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La vicenda della New Financial Technology, si parla di una truffa da cento milioni e seimila investitori coinvolti, riporta a galla quello che ne campo degli investimenti è conosciuto come lo “schema Ponzi“, ovvero il modo utilizzato cento anni fa, più precisamente nel 1920, per truffare migliaia di persone (si stima oltre 40.000) per complessivi quindici milioni di dollari del tempo ….
Con lo specchietto per le allodole delle criptovalute, in questi ultimi anni la NFT ha raccolto fondi dietro la promessa di tassi di interesse ben fuori da quelli di mercato, pagati per un po’ di tempo, ma oggi spariti, così come i capitali versati da investitori evidentemente attratti da guadagni elevati e facili.
Truffare la gente in realtà non è mai così difficile, nonostante se ne siano viste e se ne conoscano di tutti i tipi, anche senza conoscere lo “schema Ponzi”, che poi null’altro è che il creare una piramide, dove i versamenti degli ultimi servono ad alimentare e pagare gli interessi ai primi; fintanto che entrano soldi tutto va a meraviglia, ma se il flusso si ferma …. iniziano i guai.
Una delle classiche catene insomma, dove anche il passaparola viene utilizzato per alimentare il flusso di denaro …. ed a quanti di noi non è mai capitato di avere parenti, amici, conoscenti, che ci hanno parlato di soldi investiti a tassi buonissimi, con l’invito di approfittarne? L’attrazione verso il guadagno è umana, altrimenti esisterebbero i casinò, i gratta e vinci, tutti quei giochi, anche legali, con cui tentare la fortuna in cambio persino della …. ricchezza?
Della presunta truffa perpetrata dalla NFT, al momento, non si hanno dati precisi su quante persone ne siano coinvolte e di quale importi si parli, salvo che l’investimento minimo era di 10.000 euro, e pare ci sia chi abbia versato cifre a cinque zeri.
Dei tre soci della NFT, due sono irreperibili, mentre il terzo promette restituzioni che …. il timore è, nessuno vedrà mai diventare realtà.
Ma torniamo indietro a quel 1920 ed al “signor” Charles Ponzi, in realtà Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Teobaldo Ponzi, nato il 3 marzo 1882 a Lugo di Ravenna, conosciuto negli anni con molti nomi diversi ed autore di truffe che lo portarono, negli Stati Uniti dove si era trasferito, agli onori delle cronache ed a frequentare per alcuni anni le carceri americane.
Tutto iniziò quando il titolare della società presso cui era impiegato, il Banco Zarossi in Canada, utilizzò il sistema della piramide, per mettere in atto una truffa ai danni degli immigrati italiani, di cui raccoglieva i risparmi e che, scoperta, lo portò in carcere; per Ponzi però, quella truffa diede inizio ad una serie di vicende iniziate con il suo spostamento negli Stati Uniti, utilizzando i francobolli, o meglio, quello che nei rapporti commerciali dell’epoca era il “buono di risposta internazionale”, ovvero quello che nei Paesi aderenti all’Unione Postale Universale, consentiva di ottenere un francobollo per la risposta.
La questione era però che in Paesi come l’Italia o la Spagna il francobollo costava almeno la metà che negli Stati Uniti e quindi acquistarne per poi cambiarli negli USA, voleva dire quantomeno raddoppiare il capitale; da qui l’avvio di un sistema fiorente, dove il coinvolgimento di sempre più persone alimentava flussi di denaro e l’ottenimento di guadagni a tassi di interesse che moltiplicavano quelli vigenti di mercato.
La cosa non è di per sé illegale, ma comporta spese non indifferenti, visto che naturalmente il valore dei singoli francobolli è bassissimo e bisogna quindi acquistarne enormi quantitativi per alimentare il business; così Ponzi decide di mettere a frutto gli “insegnamenti” del Banco Zarossi, dando il via ad un sistema di investimenti dove i flussi di denaro servivano a pagare gli interessi.
Ovvio che prima o poi la cosa susciti non solo l’interesse della gente, ma anche di quegli organi addetti alla vigilanza, ed ecco iniziare i guai, che fermano gli investimenti e l’impossibilità di continuare a far girare la ruota; il sistema era così diffuso (Ponzi aveva assunto agenti di vendita in buona parte del Paese) da permettere a ponzi di prendere il controllo della Hanover Trust Bank, dove inizialmente veniva depositato il denaro raccolto.
Le prime difficoltà sono però alle porte, basta una denuncia per far scattare indagini, controlli e com’è ovvio, l’interesse della stampa, inizialmente prodiga di elogi, ma che poi cambia velocemente il tenore degli articoli, causando nell’opinione pubblica ondate di panico che portano ben presto al fallimento della Società e della Banca di Ponzi, alla sua incriminazione per Frode Postale ed a due condanne in Stati diversi.
La truffa però è per Ponzi il modello di vita, tanto che uscito su cauzione e mentre attende il processo d’appello, ne mette in atto un’altra, questa volta utilizzando lotti di terreni che acquista e divide in tanti piccoli pezzi da rivendere promettendo utili favolosi; anche questa volta viene scoperto ed incriminato, salvo che ancora una volta esce su cauzione e tenta la fuga dal Paese.
Incriminato subisce una condanna a sette anni ed una volta scontata viene rimandato in Italia, dove tenta di rimettere in piedi i suoi sistemi truffaldini, senza successo però; Ponzi muore povero in Brasile, il 18 gennaio 1949, in un ospedale per poveri di Rio de Janeiro, dimenticato.
Quello che alcuni non hanno invece dimenticato, sono i suoi metodi truffaldini, che cento anni dopo tornano per l’ennesima volta alla ribalta, in una nuova operazione che coinvolge tanta gente e tanti soldi.
Il perché di tutto questo è in fin dei conti molto semplice, guadagnare di più di quelli che sono i rendimenti dati dal mercato, quello legale, quello che non è scevro da rischi, così come da possibili utili che possono derivare ad esempio dall’acquisto in azioni; però nei casi come quello della NFT i guadagni paiono privi di rischio , facili, immediati e certi, salvo …. ritrovarsi truffati, persino senza più un soldo, dato che non è raro ci sia chi abbia affidato tutti i propri risparmi nelle mani di questi truffatori.
La truffa è da sempre insita nella natura umana e se è assolutamente da condannare chi la mette in atto, anche chi viene truffato, non sempre ma in alcuni casi, ha quantomeno peccato di superficialità e forse di un’avidità che fa percorrere strade pericolose, incurante dei troppi esempi in cui le cose sono finite male.
La vicenda della New Financial Technology e dei suoi investitori è solamente alle battute iniziali, ma chissà perché non ha nulla di nuovo rispetto a tante altre vicende di un passato più o meno recente; cento anni dal “sistema Ponzi” sono passati invano? A quanto pare la risposta non può che essere affermativa!
Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica 
Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani

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