Parlare in questo mio nuovo articolo su una persona, un musicista come Sonny Rollins è veramente una situazione a dir poco rilevante, di grande entusiasmo e rispetto per questo artista, che oggi alla veneranda età di novantun anni suona ancora esprimendosi in concerti live e sessioni di registrazioni in studio, con la sua formazione è quanto sbalorditivo vederlo ancora in giro per i locali e nei festival più prestigiosi della musica jazz sparsi in varie parti del mondo.
Walter Theodore Rollins in arte Sonny nasce il 7 settembre del 1930 a New York City. Cresciuto ad Harlem, non lontano dai celebri locali, i migliori il Savoy Ballroom,  all’Apollo Theatre e a pochi passi dalla porta di casa di un’altro grande sassofonista, Coleman Hawinks.
La prima scoperta che Rollins ancora ragazzo fece dei musicisti è quella di Fats Waller  e Louis Armstrong che diventeranno i suoi primi due idoli. Iniziò a suonare il sassofono contralto,  ispirato dal grande sassofonista Louis Jordan. Sonny all’età di sedici anni, passa poi al sax tenore, cercando di emulare Hawkins. Inoltre cadde anche sotto l’incantesimo della nuova rivoluzione musicale che lo circondava, quella del Be-Bop. Iniziò a seguire poi l’altro sassofonista  Charlie Parker e presto sotto l’ala  protettrice del pianista Thelonius Monk, che divenne il suo mentore musicale e guru. Quando Rollins viveva a Sugar Hill, i suoi colleghi musicisti del vicinato includevano Jackie McLean, Kenny Drew e Art Taylor, ma fu il giovane Sonny il primo ad uscire dal branco, lavorando e registrando con i noti musicisti del periodo, tra i quali Babs Gonzales, J.J.Johnson,  Bud Powell e Miles Davis, prima di compiere i vent’anni  “Certo,  queste persone sono lì per essere chiamate perché penso di rappresentarle in un certo senso”, ha detto Rollins dei suoi colleghi e mentori. “Non sono qui ora, quindi mi sento come se stessi rappresentando tutti loro, tutti i ragazzi. Ricorda, dono uno degli ultimi ragazzi rimasti, come mi viene costantemente detto, quindi sento il sacro obbligo a volte di evocare queste persone”.
All’inizio degli anni Cinquanta,  si è affermato prima tra i musicisti, poi tra il pubblico,  come il giovane sax tenore più sfacciato e creativo della scena musicale jazzistica, attraverso il suo lavoro con i musicisti, Miles, Monk e i Modern Jazz Quartet.
Il grande trombettista Miles Davis è stato uno dei primo fan di Sonny Rollins e nella sua autobiografia ha scritto che: “Ho iniziato a frequentare Sonny Rollins e il suo pubblico di Sugar Hill Harlem… Comunque, Sonny aveva una grande reputazione tra molti musicisti più giovani di Harlem. La gente amava Sonny Rollins  ad Harlem”, quartiere di New York City “e ovunque.  Era, “ed è una leggenda, “quasi un Dio per molti dei musicisti più giovani. Alcuni pensavano che stesse suonando il sassofono al livello di Bird.
So una cosa: era vicino. Era un musicista aggressivo e innovativo che aveva sempre idee musicali fresche. Lo amavo allora come musicista  e poteva anche farsi il culo….”. Sonny si trasferì  a Chicago per alcuni anni per allontanarsi da elementi di negatività intorno alla scena della musica jazz. Riemerse alla fine del 1955 come membro del Clifford Brown- Max Roach Quintet, con una presenza ancora più autorevole. I suoi marchi di fabbrica divennero uno stile  caustico, spesso umoristico di innovazione melodica, una padronanza di tutto rispetto, dalle ballate più arcane ai Calipso, e una logica prevalente del suo modo di suonare che lo trovò acclamato come modelli di improvvisazione tematica.
Fu durante questo periodo che Sonny acquisisce un soprannome, “Newk“.
