Qualcuno ha scritto che il 2020 è stato l’anno d’avvio di una nuova era, fatta di giovani fenomeni delle due ruote; a leggere le classifiche dei grandi giri e delle classiche più importanti, la voglia è di dargli ragione, perché effettivamente si sono affacciati sulla scena ciclistica giovani che hanno fatto benissimo, stupendo per la forza dimostrata, ma bisognerà confermarsi, dato che per loro il difficile arriva adesso, quando saranno i favoriti, quelli da battere, quelli che “dovranno” fare la corsa.

Indubbio che gente come Pogacar, Van Aert, Geoghegan Hart, Hindley, Hirschi, Almeida, Ganna, Evenepoel, abbiano il futuro in mano e siano potenzialmente campioni, ma c’è da scommetterci che non dovranno guardarsi solo da Roglic ed Alaphilippe, che sono a cavallo dei trent’anni e, tra gare a tappe e classiche, diranno certamente la loro, ma anche da quei “vecchietti” per cui il 2020 è stato difficilissimo, ma non hanno nessuna voglia di alzare bandiera bianca.

La carta d’identità non è dalla parte dei Nibali, dei Froome, o di Quintana, Thamas, Dumoulin, Sagan, ma metterli da parte potrebbe rivelarsi un grandissimo errore, specie se la stagione 2021 sarà più “normale” di quella super compressa, da agosto a novembre, di quella 2020, dove solamente il Tour (e poteva essere diverso?) è stato corso senza sovrapposizione di altre importanti gare, come invece successo al Giro o, persino riducendone la durata, la Vuelta.

Conoscendo un pochino il ciclismo ci saranno probabilmente altre sorprese, e non tutte positive, perché come detto prima, un conto è correre in sordina, magari stando sulle ruote, nascondendosi il più possibile, per poi dare la zampata vincente proprio all’ultimo momento, come fatto da Pogacar al Tour, una Grande Boucle che pareva già in tasca di Roglic e della sua Jumbo, e finito invece al giovane sloveno, sul conto del quale subito dopo la vittoria, si sono scatenati, insieme ai complimenti, anche i dubbi relativi al proprio staff, il cui passato è fatto di doping e brutte storie.

Dire di un Pogacar dopato è una esagerazione, però troppo spesso abbiamo assistito a risultati frutto di sostanze proibite ben più che di fatica e talento, per cui sarà importante vedere gli sviluppi di carriera di un ragazzo giudicato un predestinato, ma esploso forse troppo presto; così come era difficile pensare che i protagonisti del Giro d’Italia uscissero da un gruppo di ragazzi ritenuti interessanti e di prospettiva, ma difficilmente già inseribili nel lotto dei favoriti.
il 2020 è andato e la speranza è che la prossima stagione possa essere più simile a ciò a cui siamo abituati, noi ma soprattutto loro, i corridori, specie quelli di maggior esperienza, perché i tempi di ripresa sono spesso fondamentali ed ancor di più quando l’età non permette recuperi repentini.

Speriamo altresì di non dover più assistere ad episodi come quelli dell’ultimo Giro d’Italia, con una protesta che poteva essere giustificata in sede di presentazione della corsa rosa, ma senza senso quando si era per strada; evidentemente però ci sono manovre subdole dietro visto che il Giro sta diventando, di anno in anno, corsa che insidia ormai il predominio francese e quindi ogni cosa diventa lecita, da porre in atto, alla faccia dei Team (in quanti erano informati prima della partenza della tappa in oggetto?) e soprattutto dei tifosi, di coloro che aspettano per ore il passaggio di quel che era ed è uno degli sport più popolari e seguiti, sotto il sole cocente come alla pioggia ed al freddo.

il 2021 dovrà dirci tante cose sullo sport delle due ruote, dei pedali e della fatica, ci aspettiamo conferme, sperando che la nostra curiosità non dipenda da un virus e meno che mai dal doping.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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