A volte non sai come spiegartelo e vengono scomodati sociologi, psicologi, scienziati, politici che non vedono l’ora di mettersi in mostra e tuttologi che di qualunque cosa si parli loro sanno tutto; a volte si passano giornate a cercare di capire cosa passa nella testa della gente quando, come l’imbecille di turno, scatenano panico in chi vorrebbe godersi una serata di calcio, sperando di festeggiare una Coppa e cercando di non farsi intimidire da pazzi furiosi che invece le bombe se le caricano addosso per davvero e le fanno esplodere in qualunque luogo ci sia dell’umanità da cancellare.

Trentamila era il numero di persone confluite sabato 3 giugno in Piazza San Carlo, a Torino, per seguire la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid; un appuntamento da vivere davanti ad un maxi schermo che nell’elegante piazza torinese sembrava uno di quei televisori anni 1960, almeno per chi non sostava nelle immediate vicinanze di quel rettangolo da cui si sperava di vedere Higuain e Dybala consegnare la Coppa dalle grandi orecchie a capitan Buffon ….
Poi, proprio quando i madridisti di viola vestiti segnavano la rete del 2-1, improvviso il panico prendeva la folla che sbandava e come un’onda prendeva ad agitarsi in ogni direzione …. Una bomba …. Sparano, scappiamo …. È un atto terroristico …. Immagini e voci che non si capiva da dove erano prese, gente che correva, si rifugiava nei locali, dentro ai portoni, cadeva e veniva calpestata mentre cercava i scappare da non si sapeva cosa …..
1.527 feriti, alcuni davvero molto gravi, ed una piazza dove tra bottiglie di vetro rotte, scarpe e zaini abbandonati in fughe precipitose, una ringhiera ceduta sotto la spinta della folla impazzita, ci si chiedeva cosa fosse successo, cosa o CHI, avessero scatenato un caos difficile da ipotizzare e fermare, considerando anche i tempi in cui viviamo e che le immagini televisive ci raccontavano con l’ennesimo, quasi contemporaneo attacco (quello si, vero) a Londra.
1.527 feriti su 30.000 presenti sono tanti e pochi insieme, perché quando scoppia il panico spesso il bilancio finale è assai più malevolo di quello torinese, sempre augurandoci che tutto si risolva con la parola “feriti” e non diventi altro ….
Certo, le polemiche e le parole di accusa mentre si cerca di capire le cause, mentre si indaga, e mentre chi segue il calcio si interroga sulle contraddizioni che mai mancano; trentamila in uno stadio sono diverse da chi affolla una piazza? E un petardo che scoppia, quanta differenza fa a seconda del luogo?
In cinquantacinque anni di frequentazioni di stadi italiani e stranieri, credo mi bastino le dita delle due mani per contare le volte che non ho sentito almeno un petardo scoppiare, ma evidentemente un conto è che succeda sulle gradinate del Comunale piuttosto che di San Siro e del Dall’Ara, e cosa ben diversa è, anche per i medesimi spettatori, che il botto li colpisca in un ambiente diverso.

E davanti a quale stadio nazionale ci è capitato di NON vedere venditori abusivi e non solo loro, distribuire bottiglie di birra o altre bevande più o meno vendibili contenute nei classici vetri? Ma tutto ciò non dovrebbe essere proibito e perseguibile da chi dovrebbe controllare?
Già, DOVREBBE, ma si sa, siamo in Italia e si passa sopra a tutto, tanto cosa vuoi che succeda? E vuoi controllare trentamila persone e chi si infila in mezzo per vendere un’innocente bibita in un altrettanto innocente bottiglietta di vetro? E poi vuoi impedire a chi abita in Sicilia, in Campania o in Lombardia di festeggiare la propria squadra del cuore in una bella ed austera piazza cittadina, quando basterebbe pochissima volontà per usare uno stadio in cui ci stanno quarantamila persone controllabili molto più facilmente e che molto più comodamente potrebbero eventualmente godersi lo spettacolo?
Troppe domande? Forse, ma allo Stadium che effetto avrebbe avuto un co….ne che fa finta di essere un kamikaze e scatena un pandemonio di cui non si sentiva assolutamente il bisogno? In uno stadio, un bimbo di sette anni sarebbe finito schiacciato e ridotto in fin di vita per colpa di un botto che, ammesso ci sia davvero stato, in una piazza intasata ha creato un pandemonio?
A volte basterebbe poco, magari solo un po’ di buona volontà, per evitare di cacciarsi nei guai; a volte basterebbe poco per godersi un evento, anche se lo segui in televisione, comodamente seduto su di un divano e con la possibilità di festeggiare dopo anche per strada; a volte basterebbe che la mamma dei cretini non fosse sempre incinta; a volte basterebbe poco ….

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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