Come spiega il trombettista Miles Davis nella sua autobiografia: “Sonny era appena tornato da un concerto a Chicago.  Conosceva Bird, e a Bird piaceva molto Sonny,  o “Newk” come lo chiamavamo, perché assomigliava al lanciatore dei Brooklyn Dodgers Dan Newkcombe. Un giorno io e Sonny eravamo in un taxi…. quando il tassista bianco si voltò, guardò Sonny e disse: “Danbazione, sei Dan Newcombe! Cavolo, il ragazzo era talmente eccitatato. Ero stupito, perché non ci avevo pensato prima. Abbiamo messo quel tassista su qualcosa di terribile. Sonny ha iniziato a parlare di che tipo di lanci avrebbe fatto a Stan Musial, il grande battitore dei St. Louis Cardinals, quella sera…”. Nel 1956, Sonny iniziò a registrare la prima serie di registrazioni storiche emesse sotto il duo nome: “Valse Hot” i trousse la pratica, ormai comune di suonare il bob in 3/4 di metro; “St. Thomas” iniziò le sue esplorazioni dei Calypso; e “Blue 7” è stato salutato dal critico , scrittore, compositore e arrangiatore  Gunther Schuller, come la dimostrazione di un nuovo modo di “improvvisazione  tematica, “in cui il solista sviluppa motivi estratti dal suo tema. Way Out “St. Thomas è un brano strumentale.  È una composizione influenzata dal calypso, genere musicale che appartiene alla Cultura afro-americana delle Isole caraibiche, essa è dedicata all’isola di Saint Thomas. Si tratta del suo brano piu celebre e riconoscibile di Sonny Rollins. Anche se al musicista le viene comunemente accreditato come il compositore, il branosi basa su una canzone folk tradizionale inglese dal titolo: “The Lincolnshire Poacher “.
Comunque questa tradizionale canzone divenne una ballad, una ninna nanna delle Isole Vergini americane  e la madre di Sonny Rollins era solita cantargliela spesso quando lui era bambino, per questo, il brano possiede un caratteristico ritmo caraibico…”.
Way Out West opera discografica  del 1957, il primo album di Rollins che utilizzava un trio di sassofono, contrabbasso e batteria, offriva una soluzione alle sue difficoltà di vecchia data con i pianisti incompatibili e esemplicare la sua arguta capacità di improvvisare su materiale suonato in trio “Wagon Wheels”. “Sono un vecchio mandriano”. It Could Heppen to You, anch’essa del 1957 fu la prima di una lunga serie di registrazioni soliste non accompagnate, e The Freedom Suite del 1958, prefigurava le posizioni politiche  prese nel jazz negli Sessanta. Durante gli anni dal 1956 al 1958 Rollins è stato ampiamente considerato come il sassofonista tenore più talentuoso e innovativo del Jazz contemporaneo. In questo periodo apparvero i primi esempi di Rollins dell’esecuzione solista non accompagnata  che sarebbe  diventata una specialità; tuttavia il sassofonista perennemente insoddisfatto mise in dubbio persino il successo che la sua musica stava attirando, e tra il 1959 e la fine del ’61 si ritirò dalle esibizioni pubbliche.
Sonny ricorda di avere preso il congedo dalle scene perchè: “Stavo diventando molto famoso in quel momento e sentivo il bisogno di rispolverare vari aspetti del mio mestiere. Sentivo che stavo ottenendo troppo, troppo presto, quindi ho detto, aspetta un minuto, farò a modo mio. Non avrei lasciato che le persone mi spingessero là fuori, così potevo cadere.
Volevo mettermi in sesto, da solo. Mi esercitavo sul bridge perché all’epoca vivevo nel Lower Eeast Side”.
Quando tornò in azione alla fine del ’61, la sua prima registrazione fu  appropriatamente intitolata The Bridge. Verso la metà degli anni Sessanta, i suoi live set diventarono grandiosi assoli da maratona di flusso di coscienza in cui evocava melodie della sua conoscenza enciclopedica di canzoni popolari, inclusi passaggi sorprendenti è talvolta  visitando a malapena un tema prima di lanciarsi in abbaglianti variazioni sul successivo passaggio. Rollins era brillante, ma irrequieto. Il periodo tra il 1962 e il ’66 lo vide tornare all’azione e stringere rapporti produttivi  con altri musicisti tra I quali il chitarrista Jim Hall, il trombonista Don Cherry, il pianista Paul Bley e il suo idolo, il sassofonista Hawkins, ma divenne di nuovo insoddisfatto del mondo della musica e iniziò un’altro sabbatico, nel ’66. “Mi stavo avvicinando alla religioni orientali”, ricorda: “Sono sempre stato il mio uomo.
Ho sempre fatto, cercato di fare, quello che volevo fare per me stesso. Quindi  queste sono cose volevo fare. Volevo andare sul ponte (bridge). Volevo entrare  nella religione. Ma anche, bussiness della Musica Jazz va sempre male. Non va mai bene.
Quindi questo mi ha portato smettere di suonare in pubblico per un po’, di nuovo. Durante il secondo anno sabbatico, ho lavorato un po’ in Giappone, poi sono andato in India e ho passato molto tempo in un monastero. Sono riemerso nei primi anni Settanta e ho fatto il mio primo disco nel ’72.
Mi sono preso un po’ di tempo libero per rimettermi in sesto e penso che sia una buona cosa da fare per chiunque”.
Nel 1972, con l’incoraggiamento e il sostegno di sua moglie Lucille , che era diventata il suo Business Manager, Rollins tornò a esibirsi e registrare, firmando con la label Milestone Records  e pubblicando Next Album, lavorando all’inizio degli anni Ottanta , producendo le sue sessioni con questa label. La sua lunga collaborazione con questa etichetta  con sede a Barkley, città dello Stato della California,  producendo due dozzine di albums in varie ambientazioni, dai suoi gruppi di lavoro agli entrambe di star da, Tommy Flanagan, Jack DeJohnnette, Stanley Clarke, Tony Clarke, Tony Williams; da un recital solista alle registrazioni del tour con i Milestone Jazzstars, con due grandi musicisti, Ron Cartere McCoy Tyner, sia in studio che sul palco, nei concerti a Montreaux, San Francisco, New York City e Boston. Sonny è stato oggetto anche di un documentario della metà degli anni Ottanta, del regista Robert Mugge intitolato Saxophone Colossus; parte  della colonna sonora e disponibile con il titolo di Sonny Rollins Plays G-Man.
Ei ha vinto il suo primo affermato premio importante, il Grammy Awards per il lavoro discografico This is What I Do, pubblicato nel 2000. Il secondo premio per Without a Song (The 9/11 Concert) dell’anno 2004, nella categoria Best Jazz Instrumental solo con il brano Why Was I Born. Inoltre il musicista americano ha ricevuto il premio alla carriera dalla National Academy of Recording Arts and sciences nell’anno 2004.
Nel giugno dell’anno 2006 un’altro premio lo riguarda, viene inserito nell’Accademy of Archivement e si  è esibito da solista all’International Archivement Summit of Los Angeles in California.
Questo evento è stato ospitato da due illustri personaggi del mondo del cinema George Lucas e Steven Spilberg e ha visto la partecipazione di leader mondiali e personalità illustri delle arti e delle scienze.

Rollins è stato insignito inoltre del premio la Croce d’onore austriaca per la scienza e l’arte, di prima classe, nel novembre del 2009 il premio e uno dei più alti riconoscimenti austriaci, assegnato a figure internazionali di spicco per i risultati illustri che varie personalità del mondo dell’arte che siano musicisti, pittori, scultori, attori o ballerini ricevono riconoscimento dallo Stato austriaco. Gli unici altri artisti americani che hanno ricevuto questo riconoscimento sono, l’attore e cantante l’italo-americano Frank Sinatra e la soprano lirica Jessye Norman.

