Il morale della società e del Cesena Fc è sotto gli scarpini. I giorni della merla non hanno solo surgelato i dirigenti, ma pure una serie di risultati negativi da dimenticare e in fretta.

La stagione è in bilico e senza un condottiero forte, un sergente di ferro che conosce bene la categoria, la salvezza della categoria puo’ essere in forte dubbio.
Ci sono partite da affrontare nell’immediato con due antagoniste che sono nella zona alta della classifica e con una che lotta per la sopravvivenza a pochi punti dai bianconeri.

La scelta dell’allenatore per uscire dal tunnel in fretta è determinante, ma la società di Martorano è costretta a fare i conti anche con i costi e il chachet. Perchè è fondamentale? Semplicemente per il fatto che la rosa è fatta e con l’attuale parco calciatori, il nuovo mister, sarà costretto ad arrivare fino alla fine della stagione con la prerogativa di salvare la categoria, altrimenti i piccoli investimenti andrebbero in fumo; e, alcuni soci, sarebbero già pronti a fare un passo indietro, non potendo aderire ad un aumento di bilancio necessario per il consolidamento e per il futuro.

Ma su cosa dovrà lavora il tecnico che arriverà sulla panchina tra le più bollenti di questa categoria? Il nostro modesto consiglio si posa sulle regole fondamentali del calcio:

1 – Dialogare con i singoli per conoscere a fondo le loro qualità tecniche individuali.
2 – Far scendere in campo una squadra composta da 15 calciatori senza cambi in corso d’opera senza senso e logica. Ovvero formare un gruppo capace di amalgamarsi e di esprimere quella che viene definità semplicità, il passaggio facile, corto, senza fare del divismo in campo.
3 – Schierare sul terreno di gioco calciatori motivati, orgogliosi di correre per la maglia, ma in modo particolare per un pubblico straordinario che merita rispetto e ha voglia di continuare ad andare allo stadio di casa e in trasferta.

4 – Esercitare allenamenti che sprigionano non solo la potenza muscolare, ma la fase dei preliminari in assenza di gravità, per aumentare l’autostima nel professionista. Insieme al nuovo staff tecnico, preparatori atleti, attuare una fase di corsa per ottenere ossigeno nell’immediato e aprire i polmoni a primavera.

5 – Avere vicino un osservatore esperto che possa relazionare ogni settimana sull’avversario da incontrare. I filmati in cd non garantiscono sempre realmente in che modo preparare il modulo per contrastare sin da subito l’ispiratore del gioco della squadra opposta.

6 – Avvicinare i tifosi, aprire i cancelli dello stadio centrale a fine di ogni partita (lo pretesi negli anni di Bisoli e mi venne concesso da Aletti) per creare un ambiente unico, per avere la possibilità che i calciatori si sentano parte della curva e gli ultras il dodicesimo calciatore in campo. Una mano sulla spalla a Butic, a De Feudis, è la migliore medicina per chi scende in campo. Un autografo a una mamma, a un papà a un figlio, è il miglior biglietto da visita.
E’ fondamentale creare questo “impianto” umano per creare un ambiente positivo che accende la passione sia in campo che sugli spalti.

7 – L’allenatore, tifo per Pierpalo Bisoli, (in molti sanno il perchè e questa volta sono di parte per un fatto di riconoscenza, ammirazione…) non si deve fare condizionare da nessun dirigente, dall’ambiente esterno, ma essere appunto un sergente di ferro, assumendosi le responsabilità del lavoro che svolge con assoluta fermezza, fino al punto tale, che il calcio riserva sempre sorprese inaspettate, che lasciano a volte ferite profonde.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Valerio Casadei

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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