Igor Salviati è un amico poeta borghereccio, così come ama definirsi, che conobbi quando entrambi frequentavamo il DAMS a Bologna, al tempo degli “Unni”. In sostanza, la sua poesia si colloca al polo opposto di quella metropolitana. I suoi scritti tendono a riprodurre quel mondo dominato da libri impegnativi, teatro di ricerca, mostre d’arte contemporanea e cinema d’essai, dove dopo un violento acquazzone estivo si percepisce il petricore, che è fresco, dolce e morbido, che emana soprattutto dalle rocce e la geosmina, più forte, che è come un vapore di muffa e proviene dalle piante e dal terreno umido. La poesia borghereccia esprime la forza della comunicazione tra bipedi implumi e il restante mondo animale e vegetale, capaci di ascoltarsi e di amarsi. Uno dei suoi punti di riferimento politico-sociali era Nicolò Alongi, un sindacalista considerato eroe del movimento contadino di Prizzi, sua città natale, uomo di grande fede e coraggio, che aveva chiamato tre dei suoi figli “Idea“, “Libero pensiero” e “Ribelle“, e che cadde sotto i colpi della mafia agraria locale nel 1920.

Igor, da oltre vent’anni, vive per protesta in un territorio franco, a Campione d’Italia, un’enclave italiana nel territorio del Canton Ticino. Di recente, mi ha contattato per chiedermi notizie sulla possibile dismissione dei parcheggi meccanizzati di Cesena. In effetti, è notizia di qualche mese fa, il Gruppo che controlla l’attività relativa ai parcheggi meccanizzati ha deciso la dismissione degli autosilos perché anti produttivi, per cui è in corso la procedura di dismissione. La grossa preoccupazione di Igor era legata al ricollocamento dei lavoratori i quali, almeno da ciò che si legge sulla carta stampata, rischiano a breve di restare disoccupati. L’idea che aveva illuminato la mente di Igor in piena notte, non era di quelle che possono cambiare il mondo, ma salvare un gruppo di lavoratori coinvolgendoli in un’attività più redditizia e gratificante, quello sì.

Al posto delle automobili, dopo una serie di lavori di adeguamento, i silos in questione diventerebbero luoghi di stagionatura di una nuova varietà di formaggio. Il “silosaggio”, con il coinvolgimento della locale centrale del latte, nel giro di qualche anno, nel processo di ristrutturazione diventerebbe uno dei prodotti DOP più richiesti, esportabile nel mondo, garantendo un cospicuo introito. Gli risposi che un’idea come questa non poteva venire che a genio a riposo come lui. L’altro ieri, alle 7.00 in punto, sento suonare alla porta e, assonnato come un orso sotto l’effetto letargo, mi ritrovo sull’uscio Igor, fresco e scattante come una stella filante, il quale comincia a parlarmi a voce alta del progetto Silosaggio mostrandomi il documento di trenta e più pagine che aveva redatto nottetempo.

Mi parlò di tomini di capra cesenate e pecorino romagnolo, poi della differenza tra i formaggi a stagionatura breve (sei mesi) e lunga (trenta mesi), infine dei due prodotti leader, caciotte affinate al sangiovese e all’albana. Sul retro di copertina del documento, aveva inserito una sua poesia nata per l’occasione, l’Ode al Silosaggio, e quando mi permisi di sottolineare che di poesie dedicate al formaggio, a mio avviso, non ne erano mai state scritte, lui mi rispose citando una frase di Gilbert Keith Chesterton: “I poeti sono sempre stati misteriosamente silenti sull’argomento formaggio.” Il progetto è al vaglio della commissione di esperti che, in tempi brevi, gli farà sapere.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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