CHI E’ PIU’ FELICE DI UN BAMBINO NEL BOSCO?

Qualcuno già si chiederà, ma che titolo è questo: forse una poesia?
Risposta: è il futuro, e anche quello delle città dovrà essere un grande abbraccio verde!
La crisi del coronavirus non è ancora terminata, e moltissime persone stanno soffrendo: chi ha contratto la malattia, gli operatori sanitari in prima linea in questa battaglia, chi sta perdendo il lavoro, le imprese e gli autonomi, il cui futuro appare incerto, e in aggiunta ci sono i mercati azionari in picchiata.

Per molti è un periodo difficilissimo: c’è l’urgenza di concentrarsi sulla lotta contro il virus, il bisogno di trovare un vaccino, ma al contempo occorre cercare di tenere a galla il nostro sistema economico e finanziario.
E mentre, spossati, chi più, chi meno, emergiamo dalla fase più intensa della crisi, dovremmo rimettere in moto l’economia il più rapidamente possibile, far partire le linee di produzione, consentire alle persone di tornare al lavoro , e riprendere a guadagnare.
Bisogna scegliere: lottare con tutte le nostre forze per ripristinare ciò di cui godevamo prima, oppure cercare di costruire un mondo non uguale a quello di prima, diverso?

Ma qual’era il mondo prima del Covid-19?
Un’economia lineare, fiacca e altamente inquinante, in perenne affanno nell’innalzare i tassi di occupazione e la qualità della vita, abusando nel frattempo delle nostre risorse naturali, producendo sostanze tossiche e rifiuti pericolosi, mettendo a rischio la popolazione e l’industria, per non parlare del cambiamento climatico.

Davvero vogliamo ripristinare tutto questo?
Un alternativa c’è, ed è puntare a una crescita di qualità, con un economia circolare, sostenibile e altamente competitiva, rimpiazzando la vetusta infrastruttura inquinante con una piu’ moderna, pulita ed efficiente, in tutti i settori: acqua, energia, edilizia, mobilita’, agricoltura e processi industriali.

In questo modo si creerebbero molti piu’ posti di lavoro, e il PIL crescerebbe molto di più.
E chi lo dice che il Green Deal è un lusso che non ci possiamo permettere?
Alluvioni, siccità, incendi boschivi, innalzamento del livello del mare, desertificazione sono tutti fenomeni che ci colpiranno duramente.
E perchè dunque non immaginare che possa avere un senso per un giovane imprenditore darsi all’agricoltura, a patto, ovvio, di scegliere con attenzione il tipo di produzione, meglio se di nicchia, come le farine speciali, l’orzo per le birre artigianali, i formaggi, e di lavorare su una filiera integrata, in un momento in cui le abitudini dei consumatori sono state completamente rivoluzionate in poche settimane dal lockdown?

E delle nostre città, che ne sara’?
Il futuro delle città è un grande abbraccio verde: non dimentichiamo che entro il 2050 due terzi della popolazione del mondo vivrà nei centri urbani. Solo gli alberi, assorbendo anidridi e polveri sottili, possono migliorare l’impatto.
L’abbiamo notato tutti, grazie alle restrizioni per contenere il coronavirus, a marzo, l’aria nella pianura Padana e’ tornata ad essere piacevolmente frizzante.

E allora ditemi: chi è più felice di un bambino nel bosco?
Da qualche anno, in alcune citta’ d’Italia, si stanno diffondendo asili dove si gioca tra gli alberi, si va a caccia di fiori e farfalle, e qualche volta ci si sporca di fango.

Educare a crescere significa educare anche alla bellezza della vita.
Anche un piccolo spazio urbano può avere una valenza educativa, oltre che ludica, stimolando anche nei bimbi di città la “biofilia”, quell’attrazione innata che l’essere umano prova per la natura, da cui proviene, e che potrebbe aiutarci a far tornare verdi le nostre città.
A patto di volerla ascoltare, la natura, e soprattutto, a patto, di riconoscere e di educare i bambini/e, che sono il “futuro”, ad ascoltarla!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Famigros

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui