Avrà il primo via libera, dopo mesi di stallo in commissione, il ddl sulla corruzione.
Il provvedimento è in esame in Aula al Senato e tra i primi punti all’esame dell’Aula c’è stato l’articolo 8 sul falso in bilancio approvato, con voto segreto, con 124 voti favorevoli che ripristina il reato depenalizzato durante il governo Berlusconi. Un voto che arriva sul filo di lana con il sì che arriva solo con tre voti di scarto. Polemiche sui ‘pianisti’. Intanto il ministro della Giustizia Orlando parla di intercettazioni, cavallo di battaglia di Ncd, e sottolinea di non vedere la necessità di un decreto.
Il falso in bilancio torna dunque, di fatto ad essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi. Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, “tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta”. Era un “voto delicato”, commenta il ministro Andrea Orlando.
Aumentano pene per associazione mafiosa: i boss e i loro uomini rischieranno, grazie all’approvazione dell’articolo 4, fino a 26 anni di carcere.
Patteggiamento – Sì alla possibilità di poter ricorrere al patteggiamento e alla condizionale nei processi per i delitti contro la pubblica amministrazione, ma unicamente nel caso in cui ci sia stata la restituzione integrale del “maltolto”.
Informare Anac su delitti p.a. – Con l’approvazione dell’articolo 6, è previsto l’obbligo per il Pm, quando esercita l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, di informare il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione. Passa l’esame dell’aula anche l’articolo 3 del disegno di legge, quello che stabilisce la riparazione pecuniaria: per i reati contro la pubblica amministrazione, in caso di condanna, il funzionario corrotto dovrà versare allo Stato una somma pari alla “mazzetta” ricevuta.
Il Ministro della Giustizia Orlando al termine della seduta in Aula: “E’ sottointeso che mi ritengo soddisfatto perché si trattava di un traguardo non troppo scontato. Ma nessun trionfalismo”, perché la battaglia contro la corruzione deve andare avanti. Un solo “rammarico”: che il voto su un “tema così importante non sia stato unanime”.