Nell’anno 2010 alla vigilia del suo 80° compleanno,  Sonny Rollins è diventato uno dei 229 leader nel campo delle scienze sociali, delle scienze umanistiche, delle arti, degli affari e delle relazioni pubbliche che sono stati eletti membri dell’America Academy of Arts and Sciences. Centro per la ricerca politica indipendente,  l’accademia e tra le società onorarie più antiche e prestigiose della nazione ha celebrato quest’anno il 241° anniversario della sua fondazione, l’Accademia nasce nel 1779.
Nell’agosto del 2010 inoltre Sonny Rollins e stato nominato Edwards McDowell Medalist, il primo compositore jazz ad essere così onorato.
La medaglia viene assegnata ogni anno dal 1960 a una personalità  che ha dato un contributo eccezionale nel proprio campo, in questo caso Rollins è stato premiato dall’ex presidente degli Stati Uniti, Barak Obama sull’arte musicale jazzistica. In questo periodo per il musicista Sonny Rollins  vengono riconosciuti i premi più importanti a livello internazionale per la sua professione di musicista, ma anche nel suo stato gli  Stati Uniti. Il 2 marzo del 2011 sempre ex Presidente  Barak Obama in un’intervista in una cerimonia alla Casa Bianca ha ricevuto la Medal of Arts.un’altro ambito e importante premio che Sonny Rollins ha avuto, egli è  la più alta onorificenza nazionale americana per l’eccellenza artistica, “a nome degli dei della nostra musica”.
Dal 2006, Rollins pubblica la sua musica, le sue composizioni con una sua label, la Doxy Records, il primo lavoro discografico fu Doxy Sonny, prima registrazione  in studio di Rollins dal “Questo e quello che faccio”.
Segui’ l’aclamato dell’anno 2008 Road Shows, Vol.1, il primo di una serie pianificata di registrazioni dagli archivi audio di Rollins. La seconda opera discografica Rollins  la pubblica nel 2011 con il titolo, Road Shows Vol. 2. Oltre al materiale musicale registrato a Sapporo  e Tokyo, in Giappone, durante un tour dell’ottobre del 2010, la registrazione contiene brani del concerto del concerto per 80° Compleanno dell’artista americano, svoltosi nel settembre 2010 a New York City, incluso lo storico ed elettrizzante incontro con un’altro grande  sassofonista, Ornette Coleman.
Il 3 dicembre del 2011 inoltre Sonny Rollins è  stato uno dei cinque vincitori del Kennedy Center, insieme all’attrice Meril Strep, alla cantante  Barbara Cook, al cantante Neil Diamond e al violoncellista Yo-Yo Ma. In questa occasione Rollins ha detto del premio onorifico ricevuto: “Apprezzo profondamente questo grande onore. Onorandomi, il jazz, la musica classica americana. Per questo vi dono molto grato”.
Il sassofonista americano prosegue a produrre opere discografiche, e veramente prolifico e pensare che si sta avvicinando ai novant’anni con ancora una mente lucida e piena di spiritualità, pubblica Holding the Stage: Road Shows Vol.3, concerti registrati tra il 2011 e il 2012 in varie parti del mondo, a Sitama in Giappone; Tolosa, Marsiglia e Marsic in Francia w a St. Louis,  nello Stato del Missouri  negli Stati Uniti. Una celebre sua composizione dal titolo, “Patanjali” di recente andata, registrazione discografica.
Inoltre Rollins nel 2016 continua la sua produzzione con l’opera discografica Holding the Stage: Road Shows vol. 4, incisa dalla sua label Doxy/Okeh/Sony e distribuita dalla Sony Music. Le sette tracce di quest’album abbracciano circa trentatré anni di attività musicale (dal 1979 al 2012) e includono un midley di ventitré minuti di un inedito e di un concerto di un,sua esibizione a Boston Stati Uniti, del 15 settembre del 2001, la maggior parte delle quali sono state immortalate nell’ultimo long playing Milestone Records  Without a Song. Le produzioni di susseguono e nel 2017  per il sassofonista americano lo Shomberg Center di New York City ha acquistato l’archivio completo e personale di Rollins.
