Udine, Cividale del Friuli e Cormons: tre cittadine friulane, situate a pochi chilometri di distanza una dall’altra. Unendole sulla mappa possiamo disegnare un triangolo: scaleno per forma, isoscele per caratteristiche storiche, equilatero per offerta turistica, enogastronomica e artistica. Scopriamole insieme.

Popolata fin dall’epoca preistorica, Udine venne abitata in modo più consistente in epoca romana, ma divenne città solo nel 1223. Dal 1420 fa parte della Serenissima Repubblica di Venezia: l’influenza veneziana vive tutt’oggi nelle sue piazze e negli antichi palazzi: Piazza Libertà, considerata la più bella piazza veneziana sulla terraferma; Piazza Matteotti che coi suoi portici sembra un salotto a cielo aperto; la Loggia del Lionello in stile gotico veneziano; il Castello, da cui si intravedono i tetti della città, le montagne che la circondano e, guardando verso sud, le acque del mare Adriatico; la Loggia e il Tempietto di S. Giovanni e infine il palazzo Antonimi, realizzato su progetto di Andrea Palladio. Nel 700 Udine fu la città di Giambattista Tiepolo, che qui raggiunse la sua maturità artistica, e di cui sono conservati i capolavori nel Palazzo Patriarcale, nel Duomo e nella chiesa della Purità.

Città dallo spirito assolutamente conviviale, è impossibile recarsi a Udine e non celebrare uno dei riti che la rendono famosa nel mondo, il tajut ossia “un calice di vino  in compagnia”, che peraltro è diventata una piacevole abitudine tra gli abitanti del posto: molti infatti nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro, si ritrovano nelle osterie tipiche della città per bere, come si dice in lingua friulana, un taj di chel bon (un buon bicchiere di vino).

Da Udine ci spostiamo a Cividale: capitale del primo ducato longobardo in Italia, dal giugno 2011 è stata annoverata tra i siti Patrimonio Mondiale Unesco grazie proprio al Tempietto Longobardo, una straordinaria testimonianza dell’architettura alto-medievale occidentale nonché uno dei sette simboli più rappresentativi del potere longobardo in Italia. Rientrando nella via longobardorum, un itinerario che ha proprio nella antica Forum Iulii (da qui il nome Friuli) il suo punto di partenza, Cividale incarna ed esprime tutta l’essenza del Friuli Venezia Giulia: arte e natura formano infatti qui un connubio maestoso. Una passeggiata nel centro storico ci porta ad attraversare il leggendario Ponte del Diavolo sul fiume Natisone, fino ad arrivare all’imponente Duomo; visitiamo quindi l’Ipogeo Celtico, cavità di cui ancora oggi non si conosce l’origine e lo scopo, per questo forse ancora più suggestiva; il Monastero benedettino di Santa Maria in Valle, il Museo Archeologico Nazionale e il Museo Cristiano del Duomo dove sono custoditi l’Altare di Ratchis e il Battistero di Callisto, importanti testimonianze del patrimonio artistico longobardo.

Chiudiamo il nostro triangolo raggiungendo Cormons, piccolo paese a tre chilometri dalla Slovenia che si erge sulla cosiddetta zona del Collio: la produzione locale di vini e di prodotti gastronomici doc tra cui il prosciutto e il radicchio, lo rendono di diritto uno dei principali centri agrituristici del FVG. Stazione militare durante l’epoca romana, fu fortificato dai Longobardi nel 610 per diventare, in età alto-medievale, sede per oltre cento anni dei patriarchi di Aquileia. Conteso nei secoli tra Italia e Austria, tornò definitivamente italiano solo al termine della Prima Guerra Mondiale. Circondato come in un naturale abbraccio dalla natura rigogliosa del Parco del Bosco del Plessiva, Cormons vanta innumerevoli chiese tra cui il Duomo di Sant’Adalberto (protetto dalla Centa, un complesso di mura e strutture protettive da cui ancora oggi si può vedere il primigenio impianto urbanistico medievale), e le Chiese di San Leopoldo, Santa Caterina, San Giorgio, Santo Stefano, San Nicola e San Lorenzo. Da visitare infine Palazzo Locatelli, attuale sede municipale, Palazzo Dei Maestri, al cui interno sono ancora visibili le antiche prigioni e infine il Teatro Comunale, costruito nel 1908 in stile neoclassico su commissione asburgica.

A cura di Sara Patron – Foto Avous de Friul

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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