Affrontare il problema dell’emergenza sanitaria attraverso le vicissitudini che sta vivendo il mondo del calcio, può fornire dei dati molto indicativi. Da sempre lo sport nazionale per eccellenza, nello specifico il calcio, intorno al quale da decenni gravitano interessi che vanno ben di là da quelli meramente sportivi, rappresenta indubbiamente uno specchio del nostro Paese.

La recente ripresa dei campionati di tutte le categorie professionistiche e non, nelle scorse settimane ha suscitato diversi interrogativi in merito a temi, quali le pessime previsioni economiche e la gestione dell’ordine pubblico in ambito sicurezza, che riguardano la società nel suo complesso.

Il problema dell’accesso agli impianti sportivi, in particolare, non si esaurisce quindi a semplice interesse economico legato al mondo dello sport, ma riflette piuttosto il clima d’incertezza in cui versano le stesse Istituzioni, sul come continuare ad affrontare il “post” Covid-19. Ammesso e non concesso che si possa già parlare di post. Com’è noto, il campionato italiano 2019-2020 si è fermato alla ventiseiesima giornata, con il primo provvedimento emanato dal CONI in data 23 febbraio, riguardante le regioni maggiormente colpite dal Coronavirus.

Il comunicato fu accolto tra dubbi e scetticismo. Con la curva dei contagi ancora in ascesa, tutto si pensava ma non che la “macchina del calcio” potesse fermarsi. Inizialmente si è parlato di ripartire a “porte chiuse” ma i decreti del Governo e del Ministero dello Sport, al quale il CONI si è prontamente allineato, hanno di fatto “imposto” ai club la sospensione che, a suon di proroghe, si è protratta fino allo scorso 22 giugno.

Con l’avviso dello scorso 12 giugno il Ministero dello Sport ha disposto che gli eventi e le competizioni sportive – riconosciuti d’interesse nazionale dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni, in altre parole organizzati da organismi internazionali – sono consentiti a porte chiuse. Ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate ed Enti di Promozione Sportiva, al fine di prevenire o ridurre il rischio di diffusione del virus Covid-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano.

Con il senno del poi pare che in questo periodo, nonostante le stringenti direttive sanitarie imposte, alcuni club devono fare i conti con focolai e diversi casi positivi al Covid-19 tra giocatori e staff; il Genoa su tutti. Per ora niente abbracci in campo, poi vedremo, giorno dopo giorno, cosa ci riserverà il futuro. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui