Elena e Alice Venzi sono due gemelle monozigote che conobbi alla scuola di Yoga del centro olistico di Sesto San Giovanni, una decina d’anni fa. Erano così simili che, se mi fossi legato sentimentalmente ad una di loro, avrei preteso un piccolo tatuaggio, di quelli all’hennè che tra l’altro hanno una tradizione antica tipica dell’Africa settentrionale e dell’India, anche sotto la pianta del piede.

Naturalmente questa ipotesi era solo frutto della mia fervida fantasia. Dopo qualche mese dal nostro incontro, mi messaggiarono che entrambe avrebbero tentato di accedere ai corsi dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Il tempo scorrevano nascondendosi come un fiume carsico e dopo cinque anni di buio totale, mi fecero uno squillo per invitarmi ad una serata in un noto locale capitolino. Mi presentai con un abito di velluto blu scuro, un maglione a collo alto grigio e un paio di Clarks Desert Trek nere ai piedi, ma nessuno notò la mia presenza, se si escludono le gemelline tutto pepe.

Alice mi venne subito incontro e mi abbracciò come se si trovasse davanti ad un reduce di guerra mentre Elena si limitò a stamparmi il rossetto color rosso vermiglio sulla pelata. Negli anni a seguire, continuai a interessarmi delle loro carriere inevitabilmente separate, e rimasi favorevolmente colpito nel leggere che entrambe, mietevano successi e premi à go go. Una sera di metà aprile, sento suonare alla porta e mi trovo davanti Alice in preda ad una crisi di ansia.

Sacchetto del pane per aiutarla a respirare in maniera lenta e regolare. Le chiesi di inspirare ed espirare lentamente nel sacchettino per una decina volte, poi di respirare normalmente, al di fuori del sacchettino, per una ventina di secondi. Questa alternanza prosegui fino a quando l’iperventilazione fu terminata. Poi si rilassò a tal punto che, dopo una serie di sbadigli degni di un gatto soriano particolarmente assonnato, crollò sul divano. Il mattino seguente, svegliata dall’aroma di caffè, mi spiegò il motivo del suo stato d’ansia.

Quando la prima compagnia teatrale la scritturò, durante il periodo di allestimento tutto andò liscio come l’olio. Il problema si presentò il giorno della prova generale aperta al pubblico. Quando il sipario si aprì sulla sala, Alice restò bloccata come una statua di sale colpita da un attacco di panico che la costrinse ad abbandonare il palcoscenico, sostituita al volo dall’assistente alla regia. Scoprì così di soffrire di un’ansia sociale denominata Glossofobia, la paura di esibirsi in pubblico.

Dal suo racconto c’era un particolare che non mi tornava, visto che sia lei che Elena avevano solcato tanti palcoscenici ottenendo ottimi giudizi critici. La verità mi venne raccontata successivamente. Quando Alice si rese conto che non avrebbe potuto lavorare in teatro, almeno fino a quando non avesse risolto i suoi problemi fobici, chiese a Elena se si sentiva di sostituirla durante tutte le repliche stagionali mentre gli allestimenti li avrebbe seguiti lei.

Questo scambio di persona andava avanti da diversi anni e oramai era netta la sensazione che indietro non si sarebbe tornati più. La relazione tra fratelli gemelli si definisce comunemente come unica e speciale con un’empatia particolare, ed Elena, pur di consentire alla sorella di continuare a vivere il suo sogno, decise di interpretare, per tutta la vita, il ruolo più difficile della sua carriera.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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