Alfonso Garuglio, detto Iannacci per la straordinaria somiglianza che aveva da giovane con il geniale artista milanese, era un ex-rabdomante di successo che dopo aver perso il ramo di salice in grado di muoversi in base alle vibrazioni in presenza di acqua, cadde in disgrazia e fu costretto, per riuscire a sbarcare il lunario, a diventare un line sitter, ovvero una persona disposta a fare la fila al posto nostro. Da fuori, potrebbe sembrare un lavoro estremamente noioso, ma attrezzandosi con un buon libro o scambiando quattro chiacchiere con le altre persone in fila, ad una media di una ventina di euro l’ora, visto i chiari di luna, può risultare un lavoro tutto sommato accettabile.

Ufficio postale, medico di base, abbonamento teatrale e calcistico, erano le tappe classiche della sua giornata tipo, poi c’erano bonus extra che spesso fruttavano una discreta sommetta, ad esempio in occasione dell’uscita dell’ultimo modello di iPhone, all’Apple Store di Milano, un calciatore professionista sborsò mille e cinquecento euro per assicurarsi la prima vendita della giornata, ottenuta dopo ben quindici ore di fila. Alfonso era un uomo tutto casa e lavoro con solo tre passioni, la pasta d’acciughe del Cantabrico in tubetto, rigorosamente dei maestri conservieri Olasagasti; Il Toro, inteso come unica compagine calcistica che rappresenta la città di Torino, gli altri, i pigiamati giocano a Venaria Reale e infine i tatuaggi.

Aveva tatuaggi in ogni dove, sotto alla pianta dei piedi si era fatto tatuare un noto imprenditore e politico brianzolo solo per il gusto di calpestarlo ogni giorno per tutta la vita; sulla schiena aveva invece tatuato quella che in analisi matematica viene chiamata l’equazione delle onde, conosciuta anche come equazione di d’Alembert, a detta di Alfonso, la più affascinante in assoluto. Ma il suo sogno proibito era farsi tatuare dal maestro Stephan Woightnawa, il quale trasferitosi da Berlino a Bologna, ha aperto il primo Laboratorio di Tatuaggi specializzato in peni. Aveva anche individuato la parola giusta da utilizzare: Bababadalgharaghtakamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohoohoordenenthurnuk, formata da cento lettere e coniata da James Joyce in Finnegan Wake per rappresentare il tuono divino.

Girò la parola scelta allo studio del maestro Woightnawa corredata da una foto del suo membro e, a distanza di un paio di settimane, il maestro rispose. Le cento lettere di cui era composta la parola, non consentivano una realizzazione professionale dell’opera e per questo motivo non poteva accettare l’incarico. La ferale risposta gettò nello sconforto il buon Alfonso che decise di rifugiarsi tra i labirinti lessicali del suo autore di riferimento. Dopo alcuni giorni, rileggendo una filastrocca senza senso tratta, ancora una volta, da Finnegan Wake, trovò il bandolo della matassa ottenendo il benestare del maestro. Al termine della seduta, Alfonso Garuglio tornò a casa con il pene cosparso di crema lenitiva con su scritto la frase: “Three quarks for Muster Mark”, più celebre di quella scelta precedentemente, per avere ispirato il Premio Nobel per la Fisica, lo statunitense Murray Gell-Mann, il quale utilizzò la parola quark per codificare le nuove particelle elementari alla base degli atomi. Più celebre, ma anche notevolmente più corta.

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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