Schiavio l'Angelo rossoblù

Ho vissuto gli spensierati anni dell’Università, ospite di un amico, a cui il padre danaroso aveva regalato un appartamento le cui finestre si affacciavano su Piazza Galvani. Ripagavo il favore, facendo lo sguattero tuttofare e il ghostwriter. Spesso di mattina avevo l’amaro in bocca dovuto all’eccesso di vino consumato in nottata, che però passava subito, contrastato dalle delizie che preparava Jerry. No, non si trattava del rampollo che generosamente mi ospitava, ma del figlio dei padroni del “caffè Zanardi”, dove facevo colazione ogni giorno. Il caffè era una eredità del bisnonno Aristide Govoni, ex half-backs dello “squadrone che tremare il mondo fa”, presente nella storica finale del Trofeo per l’Exposition Internationale “Arts et Techniques dans la Vie moderne” (l’Expo di Parigi), disputata allo stadio di Colombes il 6 giugno 1937 che vide il Bologna di Ceresoli, Biavati e Schiavio, impartire una lezione di calcio agli inglesi del Chelsea sconfiggendoli con un secco 4 a 1.

Una tazza grande di caffè e una fetta di morbida torta di patate dolci, mi bastavano per iniziare la giornata in dolcezza. Il mio primo incontro con Jerry fu emozionante. Dopo aver divorato una delle tante delizie esposte sul bancone avevo chiesto alla giovane barista di indicarmi il pasticciere per fargli, di persona, i complementi. Quando mi trovai faccia a faccia con lui, non riuscii a nascondere la sorpresa. Era un ragazzone con la sindrome di Down, con un sorriso di quelli capaci di sciogliere i ghiacci perenni che si annidano attorno al nostro cuore. Mi ascoltò gentilmente e si rammaricò di non potermi dedicare maggior tempo, il laboratorio lo reclamava. Con il passare dei mesi, tra noi nacque una amicizia indissolubile. Per lui il lavoro era ragione di vita. In pochi anni aveva creato una varietà di dolci di qualità talmente alta da vincere più volte premi a livello nazionale.

Era così preso dalla sua missione, quella di creare un prodotto che non finisse il suo percorso nello stomaco ma direttamente nel cuore, che il padre a stento riusciva a farlo riposare. I suoi ritmi sarebbero risultati insostenibili anche per Aleksej Stachanov. Quell’anno il padre Pietro lo convinse, dopo tanta insistenza, ad assistere al comizio organizzato per celebrare l’annuale Festa dei Lavoratori. I sindacati della Cgil, Cisl e Uil come ogni anno scesero in piazza per tornare a parlare di lavoro e diritti, condannando i padroni che da immemore tempo schiavizzavano gli operai tenendoli alla catena come cani da guardia. Gli applausi del pubblico festante e la condivisione del ragionamento portarono Jerry a prendere una irrevocabile decisione.

Da quel giorno scelse di non lavorare mai più, perché non avrebbe permesso ad alcun padrone, neanche a suo padre, di continuare a sfruttarlo. Le sue giornate però finirono col prendere quel retrogusto dolce e salato, ben noto, a chi ha deciso di gestire la vita con le proprie forze. Oggi Jerry è uno dei più apprezzati Chef pâtissier a domicilio. Ha iniziato sul terrazzo di casa proponendo un suo cavallo di battaglia: la torta della nonna sprint, con cannella, zenzero, noce moscata e un ingrediente segreto e in poco anni, è diventato un genio dei dolci con oltre 10 milioni di followers. Per quest’anno, il giorno della Festa dei Lavoratori, Jerry ha scelto di deliziare il palato dei ragazzi che lavorano in un supermercato di una grande catena di distribuzione, i cui titolari per scelta tutt’altro che etica hanno deciso di tenere gli esercizi aperti, preparando la sua celebre torta al cioccolato con marmellata d’albicocche arricchita con ananas e rum. Posso garantirvelo, il profumo di questa torta, supera di gran lunga quello di un qualsivoglia profumo griffato Chanel.

A cura di Marco Benazzi – Foto fonte Bologna Fc

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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