Pierino Arduini, cesenate d’adozione, nell’agosto del 1969, aveva ventidue anni ancora da compiere, era iscritto alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Bologna e, per sbarcare il lunario, nell’estate assolata della Riviera Romagnola, svolgeva il doppio lavoro di barista in uno stabilimento balneare il mattino e aiuto-posteggiatore la sera. Quest’ultimo lavoro lo vedeva affiancare lo storico posteggiatore dell’Hotel Nautico, Gennarino Speranza, amico di vecchia data di un celebre e generoso avvocato di Torino assiduo frequentatore della Riccione by night, sul Lungomare della Libertà di Riccione, città dove qualche hanno prima, fu location del film “L’ombrellone” piccolo gioiello della cinematografia “Risiana”, nobile antesignano dei cinecocomeri portati al successo di botteghino dai fratelli Vanzina.

Il 5 agosto del 1969, al posteggio si presentò un ragazzo inglese riccioluto dai capelli biondi che chiedeva notizie su dove poter soggiornare a prezzi modici. Pare fosse un chitarrista che era stato chiamato a sostituire il titolare di un gruppo che l’indomani e fino al 12 agosto, si sarebbe esibito alla “Bat Caverna”, un locale molto in voga in quegli anni, ricavato nel seminterrato dell’Hotel Nautico. Si chiamava David Jones e veniva da Londra.

Pierino, in un inglese di uno scolastico a dir poco stentato, gli propose la sua soffitta arredata alla bell’e meglio al prezzo stracciato di cinquecento lire al giorno. Stretta di mano tra gentiluomini e l’accordo fu siglato su dieci giorni. I cinquemila lire, naturalmente, erano posticipati a ferragosto. Nei momenti in cui Pierino era in libera uscita, assisteva alle prove della Band il cui nome, “Mott The Hoople”, gli ricordava il titolo di un romanzo che David teneva sul tavolo della cucina. Il chitarrista titolare, Mick Ralphs, si era ustionato una mano appoggiandola sovrappensiero su di un testo in terracotta sul quale stava cuocendo una piadina che poi avrebbe divorato farcita con salsiccia e cipolle stufate.

Le sette repliche decretarono un enorme successo di pubblico e David divenne amico di Pierino, al punto tale da renderlo partecipe del successo che il suo brano, pubblicato in occasione dell’allunaggio ma ispirato dalla visione del film “2001 Odissea nello Spazio”, esattamente l’undici luglio 1969, stava ottenendo. Nell’ascoltarlo, il titolo era “Space Oddity”, Pierino rimase impressionato dalla forza che sprigionava al punto tale che prenotò il 45 giri dal suo fornitore di fiducia.

Il giorno dopo Ferragosto, il giovane artista londinese lasciò Riccione con una sporta di ricordi, cinquantamila lire in meno e un’amicizia da coltivare. Da quel giorno Pierino seguì la carriera di David, che nel frattempo aveva cambiato il suo cognome in Bowie, sperando di vederlo tornare nel cuore della Riviera, magari proprio alla Bat Caverna. Trascorsero diciotto lunghi anni prima che Pierino potesse rivederlo esibirsi in Italia, allo Stadio “Artemio Franchi” il 9 giugno 1987 era una delle quarantacinque mila persone presenti alla prima data del “Glass Spider Tour”, ma non riuscì a raggiungerlo o meglio, non tentò neppure, preferì restare con quel ricordo sbiadito dal tempo ma sempre vivo e continuò a raccontare ad amici e ai clienti del bar che per anni gestì in zona mare, la favola di un giovane chitarrista inglese che ospitò nella soffitta di casa sua il quale, da quasi mezzo secolo, tutto il mondo conosce come “Il Duca bianco”.

Qualche giorno fa, il 20 maggio, Pierino ha terminato la sua esperienza terrena partendo alla ricerca del suo celebre amico avviatosi qualche anno prima, in un quadretto fissato ad un chiodo sopra il suo letto, i parenti trovarono la banconota da cinquemila lire con la quale l’amico David aveva pagato il suo soggiorno in quell’indimenticabile agosto del 1969. Era della serie W61 con Cristoforo Colombo e sul retro una sola caravella, la Santa Maria.

Sul lato destro del veliero c’era una scritta a penna con l’inchiostro ancora ben marcato che diceva: “I soldi di un vero amico non devono essere spesi, ma conservati come reliquie”. Per chi volesse approfondire l’argomento, consiglio la lettura del libro di Antonio Rosetti, vera e propria memoria storica di quel mondo, dal titolo “Senza Tempo Noi 1964-1979: il rock a Forlì”.

A cura di Marco Benazzi – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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