L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per non aver agito con la dovuta rapidità nel proteggere una donna e suo figlio dagli atti di violenza domestica perpetrati dal marito.

La lentezza della presa di posizione da parte del nostro Paese ha portato all’assassinio del ragazzo e al tentato omicidio della moglie. Ora, i giudici di Strasburgo si sono espressi, e la sentenza diverrà definitiva tra tre mesi se le parti non faranno ricorso.

La Corte si è pronunciata in questi termini: “Non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che in fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio”.

La condanna che pende sull’Italia riguarda la violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno riconosciuto alla ricorrente 30 mila euro per danni morali e 10 mila per le spese legali.

Questa è la prima condanna dell’Italia da parte di Strasburgo per un reato relativo al fenomeno della violenza domestica.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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