Pina Maisano Grassi aveva una forza fuori dal comune, uno di quegli animi che sembrano in grado di affrontare tutto, senza spezzarsi mai. Alla fine, purtroppo, la morte ha bussato anche alla sua porta, e la vedova di Libero Grassi si è spenta all’ospedale Villa Sofia dopo aver avuto un malore, vegliata fino all’ultimo dai suoi due figli, Davide e Alice.

Con lei se ne va una delle figure più emblematiche della battaglia contro il pizzo e le mafie. Laureata in architettura, fino all’ultimo impegnata nelle battaglie civili, aveva 87 anni.

Nel 1956 aveva sposato l’imprenditore Libero Grassi che all’inizio degli anni Novanta era stato minacciato da un esattore della mafia. Grassi aveva denunciato il tentativo di estorsione e poi aveva scritto una pubblica lettera all’emissario, per dirgli che non avrebbe mai pagato il pizzo.

La ribellione dell’imprenditore ebbe una fortissima risonanza mediatica, ma la lotta di Libero Grassi si concluse nel peggiore dei modi e il 31 agosto 1991 venne ucciso.

La sua rivolta fu portata avanti dalla moglie Pina, che nel 1992 fu anche eletta senatrice nelle liste dei Verdi. Donna impegnata su mille fronti, la vedova di Grassi si adoperò anche per la promozione di associazioni antiracket e per la diffusione di una rivolta sociale contro la mafia del pizzo.

Nel 2015 partecipò a molte iniziative e incontri soprattutto nelle scuole. Nonostante l’età e qualche acciacco fisico, ha sempre presenziato a tutte le commemorazione del marito in via Alfieri, dove alle 7:30 di ogni 31 agosto, nell’ora esatta dell’omicidio, si riuniva con i figli, le autorità e i cittadini.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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