Lunedì 2 giugno 1980.  Si corre la 17ª tappa del Giro d’Italia, giunto alla sua sessantatreesima edizione, “Gatteo Mare – Sirmione” per un totale di 237 km, tappa in cui il Patron del Giro, Vincenzo Torriani, fu costretto ad annullare il giorno di riposo perchè dovette anticipate le ultime cinque tappe in modo da non arrivare a Milano di domenica in concomitanza con le elezioni amministrative.

La tappa fu vinta da Giuseppe Saronni, capitano del GIS Gelati e in maglia rosa resisteva, dalla 14ª tappa Foggia – Roccaraso, Wladimiro “Miro” Panizza, altezza 1,60, peso 50 kg, 35 anni, gregario di Saronni e infaticabile scalatore da tirate. Il nome voluto dal padre partigiano e comunista per ricordare il leader del proletariato mondiale, Lenin, il più celebre dei tanti pseudonimi utilizzati da Vladimir Ilich Uljanov, pare derivato dal nome del protagonista del racconto (Olenin) “I cosacchi” di Lev Tolstoj scrittore molto amato da Lenin.

Favorito della Corsa era Bernard Hinault, detto le Blaireau in italiano il Tasso, che un paio di mesi prima era stato protagonista di un’epica vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi, in una gelida domenica di aprile caratterizzata da una bufera di neve, vinta in solitaria come ai tempi del ciclismo epico fatto di polvere, fatica, fango e neve. Mancavano ancora cinque tappe all’arrivo a Milano e l’Italia sportiva tifava tutta per questo piccolo grande uomo al quale la fatica, visto le umili origini, non spaventava. Già perchè per uno che aveva percorso ogni giorno ottanta chilometri in bicicletta, tra andata e ritorno, per andare a lavorare per dieci ore, pedalare per lavoro era comunque un lusso. Il campione bretone aveva un carattere fumantino e quello era il suo tallone d’Achille.

A Roccaraso, Miro rimase incollato al tubolare di Hinault mandandolo in tilt come un vecchio flipper preso a spintonate. La scena si sposta a Cesena, in tarda mattinata, su Viale Matteotti, all’altezza di una rivendita di giornali, una ragazza di nome Marzia, liceale che stava recandosi a casa di un amica per il consueto giorno di festa a base di musica, assaggi alcoolici dal mobile bar e discorsi spensierati sul futuro prossimo venturo,  nell’attraversare la strada con addosso il suo inseparabile Sony walkman TPS-L2, non fece caso alle transenne e al pubblico che sbracciandosi vistosamente la invitava a fermarsi, obbligando il gruppetto in fuga ad operare una serpentina ornata da parolacce inun misto di dialetti nostrani, impronunciabili. Il “Tasso bretone” si accorse troppo tardi della giovane sbadata e per evitare la collisione, fini contro gli espositori dell’edicola. La leggenda del Bar Sport che aveva sede accanto al luogo dell’accaduto, narra che quando Tony e il Professore lo andarono a raccogliere da terra, sommerso da una montagna di quotidiani, sul petto aveva la prima pagina della Gazzetta dello Sport che, in taglio basso, portava un articolo a firma del “Divino” Bruno Raschi dal titolo: Viva Panizza” in tutti i dialetti.


Della giovane liceale si persero le tracce e, come capita nella cruda realtà, a vincere quel Giro, anche grazie al determinante apporto che gli diede il suo “luogotenente”, Jean-René Bernaudeau, fu proprio Bernard Hinault che giunseall’ombra della Madonnina, dopo avere percorso 4.025 km in 112h 8’ 20” distanziando di 5’ 43” Miro Panizza, il gregario che riusciva a battere anche i campioni. Wladimiro “Miro” Panizza, nel cuore di noi romagnoli, resterà quale trionfatore della 49ª edizione del Giro di Romagna, il cui albo d’oro annovera atleti del calibro di Costante Girandengo, Alfredo Binda, Learco Guerra, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni e Felice Gimondi, che si disputò il 1° maggio nell’anno di grazia 1973, il quale giunse al traguardo di Lugo davanti a Michele Dancelli e al colombiano Martín Emilio Rodriguez.

Nel cuore di ogni amante delle due ruote e di quelli che come me, considerano la bicicletta un mezzo di trasporto da pianura, batte una micro particella di quel cuore che smise di battere in un afoso solstizio d’estate del 2002.

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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