Nel compleanno dei novant’anni di Sonny Rollins il Magazine italiano Musica Jazz, con l’intervista Carlo Pagnotta del 7 settembre del 2020, a cura di Alceste Ayroldi le le attribuito un omaggio:
“Oggi Sonny Rollins, uno dei più importanti jazzisti della storia compie novant’anni,  Carlo Pagnotta, patron di Umbria Jazz, può vantare un’amicizia più che quarantennale col sassofonista: Un legame che va ben oltre il semplice rapporto tra organizzatore di concerti e musicista.
Quindi proprio a lui, che in oltisdime occasioni ha portato Rollins sul Palcoscenico di Perugia, di raccontarci le vicende italiane – aneddoti  compresi – dell’immenso maestro del sassofono”.
“… La prima volta, si non ricordo male, fu alla fine degli anni Settanta. In seguito,  nell’ottobre 1981, Sonny  tenne un concerto per la stagione  del Jazz Club Perugia  al Teatro Turrino. Poi, più avanti, quando riprendemmo i concerti di Umbria Jazz, scoprii che sua moglie Lucille – che era anche la sua manager: insomma, lo gestiva anche dal punto divinità  artistico, però non ufficialmente – non voleva più venire a Perugia  perché  di erano trovati malissimo. Il Fatto, però, e che lei faceva riferimento a un’altra città: aveva preso lucciole per lanterne. E lo scoprì quasi per caso.
Non riuscivo a darmi ragione del fatto che Rollins non venisse più in Umbria, nonostante i miei inviti rivolti al suo manager ufficiale Ted Kurland: “Sonny non vuole  venire, c’è l’ha con Perugia!”, continuava  a ripartire lui.
Così, una volta che mi trovavo a Philadelphia e scoprì che Sonny avrebbe suonato in città, decisi di approfittarne. Al termine del concerto andai a salutarlo in camerino, e gli chiesi i motivi del suo astio nei confronti della nostra città. Lui mi rispose che Lucille gli aveva ricordato come fosse stato indisciplinato il pubblico di Perugia.
Ovviamente ci rimasi di sasso, perché durante il suo concerto non era accaduto nulla di particolarmente spigoloso. Invece Lucille insisteva nel sostenere la sua tesi , perché anche lei era presente. Allora le ricordai che la sera al concerto perugino lei non era venuta al teatro Morlacchi ma aveva preferito rimanere in hotel; anzi, qualcheduno dopo , aveva telefonato in teatro per farsi venire a prendere, ma il concerto era già terminato e Sonny stava già rientrando in albergo. Lucille trasali’ e finalmente si ricordò tutto, compreso il fatto che le avevo inviato dei fiori: aveva come dire, condizionato Sonny con un suo ricordo non vero, perché il pubblico non era quello di Perugia ma un’altra località. Così dall’anno successivo  appena gli fu possibile, Sonny  tornò a Perugia fino a quando è stato in salute, ovvero prima che gli fosse diagnosticato enfisema polmonare, è  sempre stato con noi. Vorrei ricordare che la custodia del suo sassofono reca ancora l’adesivo del Jazz Club Perugia, perché a Umbria Jazz ancora non facevamo gli stickers…”
“Tant’è è vero che Sonny Rollins ha rappresentato un appuntamento importante e fisso di Umbria Jazz fino a qualche anno fa”.
“Si, ripeto, fino a quando è stato in salute, prima che scoprisse di soffrire di enfisema, e sempre venuto da noi. Quando fu ospite dell’edizione del 2012, avevamo già programmato un suo nuovo concerto per il 2013, e avevamo pensato a due ospiti. Infatti sapevo che in quello stesso 2012 Sonny,  negli Stati Uniti aveva ospitato sul palco Roy Hargrove, pertanto gli proposi di fare altrettanto con degli ospiti italiani, ovvero Enrico Rava e Paolo Fresu. Fu una proposta che lui accettò di buon grado…”.
Dal 2013 Sonny Rollins non si è più esibito in concerti live davanti al suo pubblico, il motivo gli è stato riscontrato un enfisema polmonare, ad oggi il musicista è ancora vivo e ha novantunnanni e vive a New York City,  la sua città natale.
A cura di Alessandro Poletti – Foto Repertorio
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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