Già, proprio vero!
123 anni fa, il 15 febbraio 1898, nacque un signore, il signore della comicità napoletana.
Il Principe della risata.
Perchè Signori si nasce!

Un verso della sua poesia più famosa, A livella, recita: “A morte ‘o ssaje ched’e? E’ una livella”.
Siamo tutti uguali dopo la morte, insomma, ma alla fine per lui non ha funzionato.

Principe era, e principe è rimasto.
Perchè signori si nasce e lui lo nacque!.


STREET ART PIGNETO MURALE MURALES TOTO’

Antonio de Curtis è rimasto nel mito, nei nostri sorrisi. Nelle sue impareggiabili battute, nella sua sana comicità: è stato una sorta di Charlot all’italiana, personaggio sorridente e triste, nostalgico e fragile. Non è certamente una questione di numeri: eppure 97 film nell’arco di trent’anni, per una media di tre all’anno, con 42 registi diversi, e oltre 40 spettacoli tra commedie e pece di avanspettacolo.

E’ stato anche drammaturgo, autore di poesie e di canzoni tra cui è doveroso nominare “A Livella, e Malafemmina”.
Un linguaggio rivoluzionario nell’Italia del dopoguerra, in cui il cinema si apriva al dialetto, e la voce di Totò incarnava la “rivoluzione del linguaggio”, con varie forme di bilinguismo.
Non nascose mai di provenire da una famiglia di morti di fame, ma una volta diventato famoso Totò, è riuscito ad entrare nella cultura popolare di intere generazioni di italiani, seguito poi da Alberto Sordi e Massimo Troisi.

Umberto Eco espresse l’importanza di Totò nella cultura italiana con queste parole: “In questo universo globalizzato in cui pare che ormai tutti vedono gli stessi film e mangino lo stesso cibo, esistono ancora fratture abissali incolmabili tra cultura e cultura.

Come faranno mai a intendersi due popoli, di cui uno ignoraToto?”
Io ricordo di aver visitato nel giugno del 2017, a Napoli, in occasione del cinquantenario della scomparsa del grande Totò, una mostra, titolata TOTO’ GENIO, curata da Alessandro Nicosia.
Proprio in virtù del forte legame che univa Totò a Napoli, quella mostra mi apparve come la forma più sublime per unire un personaggio al suo territorio.

Tre i luoghi prescelti per mettere insieme i tanti tasselli di un grande mosaico che rappresentava la sua arte: Il Museo Civico di Castel Nuovo (Maschio Angioino) Palazzo Reale e il convento di San Domenico Maggiore.
Totò Genio è una mostra che ha percorso in, modo sublime, attraverso centinaia di documenti, tra fotografie, filmati, costumi di scena, locandine di film, interviste, disegni, riviste e giornali d’epoca, spezzoni cinematografici e televisivi, manoscritti personali, lettere, cimeli e materiale inedito, la vita, l’arte e la grandezza del Principe.

A colpirmi, nella Cappella Palatina del Museo Civico di Castel Nuovo, un particolare, il ricordo del rapporto tra Totò e i grandi della cultura del Novecento, le interviste a personaggi della cultura e dello spettacolo, tra i quali Dario Fo’, Roberto Benigni, Andrea Camilleri, Mina, Fiorello, i disegni di Fellini dedicati, e ancora quelli realizzati negli anni ’50 da Ettore Scola per la rivista storica Mar’cAurelio, e gli oltre trenta schizzi di Pasolini per La Terra vista dalla luna, episodio del film Le Streghe (1967), da lui interpretato.

E poi i disegni dei fumettisti come Crepax, Pratt, Manara, Onorato e Pazienza, oltre ai lavori di giovani artisti ispirati dalla sua figura.
Mi è rimasta nel cuore, e spesso mi sovviene questa sua frase, che in una sezione della mostra era in bella vista e recitava: NESSUNO MI RICORDERA’, la frase con cui, pochi giorni prima della sua scomparsa, Totò chiuse un’intervista.

E noi invece siamo ancora qui, a celebrare il grande uomo, come se ancora potessimo aprire quel ”baule di scena” che Totò portava sempre con sè, nei teatri e nei set cinematografici, attualmente custodito dal figlio Federico, e le sue poesie inedite, che mettono in luce il Totò più intimo, quello vero, quello più lontano dai riflettori, dalla “smorfia”, e dall’immagine di Principe della risata.
Già, quel Signore li’, TOTO’, di cui non ci dimenticheremo mai!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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