Ieri, ricorrevano i cinque anni fatidici anni dalla scomparsa del Prof. Umberto Veronesi, scienziato, ricercatore nonchè un grande medico e uomo molto stimato a livello internazionale. Mi zio oncologo, ha avuto nella sua carriera ambulatoriale di conoscerlo durante diversi congressi nazionali e in famiglia ci ha sempre spiegato che grazie ai suoi studi quotidianamente molte donne sono state salvate definitivamente dal tumore al seno, altre hanno visto la loro vita allungarsi.

Prima che le sue ricerche venissero pubblicate, le donne venivano sottoposte ad interventi chirurgici molto radicali, con ampie e aggressive asportazioni mammarie, che determinavano mutilazioni permanenti e a volte impossibili anche da ricostruire come, tanto per rimanere in tema è accaduto diversi anni fa ad una mia zia.
Il professor Veronesi con i suoi studi approfonditi ha dato un impulso determinante allo sviluppo della chirurgia oncologica conservativa del tumore al seno, dimostrando che per i tumori di piccole dimensioni, non vi era la necessità di asportare tutta la ghiandola mammaria ma ci si poteva limitare ad asportarne solo una porzione definito quadrante.

È proprio grazie al suo studio pionieristico, pubblicato nel 1981 sul New England Journal of Medicine e ripreso in prima pagina dal New York Times, che l’intervento di quadrantectomia risparmia oggi milioni di donne da non necessarie mutilazioni del seno.

L’evoluzione della terapia oncologica, dalla definizione della massima terapia tollerabile alla ricerca della minima terapia efficace, ha portato poi anche all’introduzione della biopsia del linfonodo sentinella, che oggi evita inutili dissezioni ascellari e previene le indelebili stigmate del linfedema del braccio.

Attualmente, le tecniche innovative introdotte da Umberto Veronesi e l’evoluzione della chirurgia plastica ricostruttiva si fondono nella chirurgia oncoplastica della mammella grazie alla quale nello stesso intervento chirurgico è possibile rimuovere la neoplasia ed effettuare un rimodellamento estetico del seno, evitando alterazioni di forma, retrazioni cutanee e deformità dell’areola.

Benedetto Longo scrive al pari di Veronesi: “La cura delle donne con tumore al seno e di tutti i pazienti oncologici non può e non deve essere mai finalizzata solo al gesto chirurgico ma ad un aiuto e impegno empatico totale verso il paziente, il quale affida al proprio chirurgo non solo la sua vita, ma anche le sue paure e le incertezze sul suo futuro. Le persone si curano con l’aiuto dell’amore, con le parole, con un sorriso e la pazienza dell’ascolto, perché siamo fatti di corpo e anima, ugualmente importanti.

Questa è l’eredità che ci ha lasciato Umberto Veronesi, ed è questo il modo con cui curo tutte le mie pazienti.

Parole importanti, certo che sì, in un momento dove il Covid-19 con il suo codice crudele, ha cancellato le altre gravi patologie dei pazienti oncologici. La speranza per tante donne e uomini è quella che gli ospedali, i reparti più dolorosi, possano tornare a svolgere la loro funzione naturale.

Carlo Costantini editore

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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