Dopo la puntuale ed attenta analisi del nostro Vice Direttore, Ugo Vandelli, sulla lotta Scudetto tra la super favorita Juventus e l’ancora speranzosa Inter, cos’altro resta da decidere in questa disgraziatissima stagione?

Per Champions ed UEFA, in ballo ci sono le posizioni, per altro molto meno importanti se, come pare, si inizierà direttamente dai Gironi, saltando per le formazioni dei campionati più importanti quegli spareggi che spesso sono stati deludenti per le nostre formazioni; diverso è invece il discorso salvezza, dove le formazioni in ballo sono più d’una e non sono escluse clamorose sorprese.

Con otto punti di vantaggio e quattro partite da disputare, la Juve parrebbe in una botte di ferro, specie considerando che è come parlare di Atene e Sparta, e se una non ride, non è che l’altra stia così tanto meglio; quindi nonostante i bianconeri paiano altalenanti come non mai ci vorrebbe un miracolo per vedere lo Scudetto sulle maglie interiste.

Non so cosa succeda in casa bianconera, vedo e leggo di critiche e lodi quasi sempre esagerate, in un senso e nell’altro, mentre quello che mi pare mai visto è il famoso “gioco” sarriano e forse è proprio questo il problema, ovvero aver chiamato a dirigere un gruppo di campioni un allenatore senza pedigree, o forse troppo convinto delle sue idee, difficili da imporre a gente che ha vinto quasi tutto quello che c’era da vincere.

Personalmente Sarri non mi piace, avrà pure vinto dei campionati, ma tolta l’UEFA con il miliardario Chelsea, il resto cos’è stato? Bel gioco a Napoli? Si, ma in bacheca cosa c’è finito? Davvero alla Juve serve un allenatore così, uno così “presuntuoso” da voler imporre il modo di giocare a CR7?

Su, se un allenatore conta mediamente ed in positivo, il 15/20%, con la rosa della Juve serve un presunto professore o uno che senza tante seghe mentali mandi in campo undici campioni e li lasci giocare come vogliono, che tanto vincono, divertendosi certamente di più?

All’Inter Conte sfaterà il mito di allenatore che vince al primo colpo, ma prima o poi arriva il momento in cui le cose cambiano e poi, in nerazzurro non è così difficile far saltare i miti e le abitudini, quelle positive più che mai; essere lì, ad un passo dalla prima è comunque qualcosa che in questa parte di Milano si erano scordati come fosse e si potrebbe anche dire che, per il futuro, si parte da una base ben diversa dalle stagioni precedenti.

Il resto è il “fenomeno” Dea ed una Lazio che avrebbe fatto meglio a “spingere” per chiudere la stagione a marzo, ma l’uva sembrava a portata di mano e si è andati oltre le possibilità di una rosa non troppo ampia e che si è sgonfiata non appena ci si è dovuti concentrare con partite in tempi ristretti e qualche giocatore fondamentale piuttosto spompato.

Con il Napoli vincitore della Coppa Italia e quindi qualificato, a giocarsi l’Europa poteva esserci anche il Sassuolo, ma la sconfitta interna con il Milan ha chiuso ai neroverdi ogni possibilità e dato invece ai rossoneri la certezza del ritorno in UEFA; qui il discorso sarebbe anche ampio e da approfondire, perché sembra strano che formazioni date per in formissima, si fermino quando l’avversario è “di peso”, ma queste cose sono sempre successe e farsi la domanda se in Europa sia meglio vada il Milan o il Sassuolo è some chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina…

E per la retrocessione? Con la Spal ormai matematicamente retrocessa, Lecce-Brescia potrebbe decretare la caduta anche delle rondinelle, rilanciando i pugliesi, che attendono altresì il risultato del derby genovese, quello di Udinese-Juve e Torino-Hellas Verona, con le zebrette friulane ed i granata un po’ distanti ma non ancora fuori dai giochi pericolosi.

Certo, Lecce e Genoa sono le principali candidate alla retrocessione e vincere le ultime quattro partite potrebbe anche non bastare, ma giunti a questo punto tanto vale provarci, per cambiare la stagione ma soprattutto il futuro.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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