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TUTTI CONTRO TUTTI

Come da profezia, il virus ha finalmente unito l’Italia, peccato pero’ che ancora non ci sia traccia di catarsi collettiva.
Scomparsi gli emozionanti concerti sui ballatoi dei condomini, scomparsi gli “arcobaleni” dell’ “andra’ tutto bene,” cosa resta?
Non so neppure se torneremo ad amarci piu’ di prima, l’unica cosa certa, per ora, e’ che la pandemia, lungi dal saldare i cocci della discordia, ha frantumato milioni di vite.
C’e’ chi ha gia’ perso il lavoro, chi lo perdera’, chi e’ in cassa integrazione fino a data da destinarsi.
Chi ha abbassato le serrande sotto il peso di regolamenti, e chi vede scivolare i figli nel “tedium vitae”.

Simili a bestie dopo la cattivita’, gli italiani si sono riaffacciati per strada per scoprire l’inevitabile: nulla e’ uguale a prima.
Non vorrei fare enunciazioni catastrofiche, ma se non si corre ai ripari, siamo sull’orlo di un “ vuoto” che assomiglia molto al baratro.
Certo che si’, e’ accaduto quello che nemmeno il complottista piu’ immaginifico avrebbe potuto predire: il coronavirus ha azzerato tutto.

Fino a ieri, l’ondivaga gestione dell’emergenza e’ stata compressa dalla paura, e ora, assieme alla semiliberta’ riconquistata, sta arrivando la rabbia.
L’ultimo sondaggio di Euromedia research ci dice che due cittadini su tre ipotizzano gravi tensioni sociali, e che la fiducia nei politici e’ sempre piu’ bassa.
Tira aria metifica, soprattutto al Nord: partite IVA in attesa di mancette, imprenditori asfissiati dalla burocrazia, commercianti travolti dagli inadempimenti, e nel bel mezzo di questa bagarre, ovviamente c’e’ chi prova ad aizzare.
I muri cominciano a riempirsi di bellicose scritte.

Tutti contro tutti! E mo’?
A livello emotivo, dobbiamo aspettarci tutto, a dirlo uno storico e politologo, Alessandro Campi, docente dell’Universita’ di Perugia.
“La prima, abbastanza classica, e’ il rigetto della politica e, considerando che il nostro premier ama paragonarsi a Winston Churchill, e’ proprio lo stesso meccanismo che spinse gli inglesi a ripudiare il loro primo ministro nel 1945.
Una scelta quasi purificatrice per liberarsi dal passato opprimente: allora era la guerra, ora e’ la quarantena.
E’ la reazione classica di chi vuole lasciarsi alle spalle il passato.
Si cerca di voltare pagina, basta con le solite facce, un meccanismo psicologico che prescinde pure dai demeriti di Conte”
La seconda reazione, invece, ha a che fare con la rabbia: uno scoppio di rabbia e risentimento non solo contro le istituzioni, ma anche fra gli italiani.
La crisi ha fatto emergere ogni disuguaglianza e, persino gli statali diventano bersaglio dell’invidia.
Del resto, come negare che, in questi mesi, ha fatto una bella differenza avere uno stipendio garantito o anelare al sussidio.

E il tutto condito con il divampare dei litigi.
Governo contro Regioni, maggioranza contro opposizione.
Per carita’, la Fase 2 sarebbe stata complicata anche con l’esecutivo piu’ scintillante, ma ora si sta assistendo a un montante complottismo, dove la gente vive in un clima di sospetto permanente.

Aggiungiamo che i social amplificano questo delirio, il tasso di emotivita’ sta diventando altissimo, e l’invidia sociale e il risentimento per le disuguaglianze sono fomentati da campagne di disinformazione.
Gli infuriati italiani stanno inondando Facebook, WatsApp e Telegram di gruppi che ineggiano alla rivolta.
Milioni di esasperati si agitano sulla rete, alimentati anche, mi si conceda, da una mancanza di “vision istituzionale” e da una sovrana incertezza.
Tutti i giorni va in scena lo stesso copione: migliaia di negozianti continuano, simbolicamente, a consegnare allo Stato , le chiavi della loro attivita’.
Dove sono finiti i soldi della cassa integrazione?
E i 600 euro che tanti autonomi aspettano’?
E i vagheggiati soldi a fondo perduto?
E perche’ la burocrazia fa morire bar e ristoranti?
Come si prospetta l’autunno?
Tornati da quel che resta delle vacanze estive, che non tutti i cittadini si potranno permettere, il malcotento potrebbe esplodere definitivamente.
Credo che sia importante evitare, ad ogni costo, la violenza.

A partire dalla politica, che dovrebbe , a questo punto, registrare il disagio , e fare di tutto per scongiurare il pericolo.
La rivoluzione francese, se si ricorda, venne proprio scatenata da una contraddizione come questa: da una parte, la gente si sentiva ignorata e, dall’altra, soffriva sempre piu’ le diseguaglianze.
Il popolo ha fame!
“Mangino brioches” disse la regina Maria Antonietta, deridendo il popolo.
Speriamo che non si arrivi a tanto ma, basta con l’”inconcludenza”.
Sicuramente una cosa va capita : che anche il popolo italiano ha fame, e non solo di “commi e decreti”!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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