GIUSEPPE CONTE

La proroga dello stato d’emergenza è pronta e con ogni probabilità sarà disposta dal governo dopo aver chiesto l’autorizzazione alle Camere. “Andremo in Parlamento a chiedere la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio” ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, comunicnado l’intenzione di posticipare di tre mesi e mezzo la scadenza attuale del 15 ottobre. Oltre a tutti gli effetti sulla vita quotidiana e ai poteri straordinari riconosciuti a esecutivo e Regioni, la proroga porta a delle conseguenze anche sul lavoro, in particolare in materia di smart working.

Proroga stato d’emergenza, gli effetti sullo smart working
Il ricorso al lavoro agile è diventato essenziale nei mesi del lockdown, ma con un’epidemia da coronavirus che non solo non accenna placarsi ma che anzi ha ricominciato la sua risalita, per aziende e lavoratori rimane uno strumento necessario. Durante i mesi di maggiore diffusione dei contagi da Covid-19 sono stati raggiunti picchi di 6-8 milioni di lavoratori “da remoto”, mentre per fine anno si stimano 4 milioni di occupati che rimarranno in smartworking.

Per il 50% dipendenti della Pubblica amministrazione attualmente è già stata prevista un prolungamento del lavoro da casa. Invece per i lavoratori del settore privato alla scadenza del 15 ottobre si chiuderebbe la procedura semplificata che consente tuttora ai datori di lavoro di decidere unilateralmente per l’adozione del lavoro agile.

In particolare è stato nel decreto rilancio, all’articolo 90, che si è prevista la possibilità da parte dei titolari di applicare la modalità di lavoro agile per ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali, fino alla fine dello stato di emergenza (allora fissata al 31 luglio 2020) e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2020.

Se non venisse prorogato lo stato d’emergenza, il 16 ottobre lo smart working tornerebbe ad essere disciplinato dalla della legge 81 del 2017 che prevede che l’azienda debba stipulare l’accordo individuale con il singolo lavoratore.

Proroga stato d’emergenza, gli effetti sullo smart working: la necessità dell’estensione
La ministra del lavoro Nunzia Catalfo ha annunciato di essere a lavoro con le parti sociali proprio per modificare questo meccanismo contenuto nella legge istitutiva del “lavoro agile” e per rimettere la decisione in capo alla contrattazione collettiva, tramite quindi accordi di livello nazionale.

“L’eventuale proroga dello stato d’emergenza e delle regole semplificate per il lavoro agile è condivisibile – ha spiegato Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro all’università La Sapienza di Roma -. Dal 16 ottobre è impensabile tornare alle vecchie regole, o introdurne di nuove, visti i numeri di contagi in aumento. Il lavoro agile semplificato, in questi mesi, ha contribuito ad evitare il diffondersi dell’epidemia, garantendo la sicurezza dei lavoratori”

Il Presidente dell‘Enpap (la Cassa previdenziale degli psicologi liberi professionisti) Felice Damiano Torricelli, alla guida di un tavolo tecnico sulla sicurezza sul lavoro richiama a proposito dello smart working ad “adeguati strumenti di formazione e di consulenza-accompagnamento sui comportamenti delle persone e del ‘management’, sulle tecnologie e anche sugli spazi di lavoro” in quanto dicono gli esperti dell’Ente risulta “è necessaria anche un’attenzione alle esigenze specifiche di cui le persone che si approcciano allo smart working sono portatrici: ‘in primis’, la necessità di conciliare davvero le esigenze lavorative con quelle personali e familiari”.

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica
Nella foto in alto il Premier Giuseppe Conte

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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