliò la testa dei chiodini e, dopo aver portato a termine la richiesta, si rese conto di quanto fosse utile quel nuovo tipo di chiodo.

Decise di chiamarlo con il suo cognome e da quel giorno, nelle ferramente di tutto il mondo, se chiedete un etto di chiodi Valtosto, di certo vi consegneranno dei chiodi senza testa.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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