Giuseppe Verdi

Alberto Pizzagalli era un promettente baritono originario di Ovindoli che ebbi l’onore di conoscere in una lavanderia a gettone che entrambi frequentavamo quando la lavatrice era ancora un oggetto che, un uomo libero, si rifiutava di tenere in casa. Come ogni vero artista, la carriera di cantante lirico gli era stata indicata da un mito assoluto e inarrivabile: Ėduard Anatol’evič Chil‘ conosciuto con il soprannome di Mister Trololo.

Era un baritono di origine russa morto nel 2012 che dopo anni di onorata carriera, nel 2009, vent’anni dopo il suo ritiro dalle scene, grazie ad un video postato su youtube che ottenne milioni di visualizzazioni, tornò in auge ottenendo un enorme popolarità. Alberto era uno di quei ragazzi che rimasero rapiti dall’esibizione e dal significato che rappresentava. Si perché Chil’, invitato nel 1976 ad esibirsi in una rete televisiva svedese dove era previsto che cantasse il brano Sono molto felice perché finalmente ritorno a casa il cui testo originario raccontava la storia di un cowboy che faceva ritorno a casa, a cavallo, dalla sua amata Mary, a causa della censura sovietica che considerava troppo americano il testo, decise di esibirsi ugualmente, in nome della libertà d’espressione, improvvisando con una serie di vocalizzi che lo resero per sempre Mr. Trololo.

Il 4 giugno 2022, a dieci anni dalla morte del suo idolo, Alberto Pizzagalli doveva esibirsi al Teatro Salvatore Guascone di San Vetrano nel ruolo di Iago nell’Otello di Giuseppe Verdi, quando come segno di protesta decise, in accordo con i componenti del cast artistico, di sostituire la celebre aria Credo in un Dio crudel con il Trololo. Tutto è pronto, Iago si allontana dalla terrazza senza guardare Cassio, che svanisce tra gli alberi, e improvvisamente parte con la serie di vocalizzi anarchici che potrebbero segnare, in via definitiva, la sua carriera.

Dopo venti minuti di vocalizzi che ricordavano brani di musica minimalista, il M° Pizzagalli, sentendo in sala un silenzio cimiteriale, fece un cenno ai colleghi i quali ripresero l’opera dal punto in cui era stata interrotta fino a giungere al termine, letteralmente sommersi da dieci minuti di applausi a scena aperta. Le autorità locali, con in testa il Sindaco, Gioacchino Vernia e il Questore Gaetano Sciancalepore, si congratularono con regista, direttore e con Pizzagalli per la straordinaria esecuzione di quel brano tanto difficile nella sua estrema semplicità.

Il completo fallimento, per manifesta ignoranza del pubblico invitato, spinse il mite baritono a lasciare definitivamente il mondo della lirica e a dileguarsi per circa due anni. Quando riapparve, trasformato fisicamente tanto che un benzinaio lo scambiò per Barry Manilow, cominciò a sostenere che aveva vissuto un’esperienza di viaggio nell’Italia del futuro, nel 2114, dove il Trololo era diventato l’inno ufficiale dell’Europa Unita e il suo inventore un santo laico venerato dagli artisti di strada. Fu rinchiuso nella clinica giardino Imprimatur Nervi di Golfalieri Alta, e vi rimase per circa un anno a seguire la cura mente-corpo ideata dal Prof. Igino Maria Nitri.

Quando tornò in famiglia, era un uomo nuovo, gettava il pattume nei cassonetti senza lamentarsi, sostituiva rubinetti e boiler a parenti ed amici e, cosa fondamentale per certificare la sua completa guarigione, utilizzava il modo corretto per scambiarsi il segno di pace a Messa.

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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