È passato in fretta, è già un anno dalla scomparsa di Paolo Rossi, per tutti ‘Pablito‘. Fu lui a trascinare la Nazionale azzurra di Enzo Bearzot alla conquista nel 1982 del Mundial spagnolo. Ci ha lasciato sotto un grande sconforto, una scomparsa inattesa perche l’ex ragazzo del L.R. Vicenza aveva compiuto 64 anni e era afflitto da un male incurabile.

Nato a Prato nel 1956, dopo la gavetta nelle giovanili nel Santa Lucia e nella Cattolica Virtus di Firenze, Paolo Rossi fece nel 1972 il primo salto decisivo della sua carriera: Italo Allodi lo portò, nonostante la contrarietà della famiglia, a Torino sponda Juventus.
Qui una serie interminabile di infortuni ne rallenta la crescita, ma fortunatamente non gli impedisce nel 1974 in una gara di Coppa Italia di esordire con la prima squadra accanto a quelli che pochi anni dopo saranno i suoi compagni in maglia azzurra nelle avventure mondiali di Argentina e Spagna: Dino Zoff, Claudio Gentile e Franco Causio.

L’esordio in Serie A arriva nel 1974 con la maglia del Como ma l’esplosione definitiva del suo talento di centravanti minuto ma con un grande, innato fiuto del gol, arriva tra il 1976 e il 1978 con la maglia del Lanerossi Vicenza del mister Giovan Battista Fabbri e del presidente Giuseppe Farina: capocannoniere della Serie B nella prima stagione in biancorosso contribuisce alla promozione della compagine vicentina. L’anno successivo, con 24 reti e il titolo di capocannoniere della massima Serie, Rossi trascinerà il Vicenza a un clamoroso secondo posto nel campionato vinto dalla Juventus (che due anni prima aveva rinunciato a riscattarlo e che, nell’estate del ’78, sarà protagonista della famigerata “asta” tra Boniperti e Farina per il suo cartellino).

L’exploit convince Enzo Bearzot a portarlo in Argentina dove Paolo Rossi conquista subito il palcoscenico e l’affetto dei tifosi con i gol alla Francia, all’Ungheria e all’Austria ma forse, soprattutto, con il tacco che manda in rete Bettega nella sfida con i padroni di casa nell’ultima partita della prima fase a gironi. È nato ‘Pablito‘. Rossi entra definitivamente nel cuore di tutti gli appassionati di calcio italiani nell’estate del 1982 quando con i suoi gol trascina gli Azzurri di Enzo Bearzot a vincere i campionati del Mondo in Spagna.

Tre gol al Brasile, due alla Polonia, uno alla Germania in finale. Il trionfo, il titolo di capocannoniere, il pallone d’oro. E un posto indelebile nella storia sportiva del Paese. A quella competizione Rossi era arrivato dopo due anni di squalifica per il calcio scommesse. Nonostante le critiche di chi lo vedeva spento, Bearzot lo difende contro tutto e tutti e ne viene ripagato. Tutta l’Italia scende in piazza per festeggiare.
Con Vieri e Baggio condivide il record azzurro di nove marcature ai Mondiali. È stato il primo, seguito poi da Ronaldo, a vincere nello stesso anno campionati del Mondo, titolo di capocannoniere della fase finale e Pallone d’oro.

Un’impresa sportiva sottolineata in negativo pochi giorni fa con la gaffe della cerimonia di assegnazione del Pallone d’oro a Lionel Messi che ha ricordato due grandi campioni recentemente scomparsi come Gerd Muller e Diego Maradona ma ha dimenticato il campione pratese. Con la Juventus ha conquistato due scudetti, una coppa delle coppe, una Supercoppa e una Coppa dei Campioni. Dopo la carriera di calciatore è stato a lungo opinionista in Tv, prima che la malattia lo allontanasse dagli schermi.
Nel 2004 era stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelè e dalla stessa Fifa in occasione del centenario della federazione.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci arch. storico

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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