Diego Armando Maradona al Dino Manuzzi al termine di Cesena - Napoli

Il calcio amatoriale rimane il lato chiaro di un mondo sempre più buio. Quando solcavo, arrancando e con il terrore di far del male a un mio avversario, i verdi prati dei campi di periferia dove si svolgevano i mitici Tornei ARCI, frequentati, spesso e volentieri, da professionisti del “gamba o pallone”, mi è capitato di vedere, dalla panchina dove spesso venivo relegato, un talento puro imprigionato nel corpo di un giovane amante della bella vita.

Faceva il camionista per una ditta che esportava in tutta Europa e il suo motto era: Abba, Scania, Ikea e una Old Ale, mi rendono la giornata più vitale. Aveva un controllo di palla e una visione di gioco da professionista, era talmente potente, lanciato palla al piede, che ai difensori avversari, quando se lo ritrovavano di fronte sembrava di aver incrociato un TIR, uno di quei bisonti della strada che guidava per lavoro.

Birra e sigaretta erano una costante, al tavolo del bar, e la sua preparazione atletica era a dir poco scadente. Un anno, la squadra del suo bar di riferimento, decise di fare sul serio e reclutò diversi giocatori che avevano dimestichezza con la palla i quali, per motivi i più disparati, non erano riusciti a fare il grande salto di qualità ma per un torneo di quel livello, erano dei Galácticos. Naturalmente, Franco Ordigni detto “TIR” era la punta di diamante. In agosto, il Presidente, in accordo con l’allenatore di scuola sacchiana, portò la squadra un mese e mezzo in ritiro al Monte Fumaiolo per una preparazione atletica adeguata con un programma composto da un totale di trentotto allenamenti divisi in sei settimane.

TIR riuscì a resistere alle tentazioni legate ad alcuni locali notturni relativamente vicini all’hotel dove soggiornava la squadra. Fece vita monastica per tutto il periodo del ritiro e continuò a resistere alle tentazioni, bacco e tabacco, per tutta la durata del torneo. La squadra, che giocava con una divisa simile a quella del Barça, come da pronostico, vinse agilmente il girone di qualificazione per poi superare le varie fasi intermedie prima della finale. Nella finale, giocata allo Stadio “Dino Manuzzi” in una serata di primavera inoltrata, TIR risultò in assoluto il migliore in campo portando, con il gol, siglato dopo una lunga galoppata dalla sua area fino a scavalcare con un perfetto pallonetto l’incolpevole portiere avversario, la sua squadra a trionfare, per la prima e unica volta nel prestigioso torneo organizzato dall’ARCI.

Sugli spalti, gremiti da tifosi di entrambe le compagini, erano presenti diversi osservatori di club, uno in particolare che rappresentava una squadra di 1ª categoria che cercava un bomber per salire in Promozione, gli promise un fisso di un milione di lire al mese più rimborsi per cibo e carburante. Spinto dagli amici del bar che con lui aveva condiviso quel risultato storico, accettò la proposta. La sua avventura in quel di Rocca Spellata durò, come si dice in questi casi dalle nostre parti, da Natale a Santo Stefano. Dopo un mese di allenamenti settimanali a una frequenza di quattro su sei giorni, ruppe il contratto e partì, a bordo del suo Scania LB141, verso un mondo di libertà accompagnato dalla musica degli Abba e da una foto di Britt Ekland, la sua attrice preferita, nella cuccetta ad allietare i suoi sogni.

A cura di Marco Benazzi – Foto Vittorio Calbucci archivio storico

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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