Erdogan sabato aveva tuonato contro i dieci ambasciatori (Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia e Usa) che avevano firmato l’appello per la liberazione dell’attivista Osman Kavala, detenuto oramai da oltre 1.400 giorni “impareranno a conoscere e capire la Turchia o dovranno andarsene”. Ma, da quando si apprende dall’agenzia Bloomberg, funzionari diplomatici e consiglieri del governo turco hanno consigliato al presidente Recep Tayyip Erdogan di non dare seguito alla minaccia di espellere i 10 ambasciatori occidentali. Quindi ora Erdogan è impegnato a cercare il modo di non espellere gli ambasciatori senza, però, perdere la faccia dopo l’annuncio di sabato.

A preoccupare sono soprattutto le ricadute sull’economia e i mercati finanziari, che alla riapertura di questa mattina non hanno perdonato l’uscita del presidente.
La lira turca, infatti, si è svalutata di oltre il 2% in un giorno arrivando a sfondare la barriera di 1 dollaro per 9,80 lire turche e di 1 euro per 11,40 lire. Il record negativo si è registrato mentre è atteso, secondo fonti citate dall’agenzia Reuters, un taglio al 16% degli interessi sui prestiti da parte delle banche statali turche in linea con la scelta della Banca centrale di abbassare di 200 punti base i suoi tassi di riferimento.

Tra le banche interessate ci sarebbe anche Halk Bank, coinvolta in un’inchiesta negli Usa con l’accusa di aver contribuito a creare uno schema per evadere le sanzioni americane contro l’Iran. L’ennesimo tonfo della valuta nazionale turca arriva a pochi giorni dal declassamento della Turchia da parte della Financial Action Task Force, organizzazione intergovernativa che si occupa di combattere il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento al terrorismo.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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