Alla vigilia del solstizio di primavera, va in onda la trentesima giornata di Serie A, prima degli spareggi mondiali, che creano un’apprensione più che giustifica, anche considerando il (non) cammino delle nostre nelle coppe europee.

Il calendario propone scontri importanti, diversi testacoda non del tutto scontati ed altri confronti dagli alti contenuti; sostanzialmente si può affermare non ci sia nessuna partita priva di buon interesse.
Si inizia con Sassuolo-Spezia; i ragazzi di Dionisi non hanno ancora abbandonato il sogno europeo per difficile e distante che sia, mentre quelli di Thiago Motta vogliono fare almeno un ulteriore passo verso la salvezza. La partita è bella ed i padroni di casa hanno un Berardi in vena, cosa che, nel secondo tempo fa una grandissima differenza, quella di un 4-1 finale che lascia pochi dubbi sulle distanze tra le due compagini.
In serata il Genoa, dopo sette pareggi consecutivi, prova finalmente a vincere la seconda partita su trenta e quale migliore avversario del Torino per riuscirci? In gol velocemente, in dieci dal venticinquesimo ed ecco segnare un due nella casella “vittorie”; inutile fare commenti sulla non partita del Torino che, considerando il valore del Genoa (forse la formazione più scarsa della A), non è meno vergognosa degli 0-7 casalinghi delle ultime stagioni, ma contro ben altre avversarie, se si volevano “regalare” i tre punti ai rossoblu lo si poteva fare in ben altro modo!
Il sabato della festa del papà (auguri a tutti anche se in ritardo), del matrimonio-non-matrimonio del Cavaliere (ma non sarà che lui, quello vero, era allo stadio a vedere il Monza?), mette tutte insieme le prime tre, roba da vecchi tempi, anche se è l’orario ad essere diverso.
Inizia il Napoli, a cui l’Udinese prova a fare un pessimo scherzo, andando in vantaggio e terminando in tal modo il primo tempo. I friulani però devono fare i conti con il “solito” Osimhen, uno che è capace di tutto, cosa di cui si accorgono loro malgrado le zebrette; Spalletti mette in saccoccia i tre punti e si accomoda davanti al televisore per seguire la concorrenza.
Tocca all’Inter andare in campo mentre sorseggiamo un aperitivo, che però va di traverso ai nerazzurri, fermati da un Fiorentina che non fa sconti e va persino in vantaggio.
Questo non dura molto, ma verso la fine è Handanovic a dover salvare il risultato; il pareggio certifica, se c’erano ancora dubbi, che l’Inter vive un momento difficile, il più duro delle ultime due stagioni e la sosta arriva a fagiolo, dato che non tutti i nazionali in rosa saranno impegnati negli spareggi mondiali. La Fiorentina intanto proseguo il suo cammino, buonissimo nonostante la partenza di Vlahovic; non c’è mai la controprova ma si può pensare che con il suo vecchio centravanti le cose sarebbero andate ancora meglio?
Pizza e birra in serata a fare da contorno ad un Cagliari-Milan che promette scintille, che però arrivano a fine partita per presunti insulti verso il portiere rossonero e scatenano una rissa generale poco edificante. La partita la vince il Milan, sempre più capolista e dominante i novanta minuti, con l’1-0 che sta persino stretto ai rossoneri; Mazzarri fa il solito “piangina” e lamenta un mancato rigore, che forse al contrario sarebbe stato assegnato, forse.
La domenica inizia con il “cicchetto” veneziano, che però è la Samp a papparsi, lasciando sempre più in difficoltà i lagunari, in caduta libera dopo un girone d’andata più che buono.
Così, mentre già si parla di un nuovo mister per la prossima stagione, il professore si porta in posizione leggermente più tranquilla, considerando che il Venezia è diretta concorrente per la salvezza ed il resto del lotto tutto fa salvo che faville.
Pomeriggio di bel calcio in Empoli-Verona, fuori da qualsiasi gioco e quindi in grado di divertirsi e divertire; il Verona fa di più la partita, ma va sotto e recupera per un 1-1 che alla fine premia entrambe, non solo per questa singola partita. Episodio difficile da vedere ad Empoli, con il centravanti Simeone che si fa parare un rigore; l’arbitro però lo fa ripetere e questa volta è il palo a dire di no al Cholito! A memoria ricordo qualcosa di analogo in un Inter-Torino del 1983, quando Altobelli tirò per tre volte il penalty di un 1-3 spettacolare.
In contemporanea la Juve cerca di dimenticare subito il Villareal ed andare a caccia di qualcosa in più del quarto posto e la Salernitana pare essere l’avversaria migliore, per centrare il doppio obiettivo. Detto fatto e dopo cinque minuti è vantaggio, poi ce ne vogliono qualcuno in più per chiudere la partita e far tornare i “cantori” dei bianconeri in estasi; basta infatti un gol per far tornare magnifico Dybala? Basta battere 2-0 l’ultima in classifica per tornare in corsa scudetto? Potenza di una categoria dove si riesce a smentire persino se stessi e senza battere ciglio. Poi, è vero che la Juve da novembre ha recuperato 10 punti all’inter, ma c’è solo del merito bianconero (indubbio sicuramente), o pure i nerazzurri, in affanno da un pezzo, hanno fatto la loro “bella” parte? Non so come si facciano i conti, ma per recuperare bisogna che gli altri si fermino, altrimenti …. Resti sempre sul treno successivo.
Quanto alla Salernitana le speranze si affievoliscono pur con le due partite da recuperare e la brutta prestazione contro i bianconeri ne è la dimostrazione; aggiungendo che Nicola, chiamato al capezzale come guaritore, ci sta capendo poco, tra chiacchiere inutili e formazioni sbagliate.
Uno spiraglio però c’è ancora, dato che dopo la sosta in Campania arrivano Juric ed i suoi prodi e come dice il proverbio …. beati gli ultimi, perché prima o poi incontreranno il Torino!
Alle 18 pronti per il Derby romano, non solo una questione di calcio, ma uno dei confronti più sentiti al mondo; vincere ti porta in cielo, perdere ti bolla di ignominia!
Pensare quindi cosa può voler dire un gol dopo cinquanta secondi e che il primo tempo finisca 3-0! Roma stratosferica e Lazio …. in mutande.
La ripresa è sempre di marca giallorossa che potrebbe persino aumentare ulteriormente il vantaggio; Mou diventa re di Roma, erede legittimo di Romolo, mentre Sarri veste i panni dimessi dello sconfitto! Derby senza storia, finito prima ancora di iniziare e si può immaginare di che colore sia il sor Claudio e di quanto si farà sentire, subito, ma ancor più in estate.
Bologna-Atalanta chiude la trentesima, dando a Gasp un’occasione per restare in corsa Champions, mentre Sinisa vuole chiudere bene la sua storia con i rossoblù, che pare giunta al capolinea. La gara è aperta e si anima soprattutto nella ripresa, senza che nessuno riesca ad imporsi, sino a quando un ragazzino, Visse, entrato da poco in campo, fa saltare l’equilibrio e permette all’Atalanta di mantenere qualche speranza Champions.
Tutto in gioco dopo trenta giornate e grande bagarre per scudetto, posizioni Champions, europee e retrocessione, pochissime le formazioni che possono giocare senza obiettivi né patemi, ma allo stesso tempo diventare arbitre di ogni situazione.
Adesso tocca alla Nazionale, il Mondiale è alla portata, speriamo non scappi!
Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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