“Tolleranza zero? No, meno uno”. Questa è stata, in sintesi, la dichiarazione a caldo del presidente dell’AIA Marcello Nicchi sul tanto atteso giro di vite per arginare la violenza nei confronti dei direttori di gara.

Dopo la durissima presa di posizione nel mondo del pallone e del governo – con in testa il ministro dell’Interno Matteo Salvini – dopo l’aggressione a Roma del giovane arbitro Riccardo Bernardini, l’inasprimento delle sanzioni sarà duro ed evidente. Si passa da un provvedimento che era a discrezione del giudice sportivo, ma comunque non inferiore agli otto turni di squalifica, a un minimo garantito di un anno di stop per chiunque si renderà protagonista di un’aggressione a un arbitro. E non finisce qui, così come ha spiegato il numero uno della Figc Gabriele Gravina al termine del consiglio federale.

In concreto sarà scritta una norma definitiva, almeno si spera, sulla violenza. Per le lesioni è prevista una pena superiore a un anno e altro ancora. Intanto dopo i casi di Udine, Torino e gli appelli del mister del Napoli Carlo Ancelotti sui cori di discriminazione razziale e territoriale, sarà applicato alla lettera il regolamento che dal 2013 prevede lo stop delle gare. Gravina ha invitato il capo degli arbitri Marcello Nicchi e il designatore dei fischietti Nicola Rizzoli all’applicazione rigida del protocollo. Se capita durante la gara, ci sarà un primo annuncio. Poi, con il secondo, si riuniscono le squadre a centro campo.

Se i cori proseguono, si va negli spogliatoi e ci sarà l’annuncio ufficiale che la gara sarà sospesa. Anche l’UEFA ha preso posizione contro i cori razzisti, non per ultimo, nei confronti del giocatore del Napoli Kalidou Koulibaly. Con un comunicato stampa sul proprio sito ha condannato le ripetute offese ricevute dal giocatore durante la gara di campionato in casa dell’Inter. Dopo l’ultimo episodio che ha visto la morte di un capo ultras fuori da San Siro, negli scontri che hanno preceduto Inter-Napoli, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha dichiarato che sul fenomeno della violenza nel mondo del calcio – e in particolare fuori dagli stadi – esistono delle dinamiche di ordine e sicurezza pubblica che purtroppo non si riesce a fermare. Così come non aiutano le dichiarazioni polemiche dei presidenti dei club, ha continuato il capo dello sport italiano.

In altri paesi, prima o dopo la partita, le interviste le rilasciano un manager, che di regola, fa gli interessi del club. Viceversa, la filosofia tutta italiana, a torto o ragione, è rappresentata da un padre padrone che ritiene di fare spesso discorsi di parte per difendere solo i suoi interessi.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Ansa

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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