Questa mattina, il premier bangladese Sheikh Hasina ha reso omaggio alle vittime della strage del ristorante di Dacca, nello Stadio dell’esercito della capitale.

Come riportato dal Daily Star Bangladesh, nel secondo giorno di lutto nazionale per l’attacco jihadista, nel quale hanno perso la vita 20 ostaggi, sei membri del commando e due poliziotti, la premier ha deposto una corona di fiori vicino ai feretri, velati con le bandiere dell’Italia, dell’India, del Giappone, del Bangladesh e dell’America. Lo stadio è poi stato aperto al pubblico.

Intanto, l’ipotesi che il commando fosse affiliato all’Isis non convince più così tanto e si stanno analizzando con grande attenzione tutti i dettagli di questo attacco avvenuto in un bar frequentato dalla classe medio-alta della popolazione: l’Holey Artisan Bakery di Dacca.

È stato necessario assistere alla più grave strage mai avvenuta nel Paese, perché il governo – che da sempre nega infiltrazioni della rete del terrore globale in Bangladesh – esaminasse la rivendicazione dell’azione da parte dei seguaci del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi.

Così, gli investigatori hanno potuto far luce sull’identità dei terroristi. Si tratta di giovani rampolli di ricche famiglie locali arruolatisi nelle file della jihad “per moda”, secondo la versione del ministro dell’Interno. Gli autori del massacro sono “tutti istruiti, provenienti da famiglie benestanti, sono andati all’università e nessuno di loro ha mai frequentato una madrassa”, ha assicurato il politico. Di una altro avviso è il ministero degli Esteri bengalese MD Shahidul Haque che oggi, presentando all’ambasciatore d’Italia Mario Palma le condoglianze per le vittime italiane, ha sostenuto che “la gente qui è scioccata e sorpresa perché si chiede come mai dei giovani possano essersi radicalizzati così tanto”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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