SPORT E VIRUS

Così anche le Olimpiadi hanno dovuto “inchinarsi” al Coronavirus, procrastinando di un anno l’evento più importante dello sport mondiale; decisione saggia quella di rinviare al 2021 l’appuntamento giapponese, l’unica decisione possibile e logica da prendere, perché è vero che all’organizzazione di una tale portata si lavora per anni e si profondono sforzi economici enormi, però è ancora più vero che di fronte alla salute non c’è altro valore che tenga, che conti.

D’altra parte come si poteva pensare, in questo momento, di coinvolgere milioni di persone per delle gare sportive? Viviamo da mesi in uno stato paradossale, stiamo contando migliaia di morti tutti i giorni, ci sono intere categorie di lavoratori in seria difficoltà ed altri che muoiono per svolgere il loro compito di aiuto degli ammalati, ed in mezzo a tutto ciò si può, da parte degli atleti e degli addetti ai lavori, preparare serenamente quello che è punto più alto di una carriera? E non parlo solo di chi all’Olimpiade ci va per vincere, ma anche solo di tutti coloro, ragazzi e ragazze, che hanno l’onore di esserci, di rappresentare il loro Paese.

Certo, come dicevo l’aspetto economico, il monte di denaro che tale appuntamento muove, è enorme, ma ritengo che anche sotto questo punto il rinvio di un anno sia il male minore per tutti, dagli sponsor ai cittadini giapponesi, ai tanti tifosi che avrebbero seguito le gare nel Paese del Sol levante, per tutti coloro che , in un modo o nell’altro, sono coinvolti nell’organizzazione e nello svolgimento di un’Olimpiade.

Ovviamente non di sola Olimpiade vive lo sport in generale, ma sotto questo aspetto la stragrande maggioranza degli impegni nel 2020 era già stata annullata o procrastinata; oggi nella stragrande maggioranza dei Paesi è tutto fermo e, ad esempio, si giocano solamente quattro campionati di calcio (in Bielorussia, in Nicaragua, in Tagikistan ed in Burundi, ma lì il Presidente della Repubblica ha dichiarato che il suo Paese verrà risparmiato dal virus perché “ha messo Dio al primo posto”… altro che rosario…), anche se poi in molti casi non si gioca ma si continua a litigare, magari anche più di sempre…

Per contro altri sport hanno deciso di chiudere tutto almeno sino al 30 giugno, poi si vedrà quale sarà la situazione sanitaria e se ci saranno le condizioni per riprendere gli allenamenti e l’attività agonistica; così come in molte situazioni di tornei nazionali in corso si è arrivati a deciderne la conclusione, magari senza l’assegnazione dello scudetto, come deciso dal basket italiano o come si sta decidendo nella pallavolo nazionale, al di là anche in questo caso che non si riprenderà più la stagione in corso.

Naturale che ci sia anche chi sta tentando di salvare, almeno in parte, gli appuntamenti del 202, magari rinviando o annullando le gare almeno sino a giugno, come capita in Formula 1 e nel Motomondiale, o riducendo il programma dei grandi Giri, come capita nel ciclismo; lo sport dei pedali ha sin qui visto disputare poche corse del programma europeo e, mentre si annullano o si cerca una data alternativa per le “corse Monumento”, sono ancora in corso i tentativi di salvare Giro d’Italia e Tour de France; per quanto riguarda la “corsa rosa”, appurato come sia impossibile la partenza dall’Ungheria, non sono arrivate ulteriori comunicazioni ufficiali dall’organizzazione di RCS, e tutto è fermo al comunicato del 13 marzo scorso in cui indicava il posticipo della gara ed una decisione che sarebbe arrivata non prima del 3 aprile ma che, ad oggi, è tutt’ora avvolta nel mistero.

Non meno complicata la situazione del Tour; in Francia si è corsa, un mese fa circa, la Parigi-Nizza, anche se si era già in una situazione assai precaria, ed a fronte delle indicazioni di assenza di pubblico agli arrivi di tappa, bastava seguire i medesimi in tv per accorgersi che in realtà fosse presente tantissima gente, non solo al passaggio dei corridori sul percorso di gara, ma anche proprio nelle sedi di tappa, giusto per non smentirsi!

Anche per quanto riguarda la Grande Boucle si sta cercando, con ogni sforzo possibile, di far disputare la corsa e non sono certo mancate le indiscrezioni sulle possibili soluzioni, tra cui la riduzione da tre a due settimane, mantenendo inalterati i percorsi delle varie tappe da disputare, ma al momento sono, come detto, solo discorsi, prospettive allo studio e possibilità volte a non dover annullare la corsa, anche perché gli spazi sono davvero ristretti e se la Milano-Sanremo, giusto per fare un esempio, si può correre anche la settimana successiva del Lombardia, il discorso è estremamente diverso e complicato se si parla di una corsa a tappe.

Stiamo vivendo tutti giorni duri e difficili, senza sapere quando e come finirà e quando potremo tornare ad una parvenza di normalità nella vita di tutti i giorni, ed anche lo sport non è immune da tutto ciò, al di là del denaro che produce e che gira nelle singole attività, così come non è immune dall’essere colpito da un virus che non guarda in faccia a nessuno, ricchi e poveri, belli e brutti, anche se di imbecilli ne girano ancora troppi…

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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