Sono in corso nuovi sopralluoghi nei boschi di Caronia in provincia di Messina, per cercare altri resti del piccolo Gioele, il bambino di 4 anni trovato senza vita lo scorso 19 agosto da un volontario della zona, un carabiniere in pensione buon conoscitore dei Nebrodi.

Per aiutare la Polizia scientifica, i vigili del fuoco – come deciso dal Procuratore di Patti Angelo Vittorio Cavallo – hanno disboscato alcune zone piene di vegetazione. Ieri intanto è iniziata l’autopsia sui resti del piccolo, ma si è ancora troppo lontani dai dati che possono consentire a una ricostruzione affidabile: secondo i medici legali è molto difficile operare su quel corpicino, troppo compromessi sono i resti, dilaniati oltretutto dagli animali selvatici del luogo.

Sempre ieri, dall’analisi effettuata dalla Polizia scientifica di Palermo sull’auto della dj torinese, ha ripreso corpo l’ipotesi – nonostante la testimonianza contraria dei due turisti settentrionali – che Gioele possa essere morto a seguito del tamponamento avvenuto tra la loro vettura e un furgone lungo l’autostrada Messina-Palermo, la mattina del 3 agosto scorso in cui Viviana si è allontanata dal paesino di Venetico insieme al figlio.

I medici legali avrebbero trovato macchie o coagulo di sangue all’interno del cranio del piccolo che potrebbe condurre proprio alla pista dell’incidente e cioè quella in cui Gioele sia morto a seguito dell’impatto automobilistico avvenuto sotto il tunnel dell’autostrada e che poi – gravemente provata dall’accaduto – la madre Viviana abbia deciso di salire sul traliccio per farla finita.

Un’ipotesi che contrasta in parte con la testimonianza dell’automobilista che aveva visto il piccolo Gioele in braccio alla madre, vigile e con gli occhi aperti, prima che i due si allontanassero dall’auto. Il bimbo, infatti, secondo gli investigatori potrebbe aver riportato un trauma interno per un urto contro una superficie non dura ed essere morto dopo in esito alle ferite riportate. Dalle indagini, inoltre, è emerso che il bimbo viaggiava sul sedile posteriore libero, senza cintura e senza seggiolino: l’urto potrebbe dunque averlo sbalzato in avanti con violenza.

Il padre di Gioele Daniele Mondello, attraverso uno dei suoi legali di famiglia, punta ancora il dito sull’organizzazione delle ricerche e il ritardo con cui si è arrivati al ritrovamento del corpo del figlio e anche di quello della madre che, secondo le immagini fornite da un drone utilizzato per le ricerche, risultava ben evidente ai piedi del traliccio già la mattina del 4 agosto alle 10.15, il giorno dopo la scomparsa.

Impossibile trovare tracce di impronte digitali sul traliccio a causa del materiale metallico di cui è composto.

“Il miasma è ancora presente nell’aria. Mi chiedo come sia possibile che nessuno, non solo di coloro che si sono adoperati per le ricerche, ma anche degli abitanti del luogo, non abbia percepito questo cattivo odore. Eppure è una zona con una certa densità abitativa”. “Quando ci hanno detto ‘impieghiamo i droni’ abbiamo immaginato che stessero operando con una ricerca attiva in tempo reale e non, dopo due settimane, al fine di apprezzare un evento già compiuto”, ha detto l’avvocato Claudio Mondello, cugino e legale di Daniele Mondello

Ci vorranno comunque ancora molti giorni ‘almeno 90’ – dice la Procura di Patti – per entrare in possesso di altre informazioni e soprattutto quelle degli esami istologici sulle autopsie.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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