GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

Il titolo apre l’articolo passando dal motto dello SMOD che traduco per coloro che non hanno potuto studiare il classico e la lingua madre, il latino. “Difesa della fede e servizio ai poveri”.

Mi aggancio. Parte della chiesa aveva dapprima cresciuto il Conte e poi riposto in San Giuseppe il “francobollo” del potere politico, di un cavaliere con la croce, che si doveva occupare, ma soprattutto preoccupare di come gestire il mondo moderno. Doveva essere un navigatore, un sultano della politica, un portatore della buona parola e dei fatti da compiere.

Una vera e propria missione, perchè aveva frequentato il collegio universitario di “Villa Nazareth”. Insomma con lui il paese doveva rinascere passando dalla via del Grillo (nuova per Roma), ma che porta direttamente dentro al Parlamento. L’impresa era riuscita, tra un apri e chiudi e riapri e richiudi. Prima attraverso il consenso di Luigi Di Maio e Matteo Salvini poi sciolto in un mojito estivo, successivamente (in un bis) con i grillini e quelli che si definiscono partito democratico per sempre frantumato da un Renzi fiorentino che non ha mai smesso di giocare a stecca dal Bruto (un noto locale dove anch’io da giovane andavo a muovere le biglie per metterle in buca).

E di buche il Matteo di Italia Viva (che personalmente invece questa Italia mi appare come un cadavere vivente), nella massa di incompetenti l’ha cercata, voluta; e, l’ultima steccata, l’ha data proprio al Conte di Padre Pio, che tanto ama avvicinarsi alle mura vaticane, come un vecchio democristiano, ma senza il bastone della maggioranza, quello che ti sorregge per mezza decade.

I DPCM del governo appena scivolato nelle buche romane, hanno formato un esercito di giovani senza scuole e senza lavoro, hanno portato molte partite iva a fallire nel vuoto, e la cosa peggiore sono stati frutto di tanti morti con una gestione sanitaria drammatica. A partire dall’acquisto delle mascherine a quelle delle siringhe, dei respiratori per le terapie intensive, alle bombole di ossigeno che non si trovavano e con l’esplosione delle mafie, costavano come un lingotto d’oro.

Un fallimento totale al contrasto alla pandemia, fino al punto che il capo dello Stato Sergio Mattarella per far risorgere dalle ceneri il bel Paese ha dovuto nominare il “Draghi”, che messa giù così, sembra una contrada del palio di Siena. E, invece no, stiamo parlando del Prof. Mario Draghi, quell’uomo capace di spingere sull’economia mondiale, che anche Obama, quando in America c’era un problema da risolvere, faceva comporre dal segretario di Stato il suo numero di cellulare.

Conte, oggi è come un fantasma che cerca di stendere un lenzuolo bianco in via del Grillo per non tornare a fare l’insegnante, ma sono in molti a sperare che insieme a Speranza, Bonafede, l’Azzolina, Arcuri, possa uscire definitivamente dalla scena governativa.

Oggi si deve puntare ad avere gente competente spaccando i poteri forti, la burocrazia per non rimanere nella povertà culturale (un contadino all’Agricoltura lo vedrei benissimo, sicuramente meglio di Toninelli)… Basta l’attaccamento alle poltrone occorre la dignità per salvare l’Italia. E per farlo non basta un PRESIDE, ci vogliono anche gli scolari e non i somari…

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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